venerdì 5 settembre 2014

Eccessivo è il male!



Perché questo male, che il dio stesso permette, non si limita alla funzione sua, la sofferenza, anche dura, che prepari e faccia degni della richiesta del perdono reciproco tra l'offensore e l'offeso, affinché di tutti il destino sia l'amore? Invece è eccessivo il male permesso, i bambini perfino tormenta o porta via con sé! Questi proprio tra gli affetti più cari sono, e così è umano pensare che posto peggiore non ci sia, sì, è qui l'inferno, tanto ingiusto, l'altro è forse solo mitico! Ma pure i sentimenti talora, e le parole di questi perfino. Sì, essi si impigliano tra i tanti rovi, ostacoli o impedimenti, chiacchiere o malignità di invidia, tutti bagatelle di vita qui, e se anche non ne muoiono soffocati, se ne liberano a stento. E nessuna orma rimane sul passeggiato sentiero, sulla sua polvere, perché nuovi non senso vi vuol scrivere il vento, ma soli non si resta a percorrerlo, lo continuiamo in due, con più incertezza, meno fiducia, ma ancora la mano nella mano, ché non muore così l'amore, ma ne resta scosso! E io guardo questa mia donna, buona nonostante, e ora il vento tra i capelli suoi li agita a farmi incanto, e oblio di star qui tra tanto strazio! E l'anima mia respira di lei e s'allarga ascoltando le parole sue! Sono esse di un sogno comune, proprio qui, ché ella del dopo fiducia non ha ancora. Ma io risposta desidero e da lei, ed ella, suo malgrado, la dà. E quale? Perché è eccessivo il male? Le chiedo. Pensa ella al male come a un pozzo buio che, aperto, ingoia tutto e, ottuso, è immemore della funzione sua, che quelli come me pensano che affidata ad esso sia stata dal dio! E dice, Presto non più pensieri buoni, confusi ricordi forse, che spegnersi vogliono del tutto, non più i colori nel suo buio, quelli che pur sciorina questa natura nella luce, non più la libertà dell'amore! Tutto diventa superficiale nella provvisorietà sua e si sbriciola come sia inconsistente, e solo come polvere si fa al vento ottuso, che qui turbine ne fa, e la gioia più non gonfia le nostre vele nel mare immane della vita e corre il tempo nostro forse solo verso il nulla... Ecco il dio proprio qui ci ha messo e della sua bestia ingorda, facile preda si diventa! Sì, a lei osservo, tutti, i piccoli nostri anche, e talvolta li perdiamo impotenti, e io fin da piccolo ne ho toccato l'orrore! E il dio come può salvarci? Le chiedo. E lei, Non può da solo, se l'uomo più a lui non pensa, ecco lui stesso è da salvare dal nulla, ha bisogno di noi, ché egli stesso pasto non diventi della evocata sua, la famelica! Sta egli nel cuore di chi tenta di conservarsi buono, ma presto il dolore, quello duro e ottuso, vi scaccia che o chi l'occupa! E da dov'è venuta fuori l'ingordigia di tal bestia? Chi questo suo aspetto ignorar vuole, l'eccessività, ecco, qui è uno che guarda e non vede, e sente, eppure non ascolta! E come muto e cieco diventa ed evoca la morte che lo sorprenderà forse improvvisa, per portarlo nel suo nulla. Poco importa a chi così muore che pur gli sopravviva questo mondo, e nel posto che lascia, la danza, di finta o esaltata felicità, frenetica da stordirsene, continui. Chi rimane a bearsi delle illusioni che gli altri gli alimentano a sostegno delle proprie, il nulla prenderà prima o poi, come sta impadronendosi, ora lo scopre, del cuore suo, luogo del suo fatuo sentire fatui valori, poca la vita vero vissuta, nulla attendersi deve! E le rispondo, Allora l'anima di chi buono vuol conservarsi pronta deve essere a tutte le ore, attenta, aperta alla preghiera, ché il nulla non si riprenda tutto e il più indifeso e precario, il dio in noi! Sì, mi osserva, queste povere illusioni d'uomini, che pregano un chi di cui non hanno certezza, questi nostri poveri amori che iniziamo qui nella fiducia che lui li guardi dalla benevolenza sua, pur servono e a lui stesso, ché rimanga almeno nel cuore di chi resta buono nonostante, è suo bisogno primario, è l'ultimo suo rifugio, il cuore umano! Ed io, Non saranno essi allora più del nulla di che fa minaccia la bestia, se tanto compito assolvono? Insomma se tutto è immerso nel male perché tentiamo