domenica 21 settembre 2014

È abbastanza!



Finirà mai il male?Per gli occhi miei forse a breve dopo finale suo accanimento. E io pensato ho sempre al dio come a colui che trionferà su ogni male e che gli uomini buoni ne potessero anticipare il trionfo partecipando alla sua pietà verso tutti e tutto di quaggiù. Ma ho anche pensato che l’esistenza del male eccessiva, ingiusta, oscura, imprevedibile, contraddica che il dio buono ci sia, inoperoso rimasto da sempre di fronte a tanto scempio, e che non abiti oltre la speranza che lo mantiene nei nostri cuori che battono in quest’inferno. L’inferno metafisico negherebbe anzi il suo trionfo finale, quello che i buoni illustrano e anticipano con la loro vita attiva per il bene, lottando le tante forme che può prendere la fragilità e la follia umane nella miseria di quelli che il male afferri. Perché? Esso, aperto per la giustizia del dio, lo lascerebbe vivere senza fine, tronfio delle malefatte sue, se ingoiasse i reprobi apparentemente irriducibili. Sicché l’unica vendetta possibile per il buon dio, umiliato quando chi lo serve lo è, dovrà essere il perdono! Perché se la punizione fosse eterna, patita dai reprobi, oltre a restar contraddetta la possibilità di vittoria finale, sarebbe impossibile credere coesistente la gioia del dio buono con gli eletti suoi, sebbene in un luogo a parte oltre e lontano, come anche ora si pensa accada. L’unico dolore per i cattivi, ma immenso, sarà quello di pentirsi e chiedere, ansiosi temendo il rifiuto, il perdono ad ogni offeso! È così, ché il dio ama e apprezza ogni singolo uomo, anche chi tradisce le aspettative sue. E lo riguadagna, perdonandolo, all’amor suo! Ma quelli che diciamo eletti come lo saranno e da che? Dal marciume, dal fango di qui, quello che aumentano i cattivi? E non è già così, ché noi tutti qui siamo, mediocri e buoni, tra i cattivi e lui apparentemente lontano con già chissà chi di noi già suo? Sì, con quale criterio saremo scelti se benedetti e altri no? Lo saremo tutti invece proprio attraverso il perdono, ché di tutti la vita è manchevole moralmente! Perché il perdono, se è tale, cioè superamento e cancellazione di ogni peccaminoso accaduto, non può essere limitato e se scelta operasse non sarebbe esso contraddittorio? La capacità di comprenderlo, come frutto della bontà divina, deve essere ridonata a tutti! Noi che siamo i più di qui, certo non siamo i buoni, ma vorremmo esserlo, e star qui esposti all’incontro col male rende eroica questa aspirazione, la fa santa e santificante. Ché al termine di ogni giornata ci farà chiedere, Abbiamo imitato il dio nelle sante aspettative, abbiamo saputo perdonare, abbiamo amato? Ma tutto ostacola, contrasta la fede ritrovata, proprio a ogni passo! Dicono certi saccenti, e io ero tra essi, il dio non c’è, non può essere, è del cuore buono illusione! Allora se così, occorre appellarsi alla propria coscienza in ogni decisione, aggiungono. Ma, io chiedo, come s’è formata la buona coscienza? L’essere stati nella prima vita con persone buone ha mitigato le tendenze istintive a star per sé a pensare e provvedere a se stessi, proponendoci modelli affascinanti di bene, ardui forse, ma proposti come realizzabili nel vivere insieme, nello scambio fruttuoso che così si realizza. Questi primi buoni incontrati, per me la madre, il padre e il fratello amati, ci hanno educati perciò alla vita associata con l’esempio loro anzitutto, ma anche con le loro favole, quella che tutti desiderino ricevere il bene per ridonarlo aumentato e anche quella che il dio ci sia e ci attenda, e che intanto occorra vivere questa vita tra e per gli altri per meritarne l’affettuosa attenzione. Solo così egli ci guiderà e assisterà, prevederà ciò che nuocerci possa e provvederà che s’attenui il danno o lo si eviti del tutto. Io fin da piccolo ho avvertito altrimenti, il male prestissimo mi ha preso il fratello e io per la vita tutta ho cercato invano chi potesse esserne vicario, ché assai buono è rimasto nei miei ricordi indelebili! Sì, se fede si ottiene è perché si è sofferto! Sì, occorrerà sia sofferta per ottenerla, non solo nonostante le continue amarezze e i dolori della vita a ogni passo, ma anche gli intralci che gli egoisti tutti frappongono, affinché non filtri e ci raggiunga dal buon dio per quest’aria tutta peccaminosa in questo mondo, ma anche nonostante le favole dei pochi buoni della nostra vita! Ed io di questi non rimpiango le loro considerazioni ingenue, ma la loro presenza, che mi faceva sopportare la mia vita già allora di tante delusioni e dolori. E sono stato lasciato solo! Via i volti cari, tutti presi dal male! Ora la mia vita che è? Speranza? Sì anche e di che? Di pace! E, vecchio, sono come bambino, ricredo alle favole. Starò ancora con le persone care e continuerò l’amore interrotto e le parole sue ridirò attese! E della mia piccola donna ancora e sempre il sorriso sarà per me solo! E così addormentarmi posso. Ecco è già domani qui, un altro giorno per il bene comandato, un'altra occasione di speranza. E rivedrò i pochi amici, godrò delle loro e mie facezie o ascolterò i loro crucci e ne darò consiglio, anche se il mio sapere medico si fa sempre più carente. Tutto qui il bene che posso? Il poco dare, il ricevere di più? Ma vi supplisce la compassione e la disponibilità per tutti, quella stessa che la donna mia ha per me. E tutti avvicino con tatto e rispetto, e le donne alla mia passeggiata lusingo un po’ e forse quelle che incontro anche attendono che debba, sì, io, ormai un vecchio signore che si sforza di essere gentile con tutti e a tutti sorride e saluta tutti. E’ poco, è molto? Vivo ancora e ricordo le parole di mio padre, che aveva per gli anziani tutti il massimo rispetto. E io chiedevo, Ma che hanno fatto di meritorio? E lui candido, Hanno vissuto! E pur io! Ho fatto le mie scelte e i miei errori sono stati tanti! Ho fatto male di sicuro a qualcuno, anzi di una ho distrutto i sogni, anche sono stato offeso, messo da parte e deriso, odiato perfino. Ne chiedo perdono a tutti. Sì, del bene omesso e del male provocato! Ma anche sono stato amato molto per il poco donato, me lo ricorda ogni giorno la donna mia, quanto e come! Sì, ho vissuto. Questo è l’unico mio merito e possa il dio della favola della mia vita tenerne conto nel suo giudizio clemente. Ma che ha fatto? Gli chiederanno i suoi. E lui, ha solo vissuto, è abbastanza!

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