venerdì 28 giugno 2013

Un compito nuovo







Ecco, il padrone di questo mondo, meravigliato è rimasto, come smarrito, e ora indeciso, frastornato un po', va. Ha come un compito nuovo in questo mondo buio, eppure è simile, nell'incombenza triste, allo stesso di sempre, anzi proprio è quello di sempre. Ma, e non sa capacitarsene, questo ufficio suo ha un significato, un senso, come se nuovo e diverso sia, e,meraviglia, ora noto gli è. Ma non gli era più consono l'antico dalle motivazioni oscure? No, ché apparente cieco, becero, istintivo era, e forse se ne lamentava, ma più facile forse, ché si pensava di natura tanto ria, che naturale suo comportamento fosse che altri per lui soffrisse. Sì, più semplice gli pareva nel mondo passato. Com'era il suo mondo di ieri? Odio, guerre, come ora, come sempre, uomo contro uomo, gente contro gente. Ma tra le cose che parevano belle a una umanità che sperava senza speranza, una illusione diffusa, compenso a vita tanto grama, e resisterà nel pago, all'apparire della nuova fede, dov'era religione festosa. Era là un invito alla gioia, a farsi attore e spettatore a un tempo nel rito da viver tutto gioioso per attualizzare i bei miti antichi, che propiziassero messi abbondanti e amori generosi, da sempre necessità di felicità, anche se non per tutti. Oh quanti dei aveva allora il cielo, e per ogni giusta richiesta, lusingarli, propiziarli si doveva per goder dei favori loro, con cento preci e promesse, e rituali scrupolosi! Vivere a scanso di noie, fatiche, lottare per i primi posti e conservarli e ignorare il male e le vittime sue è umana aspirazione in ogni epoca. Ma dolce era, com'è, arrendersi a postulati come quelli d'Epicuro, sì, conveniente, suadente perfino la resa. Nulla temere e il male e la morte perfino! Si poteva, si doveva esser felici e gli sfortunati, poveri loro, meglio mai nati! E pur allora c'erano i pii che predilezione avevano per loro, i tanti vinti dal male, ma ne restava per lo più negletto l'esempio. Era una società ingiusta come e più di quella d'oggi, perché schiavista e crapulona, con gli aspetti beceri di sempre anche e più dilaganti. Sì, godere la vita finché essa favorevole si mostrasse, l'unico interesse e scopo, tentazione di sempre per l'umanità tutta. Obnubilata, contagiata anche la fantasia del popolo che si diceva e si dice eletto, e l'unico dio creduto, postulato era sì magnifico, ma signore tiranno e vendicativo, e per nulla d'amore e di perdono. Tu, nata dal cuore del dio, non eri ancora, e non sei tuttora, per la coscienza di tutti. Ma venisti col figlio tuo benedetto, per sovvertire il creduto certo. “ Diligite inimicos vestros” l'unico comando, in luogo dei tanti, la cui necessità per noi dal volere divino egli, il diletto, testimoniò e ne morì di croce. Ecco, non più per nascita o retto credo, ma gli scelti da allora sono, paradosso, dallo stesso male. E questi ancor meravigliato va per il mondo, non più per ottuso istinto, ma per comando! I sofferenti, i cenciosi, i derelitti, gli abbandonati, i malati, lebbrosi d'ogni epoca, i senza amore e voce, ecco chi sceglie, per farne i diletti del dio. E l'odio sempre diffuso, che fa desolata triste e scura la terra tutta, privandola di giorni vero radiosi, diventa in questo scenario, a farvi assurdo (sic!), opportunità, tirocinio, prologo perfino, d'amore. Perché? E' amore la sola risposta dovuta al nemico, al veleno suo, quello che spande a larghe mani perché un destino rio affossi l'odiato, e comandata dal dio, prima o poi si dovrà pur dare. E il male intanto va con l'opera sua, tenace come sempre, e solo nemici si fa, che poi amare dovrà? Sì, quando? Fatto daccapo angelo di luce di tutto dovrà pentirsi, ché l'amore sarà vincente e ora lo sa. Sì, amaro pentimento l'attende e null'altro, insieme agli strumenti suoi, le persone che stanno con lui e non dalla parte giusta. Tutto il mondo questo nostro dio buono ha fatto favola che volge al bene, nulla che non sia bello come è l'amore, prevarrà. Il male ha ingoiato il seme del suo disfacimento. E il dio stesso è venuto a dircelo e prima nuova sua vittima è divenuto lui stesso, e tu con lui accorata, immolata sulla stessa croce, redentrice con lui! O vera madre di tutti, vera speranza, vera dolcezza, vero amore! Oh quanto assurde sono le distinzioni per razza, nascita, credo, costume! Ecco ancora c'è chi fa servizio per l'apparente tiranno, povero malato invece e incurabile del tarlo suo, uno, come le vittime sue, di cui aver pena. Questi lo sa e forse ne è contento, ché ora quel che fa ha un senso, uno scopo, è un servizio addirittura, reso al dio! E sa perché è accaduto, egli uccidendo il dio suo, nemico gli s'è fatto, quindi oggetto d'amore e tenuto a risposta d'amore. S'è gabbato da sé. E' favola? Sì, il mio parlare è fabuloso, ma racconto di te, del dio, e a me piacciono i vostri miti che sotto veste suadente il vero dicono, ché bambino per te mi son fatto, e mi chiedo. Quando è accaduto, duemila anni fa o prima, ai primordi addirittura, o accade ora? E' accaduto, accade, sì, l'inaudito! Quello che è stato, voi qui presenti, ha dato un senso a quello che è da sempre, il male, e che sarà, e ne ha fornito il perché. Il bene è il solo interesse per il dio e lui perfino, l'angelo ribelle, è nel progetto suo di salvezza! Sì, chi lo segue dovrà scuotersi dalla sua suggestione. Amarissimo il pentimento sarà come in un inferno, più di questo nostro, sebbene altrettanto provvisorio, ben così postulava Origène! Batte la misericordia del vero dio l'ali sue per il cielo su questa terra chino, che è pur sempre terra amara ma, meraviglia, le favole antiche vi sono tornate! Sì, sempre tutte di gioia, ora nessuno più escludono e risposta d'amore per tutti hanno. Tutti destinati alla gioia! Sono tutte e si son fatte un solo mito. L'amore non distingue, non investiga, non parla di meriti e di colpe, non giudica più col metro antico, è solo tenero amore di madre, il tuo, dolce signora del cielo! Tutto è passato, decrepito sebbene non trascorso, ma il giudizio è già ora, il figlio tuo te l'ha affidato, ché vuole sia solo un giudizio d'amore! E altra che trabocchi tutta d'amore non ha!





O tenero, tenero amore, scendi, entraci nel cuore, disfalo, facci morire di te! Ecco ci troverai rannicchiati, fredde queste notti di prima estate, forse abbracciati, alitaci e dacci la pace!

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