martedì 21 maggio 2013

Come rugiada all'aurora











Viene per tutti un'epoca in cui rivedere la vita tutta, e v'è un criterio di giudizio, il bene realizzato, non le scarse gioie sempre e gli inevitabili dolori. Sì, è l'amore il criterio, ché carità deve essersi fatto. Ma che è la vita per ognuno? Poche cose rimaste, ricordi dolci o amari, solo poveri ricordi! E di che, di chi? Parole non dette, ma nemmeno udite, gesti attesi e non venuti, ma nemmeno tentati, cuori rimasti delusi quasi sempre. Sì, mancato amore, non dato, non avuto, vite perdute, sciupate, occasioni di bene mancate, oppure senza nessun pregio, ché non per il bello, il buono sono state. Bene che pure, bambini, pareva possibile, vicino, da cogliere, sì, garantito a tutti, qualcosa da avere, ma anche molto da donare. Ma poi mal speso il tempo, che quando avvenire era, roseo e sicuro pareva, e poi diventato non pienezza di vita vissuta, ma egoismo, viltà spesso, e noia e buio, mediocrità sì, un appena stare, dare, ricevere, da farci temere che la meta per noi così non sia il tuo cielo, ma il nulla. Ma se solo cadessero dalla mensa dei santi tuoi briciole, me ne nutrirei per farmi un po' come loro, pur ora che alle spalle ho forse una tal vita. Così dalla sicurezza nuova raggiunta dell'amor tuo nonostante lo star mio tanto carente a questo mondo, dir potrei, Non piangere! E a chi? Anzitutto alle donne tutte, le amate dei ricordi miei. Appena o molto. Tutte illusioni del mio cuore! Perché? E' con loro che ho tentato l'amore, quello che quando benedetto e realizzato, può poi divenire carità, cioè partecipazione, estensione del bene conseguito agli altri che il cammino nostro condividono, se la bontà innata nel cuore di ciascuno è potuta crescere a quella fiamma. Difficile, credo, amare tutti da vita solitaria e buia, negletta, senza amore! Ecco per me, la piccola capelli d'oro. Dimmi, l'hai già tra gli angeli tuoi o le fiabe sue or dice ai piccoli dei suoi nati, quelle che a me incantato, raccontava? Ricordi quanto mite era il suo sorriso e come rosato il visetto suo al mio audace bacio, invito a un altro incontro? E poi dovetti perderla... Ricordi la mia fidanzatina occhi neri, dolcezza aveva nelle parole sue almeno quando per me cantava, ma forse anche nei rimbrotti suoi ben meritati, credo, e la persi? Ricordi la soavità d'incanto dell'altra, che or nel vago della mente sua persa mi dicono, e me ne addoloro, calda, appassionata, anelante, e dovetti perderla? Ricordi la piccola della spiaggia e la dirimpettaia d'una estate? Mai motto feci loro dalla timidezza mia, eppure quanto le amai, bambino! Ecco, qui questa mia compagna, la più dolce e soave di tutte, che sempre mi parla d'amore con liliale pudore. E sta nella mia vita, e sta nei miei ricordi, e sta nei miei sogni ancora! Ecco, se triste mi scopre in quest'ultima vita, solo coi ricordi miei per lo più tristi, che proprio perché senza rimedio, torturano e consumano talvolta, ella mi dice, Non piangere, tu hai me! Ma io pianger vorrei copioso, stretto al suo seno per farmene asciugare amorosa le lacrime, ma non sono abbastanza bambino! E parole sue ha per me lievi, suadenti, e olezzano profumo. E' così la donna mia, buona sempre, bella ancora! Gli occhi miei il tempo ha velato e inaridito, e così forse vero piangere non possono, e il cuore mio le amarezze hanno indurito, eppure c'è qui chi lenisce ogni mia pena. Quella che mi venga dalla mia mediocrità riconosciuta, ché né buono, né santo da meritare il tuo cielo, sono stato. Ecco questa mi dice che così non è, che c'è del buono, del bello in me e, lei lo dice, da riempirle il cuore e farlo traboccare. E' bello per me che, pietosa, di questo cerchi di illudermi, ché la mia vita tutta così pare aver un senso. Cercarti in lei e nel mondo, negli altri! Ma che tu donna m'abbia dato per un amore che olio spalmi sue piaghe dell'anima mia, è leggero comprendere che vero tuo dono sia stato, il più prezioso possibile, anche per lo stupido maschio che sono da sempre o forse ora diventato. Ecco ha sanguinato questo cuore che il male ha avvilito, livida la vita tutta fatta. Oh quante occasioni di pianto, falsi sinceri gli amici, false buone le femmine incontrati! Eppure per questo amore donatomi, strappato hai questo cuore dall'onda vorticosa che perderlo voleva e gli hai dato pace. Ma se me ne uscissero lacrime vere, di riconoscenza almeno, e quanto le vorrei!, come rugiada indorata sul viso mi diverrebbero dal piccolo bagliore riflesso dalla luce tua, che pare le esca dagli occhi belli, specchi di piccolo generoso cuore, ché farebbero con la luce loro come il sole che qui di mattino presto, tutte le erbe colora dell'aurora sua!

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