lunedì 12 novembre 2012

Dir favole







Sai, io mi son uno che favole dice alla donna sua e tu sempre la fata ne sei. Perché lo faccio, vero so? Voglio forse che con me evada nel sogno, ché duro è il presente nostro e meglio per noi sia ripiegare nel passato, che pur mo fa nostalgia e tanta ai nostri cuori? Sì, dev’essere così! O forse perché penso che il nostro avvenire, qui in misero pellegrinaggio, sarà tanto ancora, e che per renderlo docile al sentimento nostro, pur occorra addolcirlo col linguaggio mellifluo della fiaba? Ma non verrebbe comunque il momento del risveglio che le fiabe tutte dissolve? Allora mi chiedo, è forse invece che lo faccia ché così si può essere dimentichi di ogni preoccupazione terrena, pensando che tu, madre delicata e sollecita, provvedi comunque ai piccoli tuoi? Ma,ancora mi interrogo, la realtà che viviamo è poi così brutta e triste, che annullarla, distruggerla vorrei perché mi fa risentimento, ed esimerne un po’ questa donna, e non trovo di meglio che a schermarla, sia trasportar lei nell’irreale? Sì, da volerla reinterpretare, e sol per lei, in chiave fantastica! Ma io credo e lotto perché continui la mia bella favola con lei, forse pensando che il mondo nostro non è da subire passivamente, ma va modificato, pure precorrendone la trasformazione, in bello e buono possibili, col sogno. Io non nego affatto a vita di qui le crudezze sue e che feroce è quest’aiuola e non fuggo nella mia intimità in cui solo lei invito, gli altri lasciando fuori. Non m’affretto forse, deserto dovendo traversare con tanti compagni, all’oasi confortatrice pregustandone la frescura, pensando che se tu nel sogno con noi cammini, ci elargirai pietosa l’aiuto tuo materno in tanta aridità disseccatrice? Io non coltivo simili chimere, che la realtà subito sopraffa con la crudezza sua, sono ancora più ingenuo e faccio più ancora e forse per questo pietosa vero largisci al fine l’aiuto tuo di madre. Ma almeno non ho un culto egoistico del mio star solo con lei in uno stoltissimo sistema di vita, sogno di coinvolgerti e così tutti quelli che amo e altri pure. Nulla distruggo, creo sì castelli sospesi ancora in aria, ma, ecco l’ingenuità vera, modifico, preparo l’ambiente che li ospiti edificati nella concretezza, ché dimora diventino già qui per chi amo, e sono tanti, e non solo! E mi prefiguro nella mente ciò che edificare vorrei e ne partecipo quest’anima e tutto dipingo con colori accesi, ma so che è lei che li accende, esaltandomi la fantasia. Ecco proprio così, mi esalta quest’amore, ma non lo chiudo in uno scrigno, solo in una favola anticipatrice di cento concretezze, forse che non saranno mai, qui almeno. E tu? Tu ripassi tra noi, ecco il vero sogno, umile pellegrina del dio, bussi a questi cuori, aspetti, implori di star nel sogno nostro che, svelato, sorridere vero ti fa per la tanta ingenuità. E fata ne vuoi essere di questi sognatori, che garantisca l’approdo già qui o nel tuo mondo alla mia mongolfiera che nell’aria mo mo ancora si libra. Oh quanto v’ho messo! Ma pur alleggerirla dovrò ché voli alto! Ricordi vi sono, rimpianti pure, nostalgie tante del nostro mondo di due, e vi fanno forse zavorra, ma gonfiata è appunto dell’aria dei sogni, aria riscaldata dalla passione nostra, dall’amore, vero fiore della nostra vita! E forse già va oltre le vette di questi nostri monti alle tue stelle, ché sale, sale, non disdegna forse ogni approdo nelle bassure? Ecco, così la mia mente si prefigura la fuga in due alle tue stelle, la colora, la fa palpabile e questa favola bella appesantisce gli occhi miei quando dolce brusio già fa questa compagna che, stanca,forse fin dalle premesse addormentata s’è, dolce per lei il suon della mia voce! E dirai, vissero così, già qui felici e contenti questi due amanti sognatori e che vendetta credette di farne la realtà di qui se non insieme portarmeli proprio alle mie stelle?

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