martedì 14 maggio 2013

Quel che il cuore mi dice







Interrogato ho il cuore, scosso, ché ne uscisse il vero. E la domanda, Hai un amore terreno ancora? E lui, L'ho nei ricordi. Perché così? Questa mia, tu pronuba, candidata con me s'è alle tue stelle. Ecco, allunga le ombre sue la sera e languori porta su questa terra, ma ne sfuggo, ché mi fingo fiorellino d'una radura del bosco tuo incantato, ove solita sei, sole declinando, visitare gli affetti tuoi cari, che poi potranno addormentarsi felici. Sola non sei, altra bianco vestita t'accompagna. Leggiadra è pur ella sui passi suoi e discorre con te amorevole. E' lei proprio, e scalza è come te, e dolce, lieve, posa le piante sue, ché nessun senta il suo peso, che forse più non ha. Un brivido scuote i fiorellini tutti e me, ché doppia carezza ricevo e gli aliti vostri sento sulla corolla, chinate a baciarmi...Ecco, qui favole simili racconto a questa donna, ché ne faccia materia dei sogni suoi, imminente la notte. Ed ella le sue vuol dirmi, e son d'amore, e loro più ci fanno estranei da questo mondo. Ma ella è madre, e alle preziosità del cuore suo resta legata. E' bene rimanga e visiti la radura incantata quando, fiore fatto, da tempo trapiantato lì mi avrai. Ecco, nel mio racconto, tanti nomi pronunci a indicar or quello or l'altro di noi, i nostri veri, quelli che significano di ciascuno la storia. Ed ella li intende tutti e se ne intenerisce, ché nell'amor tuo legge. Ma tutti siamo una sola fragranza, tutti per voi allo stesso modo belli. Lontano s'è fatto il frastuono delle ore dabbasso e mai qui, sotto a greve cielo, filtra del sole giocondo pallida la luce. Fa sempre primavera e noi variopinta la vallea rendiamo e della presenza nostra, essa che di noi ride, profumata è tutta. Ma il sole, roggio, già tutto declina e invita al sonno e così al sogno, stanchi gli uomini in terra rimasti, e noi a sognar di voi... Ecco, tutto uggioso a questo racconto, il mio giorno esser non può. Io la guardo alle piccole incombenze sue di donna, e or sorride alle facezie mie, poi serio di nuovo si fa il volto suo, ché forse ella si interroga sul significato della mia fiaba, che mi dico e ridico, ché piccolo e insignificante vi sono, ma amato. Esso per me ancora è tanto bello che quasi portarmene vorrei altrove il ricordo. E' lei, sai, che con le storie sue d'amore e con le bagatelle, che s'inventa da farmi credere indispensabile a risolverle, che qui mi trattiene. Pretende su tutto il mio consiglio e poi credo faccia a modo suo. E' fatta così. Ma il legame nostro non è fatto più per questo mondo, i cuori nostri, innamorati, etereo lo fanno, e tutto il nostro mondo di due è d'azzurro colorato e tu visitarlo puoi, e ti piacerà. E la rassicuro, la ricorderò, se tu d'andare mi chiedi. E allora ti dirò. Giovane timida era e bella coi capelli suoi lunghi castano scuri e mi molceva il cuore. Poi donna sicura a far conforto al declino mio del calore suo. Attenta sempre, amorevole, dolce. Tranne che la gelosia di altre femmine non la prendesse. Ma più bella nei crucci era e adorabile pur negli inevitabili rimbrotti. Come scordarla potrei! Distratto dagli occhi suoi non m'hanno i tanti luccichii di lì, e gli occhi tuoi belli ora ai suoi mi rimandano... Oh quanto ancor distratto mi sono, prefigurando con te il destino mio, e quanto ancor ella s'è lasciata incantare sul far della sera in un giorno di primavera! Starò con te ad attenderla fin quando chi qui l'ama, la lascerà fino a noi volare.

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