Penso
che le comuni parole, quelle espresse per fonemi per la comprensione
propria e degli altri e le frasi che ne vengono costrutte, non siano
mai le vere formulate, quelle che la mente crea da sé di getto a
esprimere una sensazione, un fatto, un giudizio, e la interpretazione
di un accaduto. Sempre esse ne vengono fuori come sbiadite, se non
talora distorte, forse solo attenuate nell'intenzione primigenia, ma
che quindi non sanno ben dire quel che dentro è rimasto celato, con
inefficacia di ascolto quasi sempre e incomprensione talora, fossero
anche solo per le proprie orecchie dette. Così talvolta io non mi
dico, né m'ascolto, eppure ho qualcosa di importante, qualcosa che
mi grida dentro e mi preme e mi fa miseria, ché accorato ne ho il
cuore, soggiogato, e io non so dirmelo e non so dirtelo, madre cara,
eppur quanto lo vorrei! Sì, ho il cuore scosso e mi freme tutto
dentro, eppure non è il balbettare solito, compulsato dal male
suo, è cosa nuova e ben saputa allo stesso tempo, e m'agita e mi fa
più ansioso, anche se è sonnolenta quest'aria di primo autunno
sotto greve cielo mattutino. E la natura tutta mesta, e così anche
più fascinosa, par s'occupi tutta nella lenta e inesorabile caduta
che tutti spogli farà gli alberi, ma anche assorta è in un silenzio
che la fa come muta d'amore, come qualcosa attenda, che non venga. E
le foglie cadute mi scricchiolano sotto passi lenti e grevi e alle
cose tutte caduche di qui richiamano e per contrappasso alla potenza
delle cose immutabili, alla forza delle cose pure, là dove, madre,
vivi d'attesa e di sospiri. E così ti vedo attendere e attendere chi
non viene e ne ho pena, ché tutta pensierosa sei nel mio vedere,
assorta nelle domande e nel cercar risposte, la fronte aggrottata e
inquieti gli occhi cercare, ansiosa, fragile di ansie tutte umane. E
del come mi nasca questa sensazione e il dolore che ne ho non saprei
ridirlo con parole umane, ma tu sai ben leggere pur i cuori
forzatamente muti. E mi sento assai misera creatura ancora più
smarrito e mi preme dentro, e non sa uscirne, la nostalgia della
compagna lontana e mi fa più dolore, anche se solo questa brev'ora
forse di sonno o di noia da lei mi separa, e idee assurde me ne
vengono, ché la tristezza, che mi prende tutto, suggerisce languida.
Ed è di poc'anzi l'immaginarla minacciata dall'angelo nero e che io
te ne gridassi la mia protesta disperata e a urlarti mi son visto che
non l'avrei lasciata andare sola! Ma non timoroso ero che si
smarrisse nella lunga via alle stelle, ché un angelo va per istinto,
ma ché paurosa la so d'ogni novità, che non mi veda accanto a
conforto suo. E poi in sicura pena la vedo lasciarmi solo e
disperato, selvaggio io dei luoghi di qui pur consueti, ma come
estranei divenuti nei lor momenti allora solitari, inadeguato,
impreparato a questo mondo tutto da viver da solo, lasciatovi bambino
impaurito, stordito da ninnoli di illusione che lui stesso con le
tante sue parole di desiderio sovraccarichi di belletti luccicanti.
Ecco così, rabbioso delle paure mie mi son trovato stamattina nelle
secche dell'egoismo, daccapo chiuso in un orizzonte terra terra,
strettovi da angosce di sempre e da questa tutta nuova, che le altre
tutte ha immeschinito, tanto m'accora! E dalla cerchia in cui mi
stringe quest'ora angusta che ti dirò malamente? Dirò: addio cieli
che la pupilla slargano speranzosa di luce, addio tramonti
rosseggiati dalla speranza di domani migliore, addio notti stellate
di lucciole frementi amore, addio sogni antelucani di bello, di buono
da condividere con la compagna dolce nel luogo dell'amore. Addio! E
le tue parole dolci di madre venirci pur fioche dalle lontananze
inaccessibili dello spirito, ma incontaminate, frementi di speranza,
di impeto di conquista, di certezza di vittoria . Addio! Ora lo so
per certo, perduta lei, è perdere il sogno, è l'inutile affannarsi
per un pezzetto di cielo, ché sola non lascerò che vada, e lei pur
andrà, ma io forse non potrò seguirla, per poco, per più di un
poco, sarà pur sempre un'eternità! Sì, vapori di morte
m'ondeggiano tutt'intorno, grevi come quest'aria, che or tutta persa
come attoscata pare, e m'è preso un brivido e tutta essa tremar ne
pare, empatica. Deluso, stanca la mente, m'è venuto il cattivante
desiderio della morte. Oh madre, oh vita!
Nessun commento:
Posta un commento