Ecco,
mi chiedo, ha legge il male, cioè segue sue regole arcane nelle
manifestazioni sue e segue criterio nella scelta di chi colpire? Ha
freno il male, cioè c'è qui chi o che di valido gli si oppone, chi
lo conosce a fondo e sa come schermare, far scudo, chi ama e sé?
Esiste chi, in onestà scrupolosa, sfrutta tutte le conoscenze
attuali e le risorse per prevenirlo o estirparlo, insediato che sia,
da corpo o mente? Ha qualche pudore il male, risparmia le età
estreme le più indifese ed esposte dalla immaturità o precarietà
delle difese di mente e soma? Sì, ha delicatezza con i piccoli e li
porta via col minimo dolore e pianto, ha pietà dei vecchi, ne
abbrevia rapido le sofferenze? Ha misura, gli si può porre un
limite, un freno? No è solo una vergogna lebbrosa quel che fa ed
essa divora questo mondo! Ghiaccio fa con i lutti suoi in noi e
attorno. E l'uomo potrebbe erigere barriere insormontabili, vegliate
da fiere latranti a difesa, non ne avrebbe riparo alcuno. E si illude
la paura mia coi pensieri suoi affastellati di far rete grovigliosa
attorno al mio cuore a nasconderlo e a proteggerlo. Le sue sono
tortuose vie, che da esso uscite, vi tornano, e il male le seguirà
ostinato e rabbioso come in labirinto, e raggiungerà al fine la
mente prima, tutta sconvolgendola, e poi il corpo devastandolo. E
sarà il dolore, poi la fine senza dignità, nell'abbandono forse, di
tutto privo fatto, di speranza, d'amore, di te. E tu scovarlo
potresti nella laidezza sua turpe, nascosto in scoscendimenti
abissali e bui e strapparlo da mente e corpo e ricacciarlo,
tappandovelo, nella gehenna da dove esce, ché quella ha bocca grande
e spalancata, e non lo fai! Da lì proviene dacché angeli perduti,
denudati si sono della bellezza loro per rivestirsene, e ostinati
ancor sono, senza il ravvedimento, che in amore muterebbe il tuo
perdono, che a quello li invita e ignorarlo vogliono. E, nemici tuoi
tuttora, la loro vergogna divora il mondo e l'umana famiglia soggioga
e ti strappa e fa dolore al cuor tuo, e finestra ad esso il pianto
nostro. Ecco questo il male, veste così gli iridati veli del mito,
che nulla aggiunge, nulla spiega, dice e vela. Ma giustificar pare
perfino l'umanismo d'oggi, esasperato e disperato, che enfatico nega
a te gli attributi di perfezione e onnipotenza e fa dio l'uomo
stesso, idealizzato e idolatrato nelle illimitate possibilità sue,
in una religione laica e atea, non meno mitica e inconcludente della
tradizionale. E poi anche per i novelli pagani c'è il gran nemico,
viene e lo segue la malattia, il dolore, la morte. E i nuovi miti,
quelli mascherati dal linguaggio scientifico, esasperano la mente e,
se debole, fino alla follia, più dei vecchi dal sapore di innocue
favole, e lasciano che l'anima, nuda dei sogni suoi, si impantani e
le fanno vestir veste sconcia di vigliaccheria, ché fiacca e molle
si fa l'esistenza e sta tra anime di edonisti porci, che sono qui
molti, sì, di quelli che s'aggrovigliano nel loro sterco e lo dicono
piacere. Oppure essa desidera solo imbelle inoperosità, poter non
pensare, e svagarsi nel sonno, ché sogni belli talora sono quelli
delle polverine, ma che tutta la divorano e il corpo anche. Ecco
ancora e ancora il male e fugge intanto la vita, ché tutta la
tenebra s'è addensata per impedir che raggio dal cielo tuo la
ridesti, la faccia palpitare di speranza e le riaccenda la fiducia.
Che fare se la salute non avanza, anzi si rattrappisce tutta, e il
cuore singulta lacrime amare? Chi allontanerà la soma spaventosa di
cui s'è fatto carico il giovane cuore che abbrutito s'è, mandando
in frantumi la dimensione morale e spirituale per gli assordanti miti
dell'oggi? Chi lo sgroviglierà dal male, se parlare di valori, di
fiducia, di bellezza, di bontà, di cielo, di te, dà noia al solo
sentirlo di lontano, come ubbie di generazione sorpassata, che è
bene tutta trascorra presto, in quest'epoca in cui tutta s'impenna la
materia e lo spirito s'è immeschinito in un aridume di polveroso
stantio? Chi se non tu sola! Tu sei in noi, tu sei in me! La salute è
in noi! Ma sbrigarci dobbiamo, declina il giorno e forse sarà notte
senza lumi! Ecco, qui gli stolti che nulla sanno di te, ma dal
motteggiare saputissimo, che, a giudicarlo bene, spuma ignoranza
goffa. Tacciano tutti, parlaci tu sola e senza parole umane! Ecco,
chiuso di paura è questo cuore, a questa piccola compagna mi
stringo, è qui tutta la mia speranza. E' vero che tu non entri nel
cuor nostro se spalancata non è la porta e sgombra la via? Ma il
figlio tuo entrò anche a porte chiuse e visitò i suoi, allora
entra, siediti a questo focolare, che trema deserto senza te. Ecco
come già inverno, ma in metafora, ne attizzo la fiamma. E' notte
ormai, faville salgono per la cappa alle tue stelle, ma freddo fa, o
forse solo io lo avverto intorno, avendolo nel cuore, stretti ci
siamo e una coperta sola par poter difendere entrambi, ché la
compagna qui rimane, decisa a riscaldarmi. Aspetteremo così senza
scambiarci motto, tutta la notte, forse ci addormenteremo e nello
stesso sogno saremo, e poi la nostra vita albeggerà forse là dove
sei. Oh tu lo voglia!
Bellissima riflessione e chiusa poetica!!! Complimenti!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaLa tematica trattata rievoca interrogativi vecchi come il mondo, che ansiosamente reclamano, pretendono un'esaudiente risposta. Il male, la sua permissione da parte di un Dio buono e misericordioso, le sue ragioni nascoste nel mito dell'originaria disobbedienza a Dio, una spiegazione che ancor oggi non convince e non colma il baratro angoscioso dischiuso nei nostri cuori; ma se il "perchè" è dubbio, ed avvolto nelle nebbie del mito, la "risposta" al male resta chiara come la luce solare, una risposta unica che esaudisce la molteplicità impressionante dei dubbi e questa è l'incarnazione di Dio stesso attraverso la vergine in colui che ha sperimentato il dolore prima di tutti e giustamente fu proclamato da Isaia: "uomo dei dolori che ben conosce il soffrire".
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