mercoledì 21 novembre 2012

Un amore sognatore







Come quando sulla spiaggia, ora deserta, vedi bambino aquilone condurre e correre, ché dalla corsa sua prenda vento che lo sostenga, finché corrente d'aria che su salga lo porti sempre più in alto fin alle nuvole sognate, ché a quelle altezze e oltre vorrebbe andasse, e spago gli dà se sente tendersi il filo a volergli sfuggir dalle dita, e pur giù rimane dopo tanto correre, ma il cuore con quello va, così di simile faccio io. E la farfalla che conduco a far vago volo sopra i pensieri miei per te, più e più si innalza a cercarti, mentr'io per te certo novello bambino, sulla spiaggia deserta dell'anima mia corro, ché quella ne prenda vento e non crolli il volo suo ai pensieri bassi, cupi d'angoscia, che il silenzio tuo spinge a venir fuori dalle latebre, che quelli attoscate hanno, più riposte del cuore. Lungo e breve a un tempo l'arenile della mia corsa solitaria, lungo tanto che luogo bastevole a contenerli trovino i tanti miei pensieri per te, ma pur tanti da ripercorrere tutti nella metafora della corsa, in fretta ché la mente non se ne distragga da continue altre sollecitudini presa, ma pur tutti affollati, accalcati, stipati nella pur breve distesa che correre essa può per il tempo breve che le resta di questa vita. E già mi s'avaccia il cuore e ne ho bolso il fiato più che di corsa fisica si tratti, perché ansia mi prende notando di quanto spago, di quanto desiderio ho pur liberato il mio aquilone, pur trattenendolo ancorato al cuore mio, ché non fugga alle stelle senza con sé questo mio portare. Oh quanto poco spago hanno ancora le mani che lo trattengono e quanto alto di volar quello chiede! Come farò? Staccarmi dovrò da questa bassura, salire ai monti dello spirito e poi? E poi tu vedrai vaga farfalla che al lungo filo che le pende reca appeso un cuore. Essa è l'amore che m'ha rapito, l'altro che reca con sé è lo scrigno dei miei pensieri per te, le tante parole che mi traboccano da dentro. Quelle stesse parole che dico e ridico a questa donna, raccontandole le mie storie , favole di bambino per una in fondo pur'essa bambina, che sempre attenta ne è, come se vero prestasse le orecchie sue per il tuo ascolto, e tu per gli occhi suoi vero mi guardassi, il brillio dei tuoi prestandole a far belli i suoi sotto le stelle. Vedi quante illusioni di te ha per lei questo tuo eterno bambino! Oh quanto fortunato son che una disposta sia all'ascolto e imprigioni nel suo cuore le mie parole per te! Come fanno i soli per natura o per destino a sperare che non si perdano le parole della preghiera loro nell'immane spazio, che si è frapposto tra noi e la bontà del dio, ripieno di dubbi, paure, peccati? Ma forse femmina attenta doni ai soli meschini, quelli che dubitano delle capacità recettive tue delle istanze loro, ché le credano da quei cuori amplificate. Oppure quando troppo inspessito spazio separatore s'è frapposto per lor difalta, da vero attenuarne i gemiti. E' allora che occorre che altre orecchie li recepiscano e te li trasmettano ben più puri cuori. E, mi chiedo, che più di quelli di donna innamorata possono? Ecco io mi sono debole così, non mi posso star solo, dubiterei di te, frapponendo nuovo spazio a separarci, spesso, untuoso, gommoso da respingermi, stipato d'angoscia e buio, che mi si farebbe intorno come quando scoprirmi dovetti, bambino, solo nella vita. Ecco, tu sai questa mia debolezza, nulla mi fa spavento di più, nemmeno le vessazioni, e tante ne ho subite, nemmeno il dolore, e tanto amareggiato m'ha fin da bambino, quanto il rimanere senza questo tuo angelo buono. Finirò mai di lodare questa donna? Non posso, ché è di te che dico, lei lodando! Ma io non esagero se dico che, di tue grazie piena, vero angelo era ragazza, ma le ali ha dovuto perdere per potermi ricambiare amore. Un amore vedi che non ci lascia e chiede d'esaltarsi là fra i mille e mille brillii tuoi. Ma se di nuove ali è degna, da te le avrà, e sicuro mi ci condurrà, vera farfalla cui legato ho questo cuore, leggero pur stipato di tanti sogni! Oh quanto bello è questo nostro amore sognatore!

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