di realizzare un piccolo, o un grande bene, o appena un amore almeno? E insipienti ci chiediamo, Se, così agendo, non è proprio tutto buio e apparenza c'è di luce, anche di soli effimeri raggi, vengono pur'essi dal nulla e vi ritornano, spenti gli occhi di chi ne è qui avido? Se ogni valore spirituale agonizza penosamente in noi, forse assai meglio è che muoia, penseremmo se vinti dall'ignavia. Invece ci scuotiamo da simili pensieri e vivere vogliamo attivamente e non da pavidi sonnacchiosi brontoloni e sosteniamo le ragioni del bene, arriviamo qui perfino ad amarci! E mi rispondi, Sì, amiamo perfino il più improbabile tra noi, la fonte che crediamo del bene, il dio nel cuore, ché la presenza sua conforta! E io, Ma è appunto la fede che lui stia anche altrove, in un suo luogo, che esalta il po' della gioia che ciascun giorno concede! Ma tu ti limiti alla presenza del dio nei buoni, credi illusione il crederlo anche altrove! E stiamo qui intanto tra cose, cose, cose! E da dove queste concretezze, dal nulla? Assurdo! Non è piuttosto il nulla una semplificazione, e che possa stare ad attenderci un'illusione, pur sostenuta da ragionevolezza? E pensare che ci svegliamo in ciò che c'è da sempre e un disegno suo persegue, evolvendosi, non importa il disagio di noi uomini, insignificanti nel tutto, è proprio molto diverso dal postulare il dio o addirittura dal farne un assioma di fede? Affermare cioè che in un suo luogo a parte c'è, e noi siamo solo apparentemente trascurati, se tutto è nel suo disegno di bene? Ma è proprio questo assillo, dubbioso nell'evidenza del male, che ci fa uomini! Allora che ci facciamo, mi chiedi, su questa terra di tutte brutture e troppi dolori e tanto poco bene? Sì, star qui proprio in questa fanghiglia e sperare ancora e ancora di diventar uomini veri! Se intanto sempre qualcuno o qualcosa nero fa il cielo, l'intimo intendo, e ci fanno tedio perfino i santi richiami del piccolo bene che nel cuore rechiamo, nato con esso? Sempre ci raggiunge una propaggine del male imperante, che ci ruba tutto, o lo tenta, e l'amore per primo e lo spirito anche, intristisce, ché il cuore aperto s'era all'amore e invece ne muore? E tu piccolo caro, spero non del mio! E sorridi, concludendo con questa facezia! E così, ludica la piccola parentesi che ci fa sorridere, so proprio ora che anche tu ti chiedi, Possibile sia tutto non senso? Sì questa è la tentazione del male, che sol fatui luccichii faccia il bene, così pur'esso può destinare al nulla! Aggiungi. E io, E' il rischio dello star qui: o il tutto col dio o il niente se lui non c'è. Come scommettiamo? Distratti, sventati, obliosi, non significa proprio nulla che nonostante quello che siamo, poveri egoisti e mediocri, qualcuno si interessi a noi e ci ami? E niente o poco più mi sento d'essere e tu dici d'amarmi! Sì, da dove ti raggiunge l'amore? Sì, perché l'amore qui proprio, nonostante il male? È frivolezza come le altre tutte e se ne serve la specie per continuare a star qui nell'assurdo, e perché lo fa, visti i disagi? O forse è vero quello che Teilhard de Chardin dice, tutto spasima per il ritorno del cristo per il perdono e l'amore, chiesti e scambiati? Io voglio crederlo! Io per me sono uno che assiomatizza il dio, crede non stia solo in me, in te e nell'amore nostro! E allora il male? mi dirai. L'amore, questo piccolo, povero amore umano, lo vincerà, nell'eccessività sua! E' compito affidatoci dal dio, tu stessa affermi che nulla può da solo e si salva se salvo è l'uomo! Allora qualcuno della nostra specie pur griderà, Omnia vicit amor! Per conto delle creature tutte, destinate con noi al punto omega per il teologo naturalista, d'incontro col cristo veniente!


E tu scuoti il capo dubbiosa ancora e forse ora, solo della mia ingenua

fiducia nella scienza pungolata dall'amore, sorridi e io con te, contagio

dell'amore!

1 commento:

  1. Strepitoso dossier sulla navigazione nell'ultimo numero di Focus: le tappe della storia, le nuove tecnologie per consumare e inquinare meno, e i 7 profili semiseri degli italiani, popolo di santi, poeti e... navigatori

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