lunedì 19 novembre 2012

Saper il tuo nome







Come quando all'inverno l'onda furiosa, detriti, a lungo sballottati, alla spiaggia getta, e verrà chi la rena ripulirà delle indesiderate presenze, così fa l'onda del tempo con i nomi nostri, mutevoli e lievi perfino al fiatar dell'attimo, e li porta nell'aridità delle cose neglette e presto scordate. Così sarà del mio nome che questa realtà triste presto rifiuterà e se ne vendicherà con l'oblio. Ombra quasi è già del nulla, ma qui mantenuto dal solo amore, tuo e della piccola donna mia, e ne fate per esso solo, nome di luce, impedendogli che diventi già ombra e fioca eco, vibrante nei cieli da lontananze infinite a cercar risposta da te, affinché lo pronunci per dargli vita novella. E del nome tuo nulla so. Chi sei, bella sconosciuta, che invoco da mane a sera? Mi chiedo, e mi rispondo, quella che venuta è nei miei sogni, e fata è voluta rimanervi delle favole che mi dico nell'addormentamento, come la madre mia mi insegnò, ché del buio più non temessi il mistero, le stesse che talvolta dico a quest'amore, reinterpretando la realtà ben misera, colorandola di fantasia, riscaldandola di passione. Oh questo piccolo amore, che approdar mi fa in un mondo docile alle richieste mie e che labile e indistinta fa questa realtà dura e triste, chi me lo toglierà? Mai me ne vorrò risvegliare, mai vorrò che la fiaba sua finisca. Ecco fa specchio questa tranquilla polla della superficie sua, che alito alcuno increspa, è come la donna mia che fa specchio di te, e poiché già l'immagine tua bella agli occhi miei rimanda, fare non potrò nel culto apparente delle mie chimere, come Narciso, che, contemplando il sembiante suo allo specchio di una polla, se ne innamorò, dimenticando sì del mondo la pena, ma così si distrusse, ninfa del bosco invano per lui sospirando. Io non dimentico, mi astraggo talvolta dalla realtà del mio quotidiano e mi ripiego nell'intimità mia. Lì ci sei tu, più che nelle cose, ora tutt'intorno a me in questo bosco, triste un po' d'autunno, e lì questo piccolo amore porto tra le nuvole e oltre. O sì, direi di me, per farmi interessante agli occhi tuoi, io mi son uno che vive d'amore, del tuo e del sogno di questa piccola donna, con lei nella gioia, con lei sola nel dolore. Ecco io la porto dove dislaga all'infinito l'orizzonte, più che sulle montagne del golfo ci trovassimo, un posto speciale che ho nella mente e nel cuore, in cui le anime nostre s'aprono, impennano le ali loro e spaziano, inazzurrando per i cieli tuoi interminati. Ma come ti chiameremo, ché tu venga e ti mostri? Diremo, vieni bella dei sogni nostri, vieni fata, occhi e capelli neri? Basterà? O sapendoti e sperandoti la divina, la madre del dio, diremo il nome convenzionale tuo? Perché a noi, che sublima amore, non dici quello con cui gli angeli ti chiamano? A quel nome tutto ci palpiterà nel ritmo riconsacrato del tuo amore e la nostra povera umanità indiandosi sublimerà alle tue stelle, non è quel tuo nome, quello dell'amore eterno? Non porta esso dove la verità risplende, dove rigoglia il bene, dove l'innocenza sorride? O diccelo, languidiremo nell'ascoltarlo e i cuori nostri, che t'amano, estasieranno a labbreggiarlo! Diremo allora, aspra s'è fatta l'ora, mai possiamo saziarcene di ripeterlo e di gustarlo, avidi in tenerezza d'amore, palpito dopo palpito vibrando per lei sola, la bella del cielo, i nostri cuori! E a quel nome s'inchinerà l'universo tutto, innamorato! O sì, pronunciarlo in umiltà, sentirti presente a lampeggiare amore dentro di noi! Sublimità da angeli!E non lo siamo! Ma in questa speranza pur si cheta il balbettio delle mie labbra, la mia incessante preghiera, ma fa gemiti ancora questo umile cuore, di te innamorato!Li odi tu? Dicono, amore! Ti chiamerò così.

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