lunedì 5 novembre 2012

Il mio ubi consistam







Io non posso davvero dir di te, ecco interim la vedo, interim solo la sogno. E quest'asinello va, trotta verso l'ignoto, un ciuffo di fieno irraggiungibile ha davanti a sé, ma sa che breve è il tempo suo e allora vorrebbe cogliere il giorno, vivere di quel che il presente gli da e contentarsi dei piccoli sorrisi dell'amor tuo, che pur sono, o forse esso solo se ne illude. Perché sempre l'oltre e non fermarsi, non amare le cose e le persone dell'oggi, perché travalicare nell'immaginativo le certezze e i valori pur presenti? Ecco è autunno ormai, sempre più numerose le nuvole che da occaso corrono ai monti nostri e or da basso veder puoi la fatica immane delle onde che si stemperano alla battigia, l'ardore loro è, e poi a breve non più, e qualcuna va più oltre delle altre con corsa più lunga e più spiaggia della spuma sua bagna e poi lo stesso muore, ché la rena sua la consuma. Non c'è un perché etico che vadano così precipitose, corrono in affanno la loro breve vita e non ne sanno il perché, e così di simile paiono accavallarsi quelle del cielo, effimere presenze nella altrettanto affannosa corsa ai monti e per lì più che altrove dissolversi, il lor carico versandovi. Oh quanto pur inutili son questi miei pensieri per te, bella sconosciuta! Oltre ne resti. E pur muoiono su questa tua icona, la lambiscono e nemmeno questo suo mistero colgono, eppure ancora si illudono di cogliere il tuo! E' amarti questo? Oh vero lo fosse, t'avrei già amata come nessuna vantarsi può!Eppure questa piccola mia domina mi rassicura, tu, dice, hai me! Oh sì, ripetimelo una, cento volte al giorno! Dimmelo con le tue parole, dimmelo con le tue dolci movenze, dimmelo con gli occhi tuoi, dimmelo anche coi tuoi silenzi! E' piccola, la trovo bella fuori e dentro, eppure continua a parermi com'è la spiaggia per le onde e le vette del golfo per le nuvole o il ciuffo di fieno davanti a quest'eterno asinello. Io non la so, io non la raggiungo e si frangono i pensieri miei e falsa sublimità mi par la pretesa di non fermarmi al reale apparente e correre verso l'immaginario del più profondo, ché neppure la fantasia coglierne può il segreto che ella racchiude, e svela di sé quel che vuole. Poco, molto, non so, rimane il mio sogno animoso come polla, sorgente anzi, saliente del tuo mistero. E allora questo tuo svela un po'? Ed ella ora che la vedrò, pietosa dell'angoscia mia, forse parrà dirmi, fermati sono io l'ubi consistam tuo, godi ad ora ad ora il fiottar lieve della vita, lasciati andare al giocondo sorriso delle cose tutte nelle loro prospettive sempre novelle e fascinose, non ascolti i maliosi palpiti di un cuore che sta per te solo? Perché quest'ansia tutta tua di trasformarti, di elevarti, di purificarti? Se uomo sei degno del mio piccolo cuore, lo sei per la madre in cui speri, lascia che, le mani nelle mie mani, sereni pellegriniamo al suo cielo. Non si avverte insieme più lieve ogni fatica, e l'ansia non si stempera, e ogni amarezza non si fa più dolce? Ecco ascolta, palpita con noi l'universo all'amore suo, questo che mo mo per noi ella crea, ed esso par inneggi armonioso alla gioia di essere, ed essere proprio per noi, com'ella certo vuole. Allora vivi senza troppo tormento, non lasciarti vincere dall'assillo di soverchie cure, esasperazioni, paure, vivi in sereno gaudio quest'attesa. Vivi di me e per me! Verrà la madre, il dio anche per te, contentati ora di questo solo piccolo ma vero amore, è un po' del suo!


E io vorrò crederle e già, pur ancora da lei lontano, sento la vita che urge e rigoglia già nell'ascesa.


Oh sì verrò e con lei alle tue stelle!

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