giovedì 25 luglio 2013

Uccelletto ballerino







Tanto molle è in questa radura, qui antica fovea, la verzura sua, che l'ombra che vi fanno alti alberi, che le fanno corona, mantiene quasi novella, e tante le foglie che vento autunnale morbido manto v'ha deposto, che come se in spiaggia di rena soffice camminassi il mio piè fermo, che tutto il corpo regge, quasi tutto v'affonda, ed è il più basso. Come forse accadeva al poeta che piaggia deserta percorreva, di raggiungere il beato colle, desideroso. E io sol pace desidero come lui, ma ora anche riparo dalla calura, ché tutto prende altrove afa. Qui frescura vi regna, ché leggera odorosa brezza dal mare vi sale e invita a rimanere. E qui sto incerto se star seduto o restar supino, tentato un po' a sognar mitici animali che le fantastiche forme delle nubi creano, trasportate ai monti, per darvi probabile pioggia pomeridiana. Ma ora qui addormentarmi vorrei e pensarmi non solo giovane, ma al tempo delle favole antiche, quando per i boschi facile era incontrare, o almeno sognare, compiacente pastorella di lenir pene desiderosa o ninfa addirittura, se fortunato nel sogno, che vogliosa fosse di far conoscer i suoi giochi d'amore. È ben strano questo m'accada, come ambiente risvegli, e vi indulga la mente, e inviti desideri sopiti, inverecondi, a riemergere, sotto bella veste di mito in cui mi senta protagonista, che si sanno irrealizzabili e per questo forse dalle latebre profonde sfuggono creduti innocui, in momenti come questi d'abbandono. Sì la fantasia è l'unico peccato a quest'età! Ma presto questi pagani sogni, temerari un po' per uno che pio invece voglia farsi, lascio e i miei pensieri si fanno casti, e mi scopro addirittura in un dolce conversare con te. E ti chiedo, Hai con te, rinata uccello di paradiso, la piccola Or? Taci al solito. Ma forse, ti chiedo ancora, è addirittura qui rinata uccello, ché io l'ami in questa forma, lei lo sognava, come sarebbe possibile pur mo, se uccello pur'io fatto fossi da te e l'incontrassi? E una dolcezza di riconoscenza ho per te quando scopro che accanto mi saltella su rametto, il capino nero e la lunga coda senza requie, uccello ballerino. Si flette sulle zampette e poi le distende come in incessante danza infatti, e mi guarda curioso, o mi studia, or con l'uno or con l'altro occhietto, il bel capo un po' reclinando. Ma dimmi almeno come parlare a uccelletto! Ti invoco. E allora fischietto una melodia antica. E' giorno di primavera, aulente il giardino in cui dorme la bella. Ma il cantore svegliarla non osa. E il sole vi fa capolino e il vento gioca coi riccioli dell'amata... Quello pare davvero che interessato sia alla canzone amorosa mia, ché un po' tutto intento all'ascolto rimane e poi la danza riprende con ritmo più giocoso e movimentato, frenetico quasi, e par ora cinguetti qualcosa in risposta, ma ripetitivo e di note povero, come vero femmina sia che lasci intendere gradito il canto dello strano uccello cui interessata è, o pare. Io ne sorrido e una strana smania di prenderla sento, ma vi resisto, ché quella sicuro, spaventata, fuggirebbe. Quanto dura questo idillio, strano corteggiamento tra innamorati di specie diverse, che solo il sogno e qui l'odorosa natura permettono? Poco, forse molto, ma, mi prende il desiderio della donna mia. Questa femmina Or non è, ché bionda ella era. La bella del cielo forse, ma troppa grazia mi concederebbe... Sarebbe giù venuta nell'incognito di graziosa forma? E' forse un simbolo d'amore che qui è uccelletto, di notte lassù è stella, e al mio ritorno starà tra le mie braccia? Si è proprio tornata Or, la dolce degli anni miei primi, ora lo so, è l'angelo cui tarpate ho le ali, ché dal mio cuore più non fugga, e m'aspetta, e sorriderà al mio ritorno ansiosa di riabbracciarmi dopo brev'ora. E bionda non è. Ma poi vaghezza mi prende ancora che proprio tu possa essere. E ti invoco, Lascia che uccelletto un po' sia e t'ami! Ma la campana da basso del santuario mi avverte che tardi s'è fatto e troppo ho sognato. Mi desto e mi alzo, e fugge l'uccelletto, impaurito e protestando per la mia decisione improvvisa, o per la campana cui abituarsi non sa, acuti lai facendo, ma io il mio sogno di te riprenderò a breve... E gli vado incontro frettoloso, come s'affretta quest'uccello spaventato al sicuro del folto, o forse al suo nido, ché nel cuore sente ora forse dei piccoletti suoi pungente richiamo e io distratto ve l'avrei promettendo amore e invece facendole solo tanta paura! Ma mi chiedo, perché trovarti vorrei nel visibile, non è questo il mondo delle apparenze e delle illusioni? Ho davvero tanta fede o ne ho davvero poca? E rispondermi non so e vado. Giusto or mi batte il cuore fisico, bizze non fa più. Ha trovato buon medico. Nel metaforico tanti sogni a crearvi scompiglio, come follia novella lo abbia preso, e vorrebbe vederti sì nella concretezza, ma allo stesso tempo vuole non esca dalla loro vaghezza. Perché? Sì, sogni or ti vedono stella, or farfalla, or, poch'anzi, amoroso uccellino e tra poco negli occhi della donna mia mi ti faranno vedere. Ma solo poveri sogni restano, sebbene d'amore. Oh lascia sogni di te, bella e giovane sei per cuore giovane rimasto, e tra poco il mio amore per te e la donna mia che qui ti trattiene per me, età non avrà, lì tra le stelle! No, i sogni non possono morire e se vero finiranno i miei nel nulla, qualcun altro innamorato di te ne farà di nuovi e più belli così davvero l'amore mio morir non potrà ché quel cuore riviver lo farà. No, non muore l'amore! Ma, ché non resti negletto l'uccellino, che tra breve canterà timide note a questo cuore, dovrai lasciar che venga là dove vado, o permettere di più. Ritorno a te da questo cuore in cui rinchiuso l'ho, ché tutta amore ella è, e con sé portarmi vorrà, vero esperta del tuo cielo!

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