venerdì 23 novembre 2012

Un canto solitario







Oggi che il sole tutta la boscaglia indora, alla sosta tra gli alberi udir potresti raro canto accorato d’uccello solitario e ne verresti incantata se con me fossi, come io ne sono. Perché lo fa? Distratta la compagna sua da altre cure presa, o forse disinteressata al momento del tutto ad approcci d’amore, ché non è tempo di far novello nido, né di prologo d’amore. Se così, allora che fa questo cantore su questo leccio nascosto, che ora acute note per l’aere terso spande, e poi un po’ sosta, forse di altro cantore lontano attendendo risposta, ma né io, né lui forse, ne sento alcuna, e poi ancora riprende melodia solitaria d’amore? Sì, ne è ben lontana l’epoca e competere non deve il canto suo con quelli rivali e l’amor suo, per ora smarrito o distratto, forse ritroverà solo riaffacciandosi primavera. Ma ora a chi o a che canta? E non succede di simile a me? Tu presa sei dalle cure tue, che forse solo brevi momenti d’abbandono ti consentono, e io non so coglierli e quel che simile a canto di solitario uccello, l’amore mi detta al cuore, resta forse inascoltato. E come per quest’uccello e l’indifferente compagna, che di noi fan metafora, ché apparente il suo canto è perso, ché a me solo qui par far delizia, ché compagna udir non può il verseggiar suo languido o non vuole, così fa palpiti vani questo cuore e le parole che ne traboccano, come in voce canzonata espresse, tu forse non odi o non vuoi, ché dalle incombenze tue talora non ti distraggano. Nostalgia mi fanno della donna lontana, rimpianto della primavera nostra, che non più sarà, mentre le cose tutte qui l’attendono novella. Ma,meraviglia, accoglie questo cielo il canto languido d’amore del solitario cantore e i sospiri miei pure e so che ovunque sia la donna mia ne fa specchio con gli occhi suoi, inazzurrandoli. Così mi piace pensare che a lei vadano queste note languide e i languori miei di innamorato, che questo cielo suoi fa, se ne appropria, ne fa colore e li trasmette a chi l’ama ed ama. E t’ama questo tuo cielo e così questo cantore amoroso il canto suo appassionato è a te proprio e alla mia che indirizza ignaro, ché per vaga bella del cuore suo improvvisa questa melodia. In tre così innamorati siamo di voi due, ché l’una amando l’altra donna s’ama! Sono le sue parole tutte appassionate e mi chiedo, te ne ho mai dette di simili nel mio povero linguaggio umano, nel recitativo o cantandole? Avrei dovuto, almeno al tempo delle mie prime illusioni, quando certo bambina, con me bambino, t’eri fatta per non perderne alcuna e dell’ingenuità loro meglio apprezzarne l’incanto. A chi le ho dette, a qual cuore le ho balbettate, per chi le ho sprecate? Ma or questa donna mia ascolta le canzoni mie d’amore, ma piccoli non siamo né ingenui, ma sicuro un giorno avremo la stessa età, quando, dove? Quando chiamare vorrai l’amore nostro alle tue stelle, maturo il tempo suo forse già. Ecco, lei si fa attenta alla voce mia e brevi brani nel vernacolo dei poeti nostri e musici le sussurro, quando? Quando più recettiva mi pare e mi sento canoro, io allora le ripeto quelle melodie antiche e lei trova la voce mia calda e intonata e so che il cuor suo le canta all’unisono. E tu? Non m’hai forse detto, raccomandandomi l’amore per questa donna, che tutto quello che le avrei fatto di bello e di buono sarebbe stato per te? Allora ascolta la canzone mia d’amore, te la veicola questo canto accorato d’uccello, che spande l’armonia sua tra queste frasche, ché si profumino le note sue alle inflorescenze di rosmarino ed erica prima di salire al cielo, avido di tanta melodia. Ecco, le note sue all’aria vanno e su le porta il vento dolce, cariche dei pensieri miei senza parole, senza peso, senza importanza forse, ché solo richiamo d’amore sono di un innamorato per il quale più tempo forse non hai. Ma come la bellezza di questo canto, cui affido la mia povera melodia per te, ché pur canta questo cuore innamorato, perdersi non può inascoltata, tanto è sublime, così se è per te, le note sue devono raggiungerti,ché le fa sue il tuo cielo e d’azzurro le colora. Perché parla, canta questo cielo innamorato! E a te certo riesce tradurre le variazioni del suo colore in note armoniose e mi piace pensare che anche la donna mia lo possa, a lei donata tal virtù d’ascolto. Allora pure io così posso carezzarti il cuore e lambire il suo lontano, i languori del mio affidando a queste note! Ma intanto velati ho gli occhi, ché tristezza mi fa questo canto, sapendo la donna mia oggi più lontana. Ma tornerà e tu con lei! Ma intanto vi dico, guardate il cielo!

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