giovedì 2 maggio 2013

Semi di odio e di speranza







Quando, madre, si guarda attraverso un caleidoscopio, le immagini offerte sono continuamente cangianti a seconda della disposizione reciproca dei frammenti di vetro colorato, e qualcuno rimane incantato, come a me, bambino, accadeva. Al contrario, il multiforme susseguirsi di quelle dà ad altri impressione di monotonia di cose di poco conto, nonostante le tante combinazioni offerte, e non suscita meraviglia, non si è bambini abbastanza, ma noia. Così nei fatti di questo mondo confuso. C'è chi scorge ricchezza e bellezza nella varietà e nel mutamento, come lo star tra gente diversa, chi al contrario, blocca la mente nella fissità del consueto e la diversità provoca anzi disappunto, ansia e ne vuole l'esclusione dal proprio mondo. C'è in questi un pregiudizio di fondo che tiene in uggia il nuovo e l'imprevisto e non tollera il contatto appunto col diverso. Proviene dalla propria posizione sociale, proviene dall'educazione ricevuta e dai valori offerti, lo stare in un ambiente che osserva certe tradizioni, il vivere in una terra che richiede certi adattamenti e regole, l'esprimersi con una determinata lingua, il non tollerare altri giudizi e diversa scala di valori per le cose. Si diventa allora gelosi delle prerogative, dei vantaggi, delle esenzioni che vengono dall'appartenere a una casta, a una etnia, a un popolo, a una storia. Ecco è come se lo stare in un luogo, tra gente che si conosca o da cui non si tema minaccia, sicuri faccia della lontananza di un pericolo, ché tra pari si pensa improbabile. E se tutto questo ha motivazioni giustificabili, tu accettar però non puoi l'egoismo. E poi cacciando i diversi, senz'altro vaglio, da casa propria si finisce col mettere alla porta il dio stesso, te, il totalmente diverso, l'altro. Si dimentica che tu proprio hai predilezione per i minimi senza credito alcuno né voce, i vinti dalla lotta per la vita, i disprezzati, e stai tra loro e sei in loro. Ecco allora che talvolta la “vox populi”, che dice le ragioni sue di esclusione dello straniero o del diverso, adducendo che molti guai vengono dalle pretese degli appena arrivati, e fa agire per pregiudizi col rifiuto, non è “ vox dei”. Occorre allora per non perderti, rischiare il disaccordo con la propria gente, occorre rischiare, per le proprie giuste idee, la solitudine dell'emarginazione, il marchio di amico dello straniero. Certi atteggiamenti di diffidenza del diverso e talvolta anche del più debole e bisognoso, non vanno troppo tollerati, sono quasi sempre eccessivi e non troppo giustificati, ché sono il seme della violenza e del razzismo, sempre risorgente minaccia, ricorrenti nonostante condannati dalla civiltà e dalla storia dei popoli. Ecco, proprio qui da noi, la nomina di una donna diversa per il colore della pelle, a occuparsi, al massimo livello, dei problemi dell'immigrazione, ha scatenato un vespaio di feroci commenti e ha fatto gridare allo scandalo. Io sarei tentato, se non me lo vietasse il buon senso e la dimestichezza, di cui ho vanto, con te, di rispondere all'offesa, offendendo, col chiedermi. E' da parte di gente solo mediocre o c'è di più della stupidità, c'è malignità? Ma sarebbe insolente aggressività, offesa appunto, pari al loro blaterare, questa risposta. Ma io non posso, né voglio, comprendere questa mala genia che fa il proprio e l'altrui danno, allontanando da te, che hai raccomandato l'amore per tutti. Come posso dire d'amarti se non rischio amando? Ogni amore è rischio, possibilità di sconfitta, di venir ricambiati col disprezzo e odio addirittura. Sì, di esser incompresi, di venir insolentiti, scherniti per la propria offerta di bene. Non è la frequentazione saltuaria o assidua del sacro, non è recitar formule, aver fede riposta sui dogmi, che fa il tuo credente, ma chi ama. Soprattutto chi è scomodo, primitivo, senza costume, e fa paura perché non come noi. Se io non ho l'amore, ogni ricchezza che mi proviene dall'osservar regole e consuetudini è un di più che fa peso, soma. L'amore non appesantisce, libera l'anima, ché si inazzurri fino a raggiungerti. Mai bisogna perdere tenacia nell'attesa fiduciosa di te, la speranza che tu e il figlio tuo veniate palese. Il futuro viene, ma non come ripetizione del passato, non è ripetizione di luoghi comuni, pregiudizi fondati su idee antiquate che giustifichino il rinchiudersi nel proprio saputo e sicuro senza i problemi posti dai diversi per provenienza, colore,costumi, credenze, religione, è novità. Sì, in tanto male il nuovo non può essere che bene, il tuo bene!

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