mercoledì 26 giugno 2013

Il nome suo, uno nuovo per te














Sai qual'è d'oggi la mia scoperta amara? Non saper di che campare senza te. E tu mi dici, Ma non t'ho dato compagna dolce? “Aio tibi”, sì ti rispondo, ma ell'è tanto satura delle angosce mie che ne resta turbata e ne piange, e io più nasconderne di nuove non so. Anzi parole più dure le dico di quelle che pur pronunciare non vorrei, e meglio sarebbe che ella ne leggesse di più blande dal cuore, come se tu per lei nascosto non me l'avessi! E come campar posso se non so conservare nemmeno quest'amore? Fitto è il mistero delle cose tutte, insoluto, e brutto mi fa il mondo e io lottarlo più non posso, sceme le forze, e tanto disperato ne sono che cose altrettanto brutte a lei proprio dico. Inventarti devi qualcosa al soccorso suo e mio. Ma forse tu già lo fai se dopo il turbamento che causato le ho, tanta tenerezza ho per lei, e la prendo da te, ché nelle cure tue l'hai, e l'anima mi s'affanna dentro di rimorso per le parole incaute, che sfuggite or ora mi sono. Ella è la tua piccola luce per noi, sì, è tutta qui, fioca in troppo buio, e incerta, tremula di più l'ho fatta, e ora ne ho pena. Ma sai che fa? Mi sorride! Come resistere voglia al mio alitare, divenuto oggi un soffiarle contro, e ai maldestri tentativi riparatori, e così più vivida si fa, più ancora del suo bruciando generosa, e ne resta deliziata la pupilla mia, immeritevole. E ti dico, Ecco tutti i nomi che so, sfarfallii incerti si son fatti sull'onda del tempo, oh quanti ne ho perduti, di persone care e buone! Immacolato il solo brillio suo resiste sull'acqua torbida dell'esistenza, riverbero da un sole costante mantenuto, e sei tu a volerlo! E tanto soave m'è labbreggiarlo che presto evado dall'asprezza dell'ora e le incaute mie affermazioni, che pur triste l'hanno resa, scordo. E' il solo che pronunciar voglio, lo gusto avido di novella gioia, di palpito in palpito d'amore e con quello ti chiamo, il tuo vero non sapendo. E' la mia preghiera più breve e la balbetto su labbra aride, ché più parole non sanno che ti sappiano tradurre i gemiti di questo cuore. Ma se è vero che il nome tuo è di vittoria su ogni male, che è nome di vita sulla nostra morte, e che è anche nome che è tutto sulla pochezza mia, allora nessun'altro ti può convenir meglio, giacché surrogarlo devo e questa donna è il mio tutto. Ecco lo grido, Eli, Eli! Ed ella accorre allarmata! Non sa che chiamato ho te e ora so che così sollecita sempre mi rispondi, e dirmi forse vuoi che più vicina per ora essermi non puoi. E la rassicuro e lei abbracciarmi vuole, allora pur senza altre parole a te dico che miracolo più bello non v'è. Sono finalmente certo di te, ho fede, certezza cioè, che non solo sei, ma stai qui per me proprio. Ché tu aliti sul mio viso col respiro suo, e so che questo tuo nuovo nome, mo mo inventato e urlato, tu accetti per vero tuo, ché venuta sei, accorsa premurosa alla disperazione mia. E, tenendoti stretta, v'è luce, forza nuova su questo mio mondo buio in cui rassegnato e rannicchiato vivevo finora, e lo fecondi della tua vita e gioia, sol questo tuo nome nuovo pronunciando.

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