sabato 1 giugno 2013

Come l'icona tua bambina







Ecco recitata lenta e devota ho la preghiera, parole antiche nella lingua sacra...Ma con che, con chi ho dialogato, se risposta mi è parsa or ora venire dallo stormir di questi alberi ondeggianti? Certo parlano, dicono le immagini, sono ricordi, sono chimere di oggi, donne incontrate, sorrisi, cenni di saluto anche con gli occhi... Ma ho cercato non interferissero troppo e le mie parole ho recitate piano, come per ripetermi nella mia lingua il significato loro. Sì, forse ho pregato bene, se così si prega la donna del cielo. Ma ripeto, a che, a chi vero ho detto? Solo alla mia parte migliore celata, ché nessuno la veda, in una latebra del cuore e così illuso mi sono di ben altro ascolto? Labile apparenza come ombra di nube sull'acqua che rumoreggia dabbasso o certezza che vera donna m'ascolti al di sopra delle nubi? E mi ripeto, “ In ipsa spero corde meo”. Ma vero attenta è ella e non accade come per le donne comuni spesso distratte da altro amore? Allora tanto ne sarei geloso che come il poeta mi direi, “Odio et amo” come vero a lui accadde sentire ambivalenza d'amore e tormentarsene quando seppe Lesbia desiderosa di altro amore. Ma la donna che le mie parole cercano di raggiungere umana non è, non si consuma l'amor suo, lo dona generosa a cuor che lo chieda. Ma sapendola distratta, inaridirebbe la mia gioia di viver questa lunga attesa che al fine me la manifesti e starei come pesciolino in una morta gora a boccheggiar la mia preghiera delusa. Invece ho urgenza di fede, ho urgenza di speranza d'amore, capito e ricambiato. Vinto voglio essere dalla misericordia sua che scusi la mediocrità mia anche d'amare, quella che sempre perdona e si dona se la si invoca e io il mio bisogno grido! Ecco bambina c'è stata per me e diceva, Abbi fiducia! Sono anche le parole di questa mia piccola donna e io perdermi vorrei in quella del cielo, smarrito, come alla dolcezza di questa sua immagine terrena m'abbandono. E' da lei che ho la speranza e parlar posso del domani e camminare oggi sicuro, ché protetto mi sento dal suo amore. E' lei che mi dà fiducia che il mio amore per la tutta bella del cielo non potrà che essere ricambiato, e un senso di sicurezza ne ho dalle parole appena pronunciate, “Quoniam tuus sum, serva me defende me ut rem ac possessionem tuam”. E tu donna celeste finalmente capolino fai nella mia mente, “deprecantem in floribus et speciosam”. Ma strano, non vi sei donna adulta, ma come questa tua icona bambina!

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