lunedì 27 maggio 2013

Dolce nenia canti







Quando l'orrore torna in tutta la crudezza sua, forse novella alba tituba ad annunciar l'aurora sua, trema, incerta se mostrarsi deve ancora su tante sciagure umane e da te attende assenso. Ecco cos'è accaduto, gocciolano le lacrime amare d'una madre disperata. Un demonio s'è fatto un giovane, carnefice d'una adolescente e, feritala, bruciata l'ha viva. Dimmi madre chi peccò tanto da evocarlo, ché il male coagulasse ed entrasse nella mente d'un ragazzo spingendolo a tanto? Non chiama sempre a gran voce il male il peccato di tutti e quello viene? E ora ricoperto ha di putrida fanghiglia i solchi di speranza, che il bene aveva seminato e irrorato per quella ragazza! Oh quante aspettative di vita e d'amore cancellate, negate, e l'anima sua forzata a varcar anzitempo la soglia che fuori dal tempo mena! Consola sapere che è dove il profumo tuo respira? Ma pur verrà al fine il perdono da tanta gente offesa, se agognato sarà da chi tanto spregevole s'è reso. Ecco allora l'amore del figlio tuo anche questo orrore cancellerà e a tutti, anche alla mente sua malata, la pace ridarà. Turbata è oggi la gioia di vita di tanti coetanei suoi e forse tante anime semplici sgranano gli occhi per cercar luce, ché assai greve sembra il cielo pur lì oggi sereno. Ma sono solo delle anime accorate le ombre, allora “quisquis suos manes patitur”, pur tornerà al fine per ognuna la luce! Sì, apparenza labile ha ora il bene, come un riverbero di luce sull'acqua scura del mare che fa metafora a tanto male. Ma pur c'è e crescerà! E le anime di questi ragazzi riconquisteranno la libertà, sì le anime loro si riapriranno alla fiducia, alla speranza, alla vita sotto il tenero tuo sguardo, dolce madre di ogni dolcezza. E intanto ti mostri alla fantasia mia nella bella tua persona..., seduta ora sei e sulle gambe tue stanno due bambini, il figlio tuo che sempre "parvulus" per te si fa, se l'occasione gli è data, e la poco più che bambina mo mo arrivata. Tu al tuo seno li stringi ché paura più non abbiano e canti loro dolce nenia che il sonno e l'oblio concili. E facciano tutti silenzio, io pure, ché addormentati si sono or ora insieme!

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