giovedì 16 maggio 2013

Parole, pause











Parole, poi pause di silenzio, ma che pur dice, parla a cuore di te innamorato. Sì, tu parli a questo cuore anche senza parole. Sempre dir mi vogliono gli occhi tuoi, che, amorevoli, sol per me paiono voler esser anche pietosi! Sì, novellando mi sei venuta nei sogni e poi hai taciuto per tempo che pareva interminabile. Ho frainteso, pensandomi solo, da te lasciato solo. Ho sbagliato, sempre tenerezza hai per me inesprimibile e il cuore mi si disfa nell'ascoltare anche il tuo silenzio apparente. E se la mente nulla ritiene delle parole tue e solo ne rimane dolcezza e il calore della tua voce, tu, se taci di noi pensosa, lascia mi parlino il sorriso e gli occhi tuoi, per questa donna! Non son forse già mite e umile nel cuore, non amo solo questa tua vicaria, e non ne capisco forse l'amore, che da te le viene? Ma tutto il mio passato fino a quello assai prossimo va redento. Che, chi se non l'amore lo farà? Sì, proprio quello che da te viene attraverso lo spessore di caligine che qui fa il male e che recettivo cuore ritiene per l'uomo suo. Così, umano divenuto, nel cuore che l'ha non rimane. Che fa? Sa ascoltare altro cuore, sa dirgli, non lo giudica, sa comprendere, e con quello, che dire gli sa, ne lenisce ogni pena. Donne così vengono a noi semplici. Ma non da chi fa gregge e sempre loda eccessivo la condotta del potente, adula sperandone favori e d'appartenere al codazzo suo, non ha ritegno, anzi s'onora. Non da chi pronto si dice al servizio suo e poi, al cambio di sorte, si appropria delle spoglie e degli ormai cenci del caduto. Ma la nostra ci avvicina spesso nella umiliazione, ci aiuta a superare il dolore che ci fa angoscia. C'è anche nell'abbandono della fortuna, quella che fa folla intorno, sì, nella solitudine pure. Quanto diversa è una tal donna da chi fugge via alle minime difficoltà della vita insieme! Falso l'interesse suo, falso quello che dice, falsi più ancora gli arzigogoli dell'egoismo suo di femmina vana. Questa mia non è così. Sa che l'amore vero non umilia, sa tacere. Ecco quest'amore tutto di sé sa donare generoso e lo fa di slancio, senza falso pudore interposto. E questa pur ancora sa sorridermi quando anche, or proprio, pianger l'abbia fatta! Non hai qui per me migliore icona, ti fa specchio, ché mima il tuo fare e il dire e il silenzio del tuo amore, e non sa di farlo! E' mite, è umile. E tu, “inter omnes mitis et super omnes speciosa”, fa che da me più non abbia a soffrire. Sanale gli affetti suoi di cui oggi ha angustia. Amala più e più ancora, più di quanto io possa amarla mai. D'amore è piena, ne trabocca e qui proprio nei sentieri lividi del male, che con me percorrer vuole. Dalle la gioia, che darle non ho saputo. Amala e lascia per me un sol raggio dell'amore tuo. E' lei la buona, sì lo dico ancora, quella che ti imita senza saperlo. E' di te simbolo vivente, fa qui in tua vece ciò che le metti nel cuore. E' ella che da sveglio prolunga il mio sogno e fa che ad occhi aperti, continui a vederti. Io sono stupido maschio, non sapevo che solo l'amore avvicina a te. Piega le cose tutte, ferma su poveri amanti il tempo. L'amore di ora in ora si rinnova, anzi s'accresce fino a riempire di sé già duro cuore. Solo così fa cespo, fa rigoglio il bene, ché esso si fa carità e dono per tutti esser vuole. Sì, muta l'indifferenza in attenzione, partecipazione, condivisione. E se c'è cosa che altro angusti, ecco sua diviene. Ed io? So porvi rimedio? Bene! Non so? Prego! Ecco che fa vera donna, muove alla tenerezza indurito cuore. Fa parlare perfino il tuo silenzio. Pause, ma ora di sorriso, parole sulle vostre bocche, tutte espressioni d'amore che fan dolcezza a questo vecchio cuore!

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