sabato 22 giugno 2013

L'amore eroico







Ineffabile il mistero suo. L'amore nell'oggi avaro si protende nel domani, allarga l'orizzonte suo per insopprimibile impulso a nuove possibilità, per l'appagamento suo, negato. Ecco la bella, splendida nella concretezza sua, è nel presente e vi fa ebbrezza di speranza. Ma il tempo, che promette tanto, è pure impietoso e corre, e sta per farla fremito di ricordo, palpito di nostalgia, perché la sfumerà, forse passando ella ad altro interesse, attratta come falena da altro luccichio, ché la vita le urge e attese lunghe non le consente. Sì, impercettibile l'amore sta per perdere futuro, sta per essere solo stato, trascorso. E allora? Per uscir di tristezza e amarla ancora lo sfortunato amerà il passato, ché la vita ha preso il suo bene e più non l'ha ridato. Sì, al povero innamorato non resta che ricordare e sperare. Ma che? Che sia possibile vivere l'oggi come fosse quello di ieri e via via a ritroso fino al tempo dei primi sospiri, e credere sarà quello di domani. Ma ecco il miracolo del tempo, che pur sa essere buon medico, non più nel turbamento, nell'ansia di star per perdere la bella, ma nella contenuta, malinconica un po', serenità di poterla credere felice. Sì, non più l'ansia dell'incertezza nell'attesa, ma il sereno piccolo gaudio che qualcuno abbia vicariato il proprio amore, consentendo così di raggiungerla al fine. Vivere così un'ebbrezza nuova, uno stordimento d'amore ancora, contenuto, triste ma solo un po', nella tranquilla pacatezza dell'andato a buon fine, del comunque risolto in bene. Ora questo è l'amore umano, forse un suo aspetto eroico. Ecco, non credi che di simile accada nell'amore con te? Dolce la speranza che il domani ti porti vicina, e l'ansia di vederti e averti tra le braccia sprona a viver questa vita di lontananza e questa tutta passa. Tanto ci ha preso questo sogno che in fretta tutto è passato. Abbiamo sperato, abbiamo sospirato bevendo come dolce ogni amarezza, qualcuno ci ha amato, molti ci hanno tradito e ci siamo occupati, abbiamo lavorato, prodotto, progredito, migliorato, ma tu lontana sei rimasta. Ecco la tranquilla pacatezza di questa ultima età, tutti bianchi i capelli del nostro amore terreno e prime rughe sul suo bel viso e quanto amarla vorremmo ancora, ché di te ci parli, ci illuda ancora che le parole sue siano le tue! Ecco i ricordi dell'innamoramento mio di lei, sono tuoi anche, ché il nostro a quello assimilarsi vuole, le esperienze passate tutte quello riassumendo, le belle, le tristi e deludenti anche. Ecco io ricordo e spero, e che? Vivo nell'oggi. E' l'oggi di ieri, fino a quello dei primi approcci, anzi è quello dei sospiri, è l'oggi del domani vicino, quello che qui ci resta, e lontano, quello sperato alle tue stelle. Vivo la contenuta felicità che t'abbia già qui in questa donna, dio nascosto. E spero che l'ora scura della prova che più non l'abbia, risparmiata mi sia. Sono pur vecchio, ma una giovinezza nuova agita l'anima mia ed esubera la speranza mia. Sì, io t'ho raggiunto, t'ho amato in questo piccolo amore vicario. E poi sia quel che vuol essere pronto sono anche al nulla, ho vissuto un amore eroico. Perché? Può essere stato solo un surrogato illusorio. Ma è simile a quello di chi, felice un po', vuol pensare l'antica bella sua felice anch'ella, e poi scopre, e gli fa meraviglia, che questo poterlo sperare fa, ha permesso, la felicità, che causa non è della speranza del bene che vuole la sua bella coinvolta, ma l'effetto! Ecco il mistero dell'amore, che chiamato ho eroico, e chi se non tu dentro l'ha messo a ciascuno. Perché? Anche sperarti in una felicità inaccessibile al momento, fa, consente la felicità di qui. E' così davvero per me! Io qui la celeste tua ho pregustata e so che il limitato, il finito, l'appena, mai soddisfa l'anima mia. Essa agogna te, e sarà che vero t'avrò, anzi che già t'ho. Perché altrimenti questa donna proprio hai voluto darmi? Ella è concreta, sta in questo presente e la sua gioia fa la mia! Come? Sì, dico intanto, o t'ha raggiunto quest'amore o non c'è che il nulla, e sia, non lo temo più! E poi che dire della gioia mia, ché l'ho? Affannosamente t'ho cercata in ogni dove, tra penombra e penombra, sfarfallii soltanto... Ecco, ride la luce nell'aria mattutina, è sveglia questa donna, le brilla di felicità, no, anche o solo di speranza, la pupilla, la stessa che fa gioia mia! Ecco perché so che illusoria non è, mi viene dalla stessa sua speranza! E ti dico, Sono nato per la felicità, sono nato per questa donna, sono nato per te!

1 commento:

  1. Questo scritto può apparire ingenuo, più di altri di lode per le mie due donne, ma mi auguro non banale. Io spero, dall'amore mio solo umano, che la bella del cielo sia felice di una felicità non conoscibile, negata al momento. Questa speranza consente, promuove, comanda anzi, la felicità mia in questo amore vicario. Ma è solo un postulato d'amore, cioè solo premesso vero. Perché diventi assioma, cioè evidente di per sé, per me almeno, occorre fede, quella che incessante chiedo, cioè certezza soggettiva nelle cose sperate. Ecco perché al momento sono possibili esiti tanto diversi, o pienezza d'amore tra le stelle o il nulla. Ma allora perché quest'amore terreno, dolce, bello nella povertà e precarietà sue?

    RispondiElimina