Che
dire della mia vita spirituale? E' così come quanto c'è di bello in
ogni altra vita, perché tu hai donato, oltre al perdono, a questo
cuore primizie dell'amor tuo. E la vita psicologica ne riceve olio
perché la lampada sua arda tranquilla e sicura, ché la so da quella
protetta. Ma poi tante dello stare qui le occasioni per agitarla,
perché le orecchie ho assordate e le pupille stanche, che invano
serro e quelle tappo, perché rumorose immagini truci di malevolenze
gratuite, ilarità feroci, tradimenti infami, vendette
sproporzionate, odio mortifero, spumeggia l'egoismo più scuro che
nessuno esenta, e c'è chi ne grida nel pianto suo, ma ormai senza
più voce! E fragile è quest'involucro e scricchiola e
paurosamente, eppure mi ci agito dentro! Non conosce vera pace questo
cuore e la gioia, ecco io non so più ritrovarla e mi tace la
speranza, ogni speranza. E povera s'è fatta quest'anima e s'è in sé
rattrappita e io non so più d'averla e non so più che sia! Ricordi
la risposta che seppi dare alla bambinetta mia, che di sapere che è
mi chiedeva? Io le osservai che ora s'era fatta di merenda e che
certo fame le era venuta, e che ella s'aspettava che qualcosa di
gustoso le preparassi, la mamma essendo lontana. Le dissi che se vero
fame aveva come pensavo, era quella la voce del corpo che reclamava
il suo dovuto, ma dall'anima veniva il bene per la mamma e me, che
certo anche in quel momento sentiva. E a me stesso ripetei che mai
avrei deluso dall'amor mio le aspettative della piccola, che più
dell'occasionale buona merenda mi richiedeva. Vi riuscii poi? Forse
da tante cure preso, devo averla trascurata e così delusa e pur non
me lo dice, ha pietà di questo padre mancato? Ma forse non sa,
vergogna ho che così possa essere stato! Vorrei dirle e non so
come, e non so quando, e non so se, ché d'esser troppo oso temo. Ma
allora quella mia risposta le bastò. Ma se lo chiedesse ora le darei
risposta soddisfacente? E a me stesso tento risposta dalla fede.
Quando tutto per me s'oscurerà e sparirà nel buio, invano la
pupilla del corpo cercando la luce, s'aprirà avida la pupilla
dell'anima a cercar quella nuova luce che da te viene o che tu sola
sei, e che ora, per quanti sforzi io faccia, con quella fisica non so
vedere, se non forse solo, illuso, talora in sogni antelucani, che però
detti son presagire il vero. E quel giorno sarà un meriggio di luce
e delle notti fonde di qui scialbo il ricordo. Un giorno natalizio
ché da te nascerò nel mondo dell'amore. Queste le aspettative mie e
più oltre questa mente non sa andare, si perde nel mito e crea mito,
e, se quello piace, è momentanea consolazione, ma resta il problema
del male, dell'esserci ritrovati qui nell'assurdo, gettati in questo
spazio, enorme e angusto allo stesso tempo, ché risposte non dà, e
nel tempo che accumula dolore e alla morte e al nulla ci vuol
spingere. Ma che senso ha, tutto quest'affannarsi di viventi e di
cose, perché è, se il nulla minaccia di inghiottire il tutto? Si
dice, tutto è destinato ad altro, si muta, evolve in altro,prepara,
è causa d'altro destino, e così in una lunghissima teoria d'eventi
finché il tempo dura. Ma allora c'è un senso, questa mia vita,
questo mio gioire scarso e patire tanto servono pur a qualcosa,
preparano altro! E come se una mia cellula si chiedesse: e io che ci
faccio qui? E si rispondesse: sto perché altre vivano o mi
subentrino, morta che sarò. Ma le sfuggirebbe che è, sta per il
tutto, perché viva l'organismo tutto, scopo comune alle altre
cellule tutte. E' come dire io sto perché la realtà viva di me,
anche grazie a me. E perché allora questo dire, questo concludere
avrebbe dignità, non saprebbe di favola, mentre pensare a te, bella
del cielo, è sicura ingenuità, calarsi, vivere nel mito e del mito?
Io potrei dire, sto per l'amore della bella, che senza me proprio non
vive! E me ne prende vertigine, ché più oltre andar vero non so, ma
incentivo ne ho in mezzo a questa natura innamorata, e non sa di chi
e non sa perché, a guardarmi dentro, fuori i crucci cacciando e
lasciandoveli, o sperando di poterlo fare, e le tristezze loro.
Perché se anima ho, se ne sta velata da brumosi veli, dispetta,
nascosta in una latebra, ma le palpita primavera nei sogni suoi e si
lascerà così scovare. Ecco ritroverò l'intimo mio più recondito,
il vero me, quello che è capace di avvertirti e godere della
presenza tua misteriosa, è quella l'anima mia! Ritrovare me stesso e
te in esso è un tutt'uno! Uno il compito, una sola l'impresa ardua, e se esso trovo, è te che trovo, e se te, è l'anima mia che avrò
riscoperta! Tu sei la vita della vita mia tutta, e se tu più non la
sostieni essa muore tutta, ogni mia vita, ogni coscienza di essere ed
esserci qui nel mondo delle apparenze brucianti o là nel mondo
promesso e anticipato nel sogno, quello della pace e della gioia.
Morte è ogni altra cosa e quando pur'essa morirà, ché tu la
vincerai al fine, quest'aridità che deserto mi fa talvolta dentro e
fuori, fiorirà. Eccoci allora tutti fiorellini del tuo prato e ci
sono gli amori tutti e i miei perdonati e io stesso, che lo sono
stato per qualcuno, mutato, e questa mia donna perla fatta.
Attendiamo tutti il vento che scenda dalle vette del cielo, vento
amoroso che rechi polline fecondo di vita, la tua immutabile. E mi
torna l'immagine di te giardiniera che ti chini a farci bere, a
curarci, ad accarezzarci...Sì, proprio non mi riesce di non
sognarti!
Il corpo come simulacro mortale dell'anima, involucro in cui lo spirito angosciato si agita e cerca invano appaga-mento in beni materiali che non gli appartengono affatto. Esistono per l'autore, nostalgico di un passato mai com-piuto: la fame del corpo volta a cose effimere e quella dell'anima volta all'eternità.Immagini dell'infanzia riemer-gono, dolci a coronare il sogno. Verrà il momento in cui nella tenebra della morte la pupilla si dischiuderà sulle cose metafisiche ed in quell'ora il sogno si farà realtà, la dicotomia tra realtà e sogno, desiderio svanirà come quella tra corpo ed anima, perchè ciò che appare è illusione e solo lo spirito è reale.
RispondiElimina