lunedì 3 giugno 2013

Si può avere qui più dolcezza?







Dolce m'è parlarti, ma più ancora sospirarti, come giovane fossi e novello amore m'occupasse il cuore. Ma come ci si può innamorare di te, donna solo vagheggiata, mai vista se non in sogno con immagini dalla mente mia? Ma non è per me come in un amore per personaggi di storie o fiabe, che nella fantasia di chi legge o ascolta vivono, rimanendo sempre nella tenue inaffidabile concretezza o labilità dei sogni appunto. O come avviene che sogni e fantasticherie ci siano sulla bella del momento, che si conosca appena e se ne colmi la lacunosa conoscenza proprio con l'atteso suo atteggiamento verso chi sa apprezzarla e lodarla nella unicità sua. Ma v'è un di più che è dalla fede, quella che ti postula nella gloria del figlio tuo e da lì ben attende che preoccuparti possa di me e averne cura, ché vivo qui nel bisogno di te e in una realtà spesso assai deludente. E tu non sei donna comune e nessuno può dire ecco è come quella che io solo so, io nemmeno che la mia piccola donna lodo nella singolarità sua, perché so che è per me solo quanto di lei ammiro e che resta ad altri incomunicabile. Perché? Di te hanno tutte qualcosa, icone tue le dico, che la mente può fissare con immagini di sogno e sublimarle per vederti. Ma tu sei di più, sei chi accoglie, condivide desideri e speranze e nel cuore stai per lenirne le pene e nella mente fai compenso anche all'indifferenza degli altri e delle donne in particolare. Ma qualcuna è così speciale, in una valutazione solo soggettiva, che si pensa faccia quello che tu fai, tanta la dolcezza s'avverte nel suo sorriso e dagli occhi, che un uomo solo guardino. E allora non sei più indeterminata ma hai l'aspetto che l'anima ti dà, sentendosi amata da quella particolare tua icona, e innamorandosene. E lo fa per me la gioia che mi viene da questa donna nel vederla, sentirla, toccarla. E così so che illusione non puoi essere, sei almeno come lei, ché lei ti fa possibile mentre la fede me ne da certezza e allora so per certo che proprio per me tu qui voglia stare. Tu sei qui, perché io vedo, tocco di te proprio. Ma resta pur sempre un conoscerti imperfetto, umano finché qui sto. Ecco, bellezza e bontà coagulano in qualche misura nelle donne tutte. E se bellezza ha la femmina per la cura che ne ha affinato e ingentilito l'aspetto, il soma anche, nei secoli, così da piacere agli uomini di ogni epoca, la bontà le è spesso di intralcio, anzi la fa perdente nell'eterno gioco d'amore, ché spesso la fiducia che ripone resta delusa. Ecco, tu diversa sei, buona sopratutto, e a me fiducia dai, credi in me oltre ogni sperabile e io so, sento che è così da questa tua, che mia hai voluto e a me s'abbandona fiduciosa. Potrò mai deludervi entrambe? Allora anche per questa tua speciale icona bellezza comunica bontà, che solo io capisco e apprezzo. E bella è nella misura in cui è buona, cioè capace di imitarti, sì è bella perché tu così vuoi la veda, sì tuo specchio. Si può avere qui più dolcezza?

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