Quando
fumiga il male dai fondi corrotti delle sue dimore, in cui tenta di
relegarlo l'amore, la vista del cuore s'annebbia e ne perde, ne
soffre, la tua verità, l'evidenza sua venendo meno. E il desiderio
d'amor puro, quello che sincero l'ha cercata, e così t'ha trovata,
sente che gli sfugge e tutto disorientato ne resta nella delusione
sua. E forse ascolta l'anima il gemere tuo per la perdita sua, ma le
pupille sue sono offuscate e nulla di te veder possono. Forse è
vicina, forse s'è relegata lontana, si ripete ansiosa, e nessuno può
aiutarla, ché la verità si testimonierebbe da sola a chi l'ama, ma
l'amore per te s'è annichilito! Tanto può la cattiveria, che più
esprime il male, quella di qui, che nessuno esenta dalle conseguenze
sue, e le parole sue, blaterate senza vergogna, restano nube greve da
far impura tutta l'aria e non se ne respira che morte e non solo la
spirituale. Carenza, falta di respiro mi fa, di vita, di sogno, di
te, e perdo il coraggio di sopravvivere qui. Non ne ho più la
volontà, so che il sole c'è più in alto, tu ci sei,ma quelli di
qui non si arrenderebbero, ostinati d'egoismo, avidi del denaro che
lo nutre, neppure alla luce sua e m'attaccano la malattia loro, la
sfiducia nelle cose celesti. Sì, circondato sono da testardi
maligni, che l'amor tuo negano in una ostilità preconcetta e la
vacua vanità dell'ignoranza del bene, va pettoruta delle banalità
sue, spacciate per distillato di umana sapienza. E qui però non
molti gli ignoranti di quella sapienza, dico quelli che invece creder
vogliono alla possibilità dell'amore e della gioia che ne viene! Ed è
una dicotomia questo mondo, ma pochi gli accaparratori di successo,
molti i diseredati, i falliti nella scalata alla fortuna. Ma i
fortunati sì parlano, ma non dicono nulla, non significano nulla,
eppure fanno strapotere, o meglio lo fanno i mezzi loro, quello del
gregge dei furbi gaudenti di qui, sempre novelli porci d'Epicuro!
Spadroneggiano sui più, li illudono, ma raro li accolgono nella
cerchia loro, qui non solo quasi sempre si resta poveri se poveri, ma
negate sono molte possibilità di felicità, questo è un mondo
ingiusto, e disponibile sempre, elargito a mani piene dal male, è il
dolore e le lacrime sue. E quelli della ricchezza e del piacere che
ne sanno ricavare, sempre sfruttano i meno fortunati che ne restano
gabbati e i gusci di lor valve aperte depredate del succoso
contenuto, sono da gettar via. Sì, vero tali le persone usate, son
come morte, il meglio di sé perduto! E io sono impotente di fronte a
tanto strazio, ché è difficile aiutare chi s'è illuso dei
luccichii, sperando tra gli ilari di venir accolto. E si ripetono, è
quella la vita vera, è lì la felicità, la luce e il caldo suo e
per poco ci son sfuggiti! E così pensando, è vero che fuori da quel
mondo negato, ma quasi sempre giudicato mancato per poco, ci sono
solo amarezze, disagi, buio e freddo, tanto freddo. Ecco io non so
come mostrarti a gente così ridotta, persa nel rimpianto di quanto
appena sfiorato, ma invero proibito, non potuto raggiungere per
difalta di chi già ne godeva. Servirebbe una favola più bella,
allettante, e che facile abbia l'ingresso nel mondo suo, e non so
trovarla! E io stesso dovrei raccontarmela, ché sono tutto
immeschinito, sfiduciato e la compagna non sa come cacciarmi fuori da
quest'abisso di tristezza. E da questo tempo tanto grossolano fuggir
vorrei e dalla parte opposta, correre , regredire a bambino, anzi a
prima dell'infelicità che quell'epoca m'ha portato con l'orrendo
male suo, a stare nell'utero della madre, o a prima ancora nel sogno
suo. Sì, quando del mio bel fratellino tutta contenta era e
s'augurava che di simile le potesse ancora nascere dall'amore del
compagno suo. E' fuga questa? Lo sembra, ma è invero miracolo, un
miracolo di vittoria. Perché?
E'
un tentativo estremo di recuperare l'amore, perché tu sei nel tuo
eterno presente e io ti raggiungerò certo nel mio futuro, ma io ho
bisogno di te ora e da qualche parte prima di questo disastro di
tristezza devi pur essere e io tanto andrò a ritroso fino a
ritrovarti. Ecco, questo mio corpo il tempo vuol far vecchio con i
tanti problemi dell'età, ma se tu star nel mio cuore vuoi, aiutami
nel recupero di quanto smarrito ho e dammi la forza di donarlo agli
altri, è poco il mio tempo! Tu sei il bello, tu sei il buono, è te
che occorre gustare, sì concepire il bene e saperlo dire, far
toccare, accarezzare, assaporare. Non è tutto amaro quel che c'è e
io ti renderò accessibile, tu sei il sogno di tutti, e se tu mi
aiuti a dirlo, ecco tu stai appena dopo le mie parole, appena sotto,
appena oltre, insomma appena il partecipare il mio stesso sogno. E in
questo io son daccapo piccolo e non sta con me Or, la bambina che
sempre con me star vuole, ma proprio questa compagna, lì sognata, lì
voluta, lì portata, lì amata. E' vasto questo prato della corsa
nostra, fiorito tutto. Io le do la mano e il mio passo adeguo al suo,
ma poi stanchi siamo e facciamo, sdraiati sull'erba, il gioco delle
nuvole. Oh fantasticare sulle nuvole, come solo da bambini si sa
fare! Ecco, questo è un sogno ricorrente per me, ma non esclusivo di
noi due e vorrei che a tutti di simile accadesse, si dischiudesse il
mondo fantastico che c'è in ciascuno, sopito. E' lì solo che sei,
che mostrarti puoi,ché altrove sei il “deus absconditus”, è lì
che ci si inabissa nel tuo amore e si va verso il cielo! E le forme
di volta in volta attribuite alle nuvole evanescenti verso l'alto dei
nostri monti, sono animali fantastici, sono personaggi di fiaba, ma
tutti fan prologo al tuo mondo che viene, dove si entra incantati
come ai soli piccoli può accadere. E' un mondo di boschi canori, di
radure aulenti di erbe e di fiori al sole e di farfalle ondeggianti,
poi è sotto manto tutto di brillii, di stelle, no di lucciole
frementi d'amore. E tu lucciola di questo cuore sei e dentro ora mi
ripalpiti amore, allora rendilo come trasparente, ché tutti se ne
innamorino, lascerò che lo prendano, lo rubino e lo conservino come
il solo bene da tener geloso, mi rifiorirà!
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