venerdì 5 luglio 2013

Lago d'amore







Arduo è gli altri conoscere, e appena se ne dice, ci accorgiamo che parziale, labile, impreciso è il concluso, minato forse di pregiudizio, ché il nostro resta un opinare, giudicare in superficie e dalle pressioni, che dall'ambiente ci vengono, e dalla storia personale anche, condizionato. Eppure io in onestà dico di conoscer la bella del cielo, un po' o tanto, non so. Induco da quel che so di questa donna mia in lungo sodalizio d'amore, o ne inferisco per l'esperienza che mi viene dall'abitudine mia all'introspezione, analogo pensato al nostro, il far e sentir suoi? Io dell'amore suo dire non ho sentito se non da parolai dell'amore. Molti dicono e nulla sanno e le parole loro non più di pula sono al vento o sterpaglia, strame degna del fuoco. Non posso fidarmi... Ma della donna mia ho fiducia, dell'agire e reagire suoi e così dello guardarmi dentro, in perpetua autoanalisi. Ma non so risolvermi per l'uno o l'altro dei suggerimenti, che me ne vengono. Ma forse i due non son che momenti, stadi non antitetici e nemmeno sovrapponibili e nelle conclusioni che mi permettono, sono complementari, hanno fatto il me recondito e il mio destino! E a te, bella signora, direi se fosse possibile un parlar diretto con risposta, cioè un colloquio e non sempre il monologo della preghiera, So che la felicità tua è nell'amore, e, insignificante uomo ma dai grandi sogni, vi contribuisco pur'io, un po' solo almeno. Cioè piccola parte pur sono della gioia tua! E se lei mi obbiettasse che come ben non so nemmeno di questa mia donna, scrigno il cuore di ognuna, così neppure di lei posso sapere, io che le direi? Vero sì quello che dici, ma lo so dalla stessa gioia che io stesso ho nell'innamorarmi e amare! E lei forse mi direbbe, Tu ben vedi, ben speri e tu non sei piccola parte del mio amore, una briciola, una goccia, ma tutto il mio possibile, come lo è ogni altro per cui morta sono col figlio mio divino. Perché? Chiedo e chiedo, a te dolce interlocutrice, eppur sempre ostinata muta, e a questa donna. Ma tu, bella del cielo, forse rispondermi non vuoi, ché questo è possibile sia uno degli “arcana dei”. E la mia donna rispondermi non sa, ché nulla sa dell'amore per ognuno che di per sé faccia la completezza d'amore. Oppure, ora ti chiedo, vuoi che da me capisca e mi risponda? E' prerogativa solo tua l'amare così? Sì, ti assillo così, ora, e lo farò e rifarò finché qui vivo, e mi chiedo, Non v'è proprio nulla di simile nell'amore umano? E non ti somigliamo nella capacità d'amare? Ma, senza chiara risposta da me, interrogo ancora la donna mia e le chiedo se ami più uno che l'altro dei figli suoi. Naturalmente no, è la risposta sua. E allora le dico, Se tu non distingui nell'amore i figli tuoi, forse di simile accade alla bella che sogniamo veder tra le stelle. Ella aveva solo amor nel figlio suo, suo tutto. Ella è divina nella natura sua e in lui esaurita è tutta la sua capacità d'amare. Quest'amore non l'ha ripartito tra noi tutti. Noi, che lui proprio ha fatto fratelli e figli della stessa madre, non ne abbiamo ricevuto una briciola. Ma ella amando per suo comando, più così non può distinguere tra noi e il figlio suo diletto, divenuto uno dei tanti, sicché come quell'amore primigenio tutto il cuore le occupava, ora quello per ciascuno ne fa il tutto, ché più averne non può. Insomma il suo è un lago d'amore e le goccioline, che vi piovono, fanno lo stesso lago, oppure piccola facella, aggiunta a una gran fiamma, diviene essa stessa quel tutto! Ma il mistero rimane e povera, debole la mente mia altro non sa congetturare. E forse difetta in logica il mio argomentare e le metafore, della parte che si identifica col tutto, valgono sì, ma solo un po'. Forse questo gestir particolare il suo, è simile a una figura retorica del dire, e questa analogia mi sarebbe utile se solo dovessi indicarlo, rappresentarlo. Sì dire che ella risponde, dà a questa donna e a me e tutti, il suo senza ripartirlo, è significare, dar nome, caratterizzare l'amor suo. Ma questo forse è proprio come nomare il non ancora perfettamente compreso, così come nella scienza termini vi sono a indicar fenomeni, ma talora solo appellativi, riassuntivi, descrittivi, non analizzanti, indicano cioè spesso problemi aperti. Meglio è dire che è proprio una risposta tutto o nulla. Ma ella non può negarsi se uno le chiede, deve la sua risposta, il suo tutto. Sì, forse è qualcosa di simile al dover dar tutto di sé, svuotarsi del proprio, come volersi annientare nell'oggetto d'amore e pur restare se stessa, mistero quindi d'amore è quest'amore. E più non so, vero fallace la mente mia. Allora esasperato, afono pur grido, Tu, madre mia dolcissima, facci diventar goccioline del tuo lago d'amore, o piccole facelle estinte nella gran fiamma della luce tua e ardore. “Tu illa es quae actuando manes immutata”. Sei uscita dal cuore del dio per questo, essere vinta d'amore. E tu ami noi come il divino tuo dolcissimo. “Eritis sicuit dei!” E' profezia del serpente, che già si realizza. O cuore d'amore, cuore di fiamma. Ecco il tramonto per noi, solo tu saprai colorarlo d'aurora!

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