lunedì 1 luglio 2013

Sogni e illusioni











L'anima mia, che solo di te respira, uscir vorrebbe di sua angustia. Ma nonostante gli inviti tuoi in sogni e illusioni continui, ferma rimane in ciò cui questa vita la costringe, sì nel guscio di questa mente che vive in questo corpo. Ché tenta sortite spesso, ma più disperata ne resta. E sai che m'è accaduto proprio di recente? Lo dirò come fosse fatto d'adesso, ché ora, in questa giornata, fresca uguale, tu lo riviva con me. Ché, forse, tu eri la sognata. Ecco, oggi il vento è fresca brezza dal mare e agita la chioma bruna di questa donna solitaria, ferma al sommo di questo stradello che percorro fidente di buon mattino. E la luce che tutta la riveste, le fa aureola d'oro e con brilli cangianti gioca tra i capelli suoi. Mi chiedo chi sia questa bella e se chiederlo a lei vero potrò dalla mia annosa timidezza, quando vicino le sarò. Guarda ora dalla mia parte, mentre poc'anzi verso il brillio accecante del mare, a sostenerlo senza far solecchio, era volta. Sorride. Lo fa a me e perché se ne senta rassicurata, privo d'altre umane presenze questo luogo? E' tutta bianco vestita, cerea nel bel sembiante, e assai giovane sembra, sì, neri gli occhi e nera, lunga, bella la chioma e graziose le forme, che cela la lunga insolita veste, ma con un po' di trasparenza a indugiarvi. Io trepidante più mi faccio prossimo. Ecco, penso, le dirò la stessa cosa di giorni or sono, quando finto ho che curiosità ci mordesse sulla nazionalità sua, io salendo il colle con l'amico, che di botanica si diletta, e quella giù venendone, un'avvenente bionda americana. Perché il compagno mio mi sollecitava, dalla timidezza sua, a inventarmi qualcosa per fermarla. Sì, noi timidi tendiamo a dire frasi collaudate vincenti a tutte le donne, non per pigrizia e mancanza di inventiva, ma quando desiderosi dell'interesse loro, perché vergogna avremmo da temuta indifferenza, se manifesta. Ma appena vicino, quando la luce eccessiva alquanto me la nasconde sfocandola, è lei a parlarmi e dice soave soave, Lunga la strada per il bene! E poi prima che le risponda, la luce me la ruba del tutto, ché un abbagliante sole da orto matura il mattino... Devo proprio aver sognato! Come in vero sogno di dormiente o a occhi aperti? E certo di te! Ché è sempre così che parli e passi, mai ristai! Sempre mi mormori nell'intimo e pensieri di luce suggerisci, ma anche ne ho tormento, ché solo con cento illusioni e sogni ti mostri come vanir più volessi questa mente provata, e ne resto sconcertato. Ma io non chiedo che di palpitar a questo vento, che tremuli ha fatto, indugiando, i capelli tuoi, o come le foglie che fa stormire nella boscaglia, mentre qui fischia sull'erba di strame scivolandovi, da parere un lamento, e agitandola come fa col mare di sotto, che rumoreggia sordo. Sai, inaridite son tutte le mie fonti. Io non so più nulla, non ricordo nulla, e quello che resta fluttua mutevole e vuol farsi oblio. Son vecchio e mi falla la memoria di fatti di appena ora e io li noto e li scrivo pure, ché me li sbrogli la compagna dolce e mi indichi la lunga via per raggiungerti, cui or ora accennato m'hai in questo sogno forse di poc'anzi che a casa dormivo,o, così non sia, mo mo fatto a occhi aperti. Mi han detto i tuoi saccenti, I tuoi interessi, quelli che ti tengono qui ancorato, son nulla di fronte ai bisogni dell'anima tua, così il male che t'agita il corpo e ogni tua disgrazia di fronte alla bruttura e al buio del peccato! Ecco, ho tacitato i bisogni e le proteste del corpo al male, che lasciarlo non vuole. E quanto al peccato novello sta forse nell'aver tentato amare chi o meglio ciò che “passum, perditum ducas, miserum cor meum”. Ma può amor far peccare? Sì, forse, se fa piangere dolce primavera che accanto mi vive! Ma forse c'è di più, so vero io perdonare, so amare chi da cui male ebbi? Dentro mi grida di farlo il figlio tuo e tu pure alla maniera tua, per enigmi prospettici e frasi mozze, che capir non so. Ma tu non fare come questi saccenti, dicono, indicano, ma non si muovono e non vanno per primi. E dove andrebbero, sanno la via che a te mena? Ma tu forse vero lo fai per questa donna mia. Ecco io le dirò a casa tornando, Credo nella donna del cielo, credo in te, piccolo amore! Così però vi ripeto da sempre, e mi levo e cammino, ma poi solo mi sento! E perfino le illusioni di te e i sogni di vecchio svanito, rimpiango! Oh quanto vorrei esser più semplice, sgranar gli occhi, bambino novello, al mistero delle cose e attender mi gemmi dentro la vera felicità che solo i bambini e i poeti sanno e ne dicono gioiosi, con parole loro e gesti! Sai, uno assai piccolo, richiesto del nome, ha risposto d'essere il tyrannosaurus rex, minaccioso mimandolo, e la madre sua e il suo compagno ed io più che sorriso abbiamo a tanto impegno! Ma brancolo in questo buio e perciò meglio dirò a questo amore, Conduci tu, tienimi per mano, io non so più vedere e distinguere. M'occupano la mente strane fantasime e sono come lacero, affannato, stanco vengo a te da molto lontano e mi sanguinano i piedi perfino, e affamato sono di cibo, al solito, ma più d'amore. Ma lei mi risponderà, Da molto m'hai vicina, ecco del buono ho qui per te! E io parafrasando il tuo fare e dire, Sempre mi ritrovo in lunga via d'attesa, m'avvicino e tu sfuggi, t'allontani! E dice una canzone antica, Longa la via 'e chi vo' bbene! (Lunga la via di chi vuol bene).E ancora, Ma non t'intristire, bussa tu alla porta del cielo, s'aprirà per noi! No, meglio dirò, viene la sera, restiamo abbracciati, tentiamo ultime effusioni d'amore e poi, stanchi, addormentiamoci nello stesso sogno. Verrà la bella dei nostri sospiri e forse ci prenderà prima che s'alzi aurora novella con le pene sue di sempre e illusioni e sogni! Ecco così proprio le dirò e a te dico, Quanto ancora attender ci farai?




Nessun commento:

Posta un commento