venerdì 21 settembre 2012

Il nome che non so


Perfino al fiatar dell'attimo, ombre minacciose par si affaccino sulla ormai fragile condizione mia, qui già tanto precaria. Son la minaccia del nulla? Oh tu non voglia! E il nome mio sull'onda mutevole del tempo già logoro, più e più s'espone alla fine sua, come effimero scritto sull'acqua o sulla rena, e io poco o nulla ancor so dell'amor tuo, forse perché non si svela ai tumidi d'orgoglio nessuna verità. E come ti chiamerò, affinché nel buio incipiente tu la luce della presenza tua m'accenda, basterà, madre? E ora questo mio vivere qui, già nell'assurdo, mi s'è fatto dolore, ché il male m'espone alla paura e a mediocrità di vita, già limitata e stretta nelle vicissitudini sue. Sì, eccomi, completamente indifeso, esposto al male, a questo che so e ad altro forse già, e lo ignoro, ma supporne la possibilità lascia mi senta più piccolo e meschino, quando alla notte, complice l'orrore di restarvi solo con esso, mi fa balbettare più e più il cuore e m'avaccia bolsa la lena. M'accade così e tu forse lo permetti, benefica la paura a chi forse umile vero non è, e ancor l'orgoglio ha dello stupido, che da te l'allontana! E se di te quasi tutto vero ignoro, come guarirmi tu stessa potresti? Ho io tanta fede da meritarlo? E così mi ritrovo ipocondriaco, indegno e dubbioso, e poi cos'è questa smania che mi prende di saper di te il vero nome? Oh se vero sapessi il nome suo, mi ripeto, l'invocherei per la miseria mia, e per chi amo e chi, candidato al suo perdono s'è, e così alla mia speranza d'amore, là nel luogo dell'amore suo! Nome il tuo che certo significa che bontà e bellezza “ una esse”, ma che donna alcuna di qui aver può. Non perché raro sia che qui una bella e buona sia trovata, ma se sì, solo rimane una che di te significa, icona tua a chi l'ama, ma chiamarsi come te non può, unico il nome vero per ogni persona a significarla, che le dà e si dà il dio! E tu sola sai il nome mio e mi chiamerai con quello e io certo capirò che proprio me chiami! Il tuo è nome di chi, madre, tutti ama, figli, e sa il bene e le vie sue per ciascuno d'essi, e s'adopera che le imbocchino, mentre lascia che stille di felicità già qui cadano sui loro cuori dalla vita di qui quasi subito provati o morsi. Nome che sa d'amore e gioia eterni e qui prologo già ne fa a cuore degno, nome di chi è presente in chi soffre e consola e apre alla speranza e dischiude a lui il cielo di miriadi di stelle, quando tutto vuol negarsi e farsi buio fitto, di barlumi avaro. Nome di chi sorride all'innocenza, nome di chi il piccolo protegge, guida, consola e se la vita lo rifiuta in sé l'accoglie, ché non si perda nell'immensità del cielo. Nome che gli angeli buoni seconda alla preghiera accorata e i tuttora malvagi, quelli il cui ravvedimento tarda, fa fuggire. E tu dal nome arcano dove vero sei? Ti cerca e cerca il mio cuore e in questa dolcissima t'ha sperata! Ma dove sei veramente? Sei dove il buono sorride all'innocenza dei piccoli, dove e in chi alberga la giustizia e dove la verità opera sui cuori con tutta la bellezza sua e dove mette cespo e si fa rigogliosa e bella pianta? O sei vero anche in questo mio cuore vecchio, che di bizze sue tutto m'impaura? Oh potesse quest'anima greve impennarsi di candide ali, azzurrarsi nel tuo cielo e raggiungerti! Le diresti lì il nome tuo e lo ricorderebbe la mente mia in sé tornata? Ecco ora questa donna guardo, come fuori del mio sogno, che sempre in sé la vuole, s'è fatta più piccola,ha bianchi i capelli e rughe un po' sul bel viso, ché anche per lei avanza ingrato il tempo, ma delizia la pupilla mia tuttora e l'anima mi s'accende di luce al solo labbreggiare il nome suo bello! Perché di simile non fai del tuo, col permettermi già qui che l'anima mia lo balbetti, anticipandomelo sulle mie labbra arse d'amore inappagato? Col dire il tuo evaderei certo dall'asprezza di quest'ora e forse a te evaporerei di gioia per raggiungerti tra le stelle, dove questa tua donna attendere. Nome che, pronunciato da umiltà sincera, certo l'universo innamora, nome che dà la vita o fa sì che essa possa chiudersi serena al suono suo sulle labbra o nella mente. Nome che chiudere dovrebbe ogni preghiera, ché miracoli di vita ne vengano, fiorendo il bene, impaurito e fuggito il male! Nome che sarebbe tutto per la mia volontà di bene, che vorrei diffuso, ed essa lo ignora! Esso fugherebbe della notte l'orrore della mia paventata solitudine e non permetterebbe al cuore che i palpiti suoi balbettino di paura. Oh sì dimmelo e lo terrò segreto o lascerò l'apprenda chi t'ama, come e se tu vorrai! E forse sillabarlo dovrai, ché giusto l'apprenda, sulle labbra tue con pazienza come fa madre che ripetere voglia sentirsi, mamma, dal piccolo suo. Io, appreso che l'abbia, certo lo balbetterei d'emozione e mai sazio sarei di ripetermelo e di gustarlo in tenerezza d'amore e ai malati che so darei speranza da cuore fattosi più innamorato, e forse di guarirli capace sarei, vero tuo medico allora! Sì, lasciamelo cadere nel cuore, o dillo alla donna mia se più degna ne è, me lo ripeterà nella tenerezza sua per sognare insieme di te!

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