domenica 11 novembre 2012

L'amore casto







Se letizia n’hai al cuore dalle parole mie, non so, ma lo spero dalla risposta d’amore che ne ha questa piccola donna, specchi i suoi degli occhi tuoi. E vivo io della stessa gioia che do, l’anima avvertendo sgrovigliarsi dalla miseria che al mio cuore fa, e il buio, questo mio tempo ultimo. Sicché più ne do più esso dentro mi rigoglia e ne trabocca questo povero mio cuore. Esuli amanti qui siamo e aspettiamo lo schiudersi della nuova vita. Ma niente spunta dalla nera terra se non in travaglio di pianto e lacrime amare, e come dopo la feconda pioggia alla sua luce sole richiama e ne viene fuori al tempo suo l’odoroso giglio a far profumata la via, simile fragranza spanderà questo nostro fiore d’amore là tra le stelle. E tu sei la pioggia nostra e tu il nostro sole, ché non appena cenno fai, e la risposta tua non può essere che d’amore, più e più ne palpitano questi cuori, ché essi reciprocamente s’esaltano di novello ardore. Che sono le altre gioie di qui se non effimere e figlie del nulla? Le lasceremo alla terra, ché solo la gioia d’amore passar potrà con le anime nostre, altrimenti nude, la cruna d’ingresso alle tenerezze del tuo lucciolaio di stelle. E di simile accadrà alle cose tutte umanamente le più care e sacre, resteranno al di qua, lì inutili orpelli!Sì, la vita nuova donata, si schiuderà come giglio, ingioiellandosi di bellezza eterna. Non vedi qui questi esuli pellegrini d’amore, sbiancati dalla nostalgia del cielo dove certo la mia piccola stella è nata e compagna sua avrà, tu volendolo, fata di questa storia? E’ l’alba appena, dura e agitata ne è stata la notte, e già pregusterei la serenità che mi dà passeggiare tra le tenui fragranze del bosco e i dolci conversari con novelli amici o antichi, ma non vi andrò, ché il cuore mi fa tumulto dentro. Ho pregato, madre, che da questa mia pena mi liberassi, ma scorno poi ho avuto a chiederti così tanto, non ha risposto al santo suo, il figlio tuo, ti basti la mia presenza, e io non ho la tua? Ecco ho tra le braccia questa donna, che non lesina stamattina i baci suoi e tu stai nei suoi occhi belli e tu sei i suoi occhi e io ne ho conforto, e le rispondo facendole carezza e questa brivido le da. Mi chiede ora perché così le risponda nella tenerezza e io, sorridendole, che lo faccio ché delle effusioni sue non si stanchi, ché, pur casto, l’afflato appaga il cuore, assetato! Così quest’amore, oggi di necessità casto, fa preludio a quello che sarà ove tace il tempo. Sì, qui forzoso, lì comandato. Né l’eros di qui ci farà rimpianto, ché è da te la pienezza d’amore, qui larva, lì farfalla. O farfalla leggiadra che le eterne perle del tuo prato visiti, ché ne ridano d’amore al tocco tuo soave, ti prego rimani, fa vibrare di quell’amore questo cuore stanco e vecchio, altrimenti il delirio suo, più lasciarmi vorrà!

Nessun commento:

Posta un commento