sabato 29 settembre 2012

Desiderio d'autunno


Penso che le comuni parole, quelle espresse per fonemi per la comprensione propria e degli altri e le frasi che ne vengono costrutte, non siano mai le vere formulate, quelle che la mente crea da sé di getto a esprimere una sensazione, un fatto, un giudizio, e la interpretazione di un accaduto. Sempre esse ne vengono fuori come sbiadite, se non talora distorte, forse solo attenuate nell'intenzione primigenia, ma che quindi non sanno ben dire quel che dentro è rimasto celato, con inefficacia di ascolto quasi sempre e incomprensione talora, fossero anche solo per le proprie orecchie dette. Così talvolta io non mi dico, né m'ascolto, eppure ho qualcosa di importante, qualcosa che mi grida dentro e mi preme e mi fa miseria, ché accorato ne ho il cuore, soggiogato, e io non so dirmelo e non so dirtelo, madre cara, eppur quanto lo vorrei! Sì, ho il cuore scosso e mi freme tutto dentro, eppure non è il balbettare solito, compulsato dal male suo, è cosa nuova e ben saputa allo stesso tempo, e m'agita e mi fa più ansioso, anche se è sonnolenta quest'aria di primo autunno sotto greve cielo mattutino. E la natura tutta mesta, e così anche più fascinosa, par s'occupi tutta nella lenta e inesorabile caduta che tutti spogli farà gli alberi, ma anche assorta è in un silenzio che la fa come muta d'amore, come qualcosa attenda, che non venga. E le foglie cadute mi scricchiolano sotto passi lenti e grevi e alle cose tutte caduche di qui richiamano e per contrappasso alla potenza delle cose immutabili, alla forza delle cose pure, là dove, madre, vivi d'attesa e di sospiri. E così ti vedo attendere e attendere chi non viene e ne ho pena, ché tutta pensierosa sei nel mio vedere, assorta nelle domande e nel cercar risposte, la fronte aggrottata e inquieti gli occhi cercare, ansiosa, fragile di ansie tutte umane. E del come mi nasca questa sensazione e il dolore che ne ho non saprei ridirlo con parole umane, ma tu sai ben leggere pur i cuori forzatamente muti. E mi sento assai misera creatura ancora più smarrito e mi preme dentro, e non sa uscirne, la nostalgia della compagna lontana e mi fa più dolore, anche se solo questa brev'ora forse di sonno o di noia da lei mi separa, e idee assurde me ne vengono, ché la tristezza, che mi prende tutto, suggerisce languida. Ed è di poc'anzi l'immaginarla minacciata dall'angelo nero e che io te ne gridassi la mia protesta disperata e a urlarti mi son visto che non l'avrei lasciata andare sola! Ma non timoroso ero che si smarrisse nella lunga via alle stelle, ché un angelo va per istinto, ma ché paurosa la so d'ogni novità, che non mi veda accanto a conforto suo. E poi in sicura pena la vedo lasciarmi solo e disperato, selvaggio io dei luoghi di qui pur consueti, ma come estranei divenuti nei lor momenti allora solitari, inadeguato, impreparato a questo mondo tutto da viver da solo, lasciatovi bambino impaurito, stordito da ninnoli di illusione che lui stesso con le tante sue parole di desiderio sovraccarichi di belletti luccicanti. Ecco così, rabbioso delle paure mie mi son trovato stamattina nelle secche dell'egoismo, daccapo chiuso in un orizzonte terra terra, strettovi da angosce di sempre e da questa tutta nuova, che le altre tutte ha immeschinito, tanto m'accora! E dalla cerchia in cui mi stringe quest'ora angusta che ti dirò malamente? Dirò: addio cieli che la pupilla slargano speranzosa di luce, addio tramonti rosseggiati dalla speranza di domani migliore, addio notti stellate di lucciole frementi amore, addio sogni antelucani di bello, di buono da condividere con la compagna dolce nel luogo dell'amore. Addio! E le tue parole dolci di madre venirci pur fioche dalle lontananze inaccessibili dello spirito, ma incontaminate, frementi di speranza, di impeto di conquista, di certezza di vittoria . Addio! Ora lo so per certo, perduta lei, è perdere il sogno, è l'inutile affannarsi per un pezzetto di cielo, ché sola non lascerò che vada, e lei pur andrà, ma io forse non potrò seguirla, per poco, per più di un poco, sarà pur sempre un'eternità! Sì, vapori di morte m'ondeggiano tutt'intorno, grevi come quest'aria, che or tutta persa come attoscata pare, e m'è preso un brivido e tutta essa tremar ne pare, empatica. Deluso, stanca la mente, m'è venuto il cattivante desiderio della morte. Oh madre, oh vita!

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