venerdì 17 maggio 2013

L'amore è amore!











Ecco s'apre il cielo e d'azzurro son gli squarci suoi e se ne bea la vista mia, e corron le nuvole grevi ancora, dopo la recente pioggia, lontano, forse ai monti nostri o altrove vanno, chissà!


Son metafora dei pensieri miei. Perché? Grevi sono di simile, forse perché solo formali? No, ma incerti sono sulla meta loro. Sono per te, ma dove sei? Sei oltre questo cielo, con oggi tante nubi che forse a morir corrono ai monti, sei più lontano fra le stelle? Sì, vanno i pensieri miei, ma dove? Ecco, qui tra noi, cenciosi, derelitti, sofferenti. E poi i diversi, gli stranieri, i nemici pure. E poi? Gli esclusi, i malgiudicati, quelli che oggetto son di scherno dai pregiudizi della gente benpensante, ma in fondo pettegola e cattiva. Quella che esclude, separa, giudica, disprezza appunto, perché c'è anche chi ama, ed essa pensa non si dovrebbe, persona dello stesso sesso. Perfino il nostro sommo poeta nell'epoca sua lontana, aveva compreso che questa è variante dell'amore umano. Sono sì per lui peccatori quelli che incontra nell'ultima balza di purgatorio, ma per gli eccessi loro, in schiera diversa da quelli che ecceduto hanno nell'amor loro, invece “ermafrodito”. Quello tra maschio e femmina, giusto per il comune ipocrita pensare. Eppoi c'è ancora di peggio, chi disprezza le donne, e non vuole capire che tu stessa, femmina rimasta, così manifesti il dio. E' una umanità obnubilata questa, ottusa, bigotta, eppure giudicante. Sceglie nella cerchia sua, la ristretta delle frequentazioni sue per bene, i più convenienti alla morale sua distorta, e li chiama amici, mentre per gli altri tutti ha disprezzo! E' questa che meriterebbe il ritorno del dio che allora, nella incrudelita società dell'Israele antico, la fantasia malata aveva descritto come il solo, amante dei suoi soltanto, ma così anche inflessibile tiranno, un dio di vendetta e assai poco di perdono. Io non pregherei un dio così. Pensar così il dio, mette gente contro gente, popoli contro popoli. Giustifica barriere ai diversi e l'odio, non l'amore, che fosca fa la terra tutta e accumula barbarie su barbarie, delitti su delitti. Tu sei la donna celeste, la madre, che fa il dio mio risponder soave ai gemiti di tutti, e se vero è che tu ora tra noi sei, tra noi ultimi, non più rivolto al cielo pregar ti devo! Ecco la misericordia sua, per te sola, vola basso su questa terra amara, ché qui brulicano le creature sue le più amate, di tutto mancanti, di fede pure, ché così ridotte le hanno gli ipocriti tristi. E qui conforta, lì asciuga lacrime o addolcisce il dolore e lo fa con mani spesso impure, quelle di chi lui invita a scuotersi dai propri errori di giudizio, ad abbandonarli, purificandosi col promuovere il bene. Quello che vuole per tutti, nessuno escluso. E questi, rinsavito, via da te non fugge più. Sei tu che ci indichi la via giusta, ché senza accoglienza degli ultimi, i peggiori tra i peccatori saremmo, e ci dici chi è il prossimo: gli aborriti per pregiudizio e falsa interpretazione della volontà tua.


Lo fai in ogni bassura, lo fai in ogni palude morale, quella dei benpensanti di ogni tempo. La carità tua è nuova sempre, è vera divina , è la tua, dolce madre del dio e di noi tutti. E tu non tolleri esclusioni di sorta, non perché si è diversi, non perché si ama diversamente. L'amore è amore! Sempre!

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