giovedì 4 ottobre 2012

Il nido del tempo


Sembra che chi avanza negli anni tentato sia d'avere in uggia le novità tutte, perché si diventa rigidi, l'elasticità perdendo della mente in un corpo che anchilosato tutto vuol farsi. Allora ci si rifugia in vecchi schemi e disarmati per questo si è per problemi nuovi, incapaci di ben comprenderli, e a risolverli, inutili le passate risposte. Quelli sono a stento compresi nella drammaticità loro e passano ai filoneisti, entusiasti delle novità tutte, tra cui c'è chi sa capirli e cercare soluzioni adeguate,nuove appunto, non tentate prima. Ma è la realtà stessa a richiedere interpretazioni nuove dei fatti suoi, meglio rispondenti, e se è assioma l'immutabilità del mondo nelle sue leggi arcane, l'esteriorità ne è in continuo mutamento, e vela quelle e si è in sforzo continuo di comprensione, di adeguamento delle soluzioni. Così s'evolve salendo una “κλιμαξ”, una scala, la scienza dell'uomo, che postula la sua comprensione del mondo in un processo di avvicinamento continuo agli “arcana rerum” riproposti come problema, e le risposte adeguate oggi, saranno forse riviste ingenue domani, ché esso sta lì di fronte nei suoi aspetti cangianti, e quello che si vede e si tocca è pur sempre di difficile discernimento. Occorre un animo verace, mai impegolato in interessi contingenti, ma votato alla ricerca di ciò che per definizione è riposto, e lo farà in paziente attesa di una lenta e mai vero terminata conquista. E di te, che oltre e dentro stai qui a un tempo, dietro queste apparenze, che dire? Tu sei la sola verità assoluta, cioè staccata, non legata ad interpretazioni relative al momento, più o meno sempre arbitrarie, e non schiava del dogmatismo che la tradizione interpretativa imporrebbe. E per essa più ancora è richiesto un animo verace, e se talvolta il votato alla scienza lo fa anche a spese della personalità sua, col rischio che i sentimenti suoi e gli affetti ne restino compromessi, qui più ancora, e rischio c'è che l'amore per la vita stessa si rattrappisca, sì è un eroe quest'uomo e talvolta martire è della fede sua, che però non s'applica alla speculazione, ti ricerca nell'analogia del comportamento, imitando il figlio tuo. In “imitatio Christi” c'è una eroicità estrema, spinta, come per lui fu, fino al sacrificio di sé per amore dell'unico vero, il dio. Ecco tu e il figlio passati siete di qui, ed è questo il solo specifico della fede nostra, che abbiate visitato la vostra umanità. Vi ci siete soffermati per un tempo breve, qualcuno vi ha notato, qualcuno ha capito e vi è corso dietro, ma voi tornati siete alla vostra realtà inaccessibile. Cercava forse lo specifico da voi comunicato, quello da far conoscere, l'aver voi testimoniato fino al sacrifico della croce che il dio vuole l'amore radicale fino al peggior nemico delle bagattelle nostre. Sì, voi siete passati, una traccia avete lasciato, un odore tenuissimo ormai, ma presente, e vi andiamo dietro e imploriamo: “trahe nos...
post te curremus...” e tu non rispondi, ma forse lo fanno i santi tuoi, Francesco, amoroso drudo tuo sicuro, che t'amò certo nella dolce Chiara! Ecco, è il tramonto, ombre lunghe si estendono frettolose a ricoprire ogni cosa e sarà presto la mia notte. E grave è l'onta d'aver speso la vita in piccinerie che misero m'hanno pur fatto per carenze morali e fisiche, infelice, schiacciato anche dal peso dell'incomprensione delle ragioni tue, tanto d'aver invidia dello stolto, esentato, per il quale hai tenerezza scontata! Io invece ho poco capito, poco radicata la pianticella mia nell'humus della fede, presto tutta disfiorata dal male a soffrire dell'incapacità di far frutto e gettar semi di nuovo, bello e buono nel futuro. Ecco è questo che m'ha fatto più patire il male, impedirmi l'oltre, andare con qualcosa di mio verso il futuro. Ché il tempo sta ripiegando, non s'estende più e più, ma dopo quella morte di croce si sta rattrappendo, e tutto s'affretta veloce alla conclusione, il ritorno vostro. Sta portando te all'umanità tua, assetata d'amore, sta concludendo, sta esaurendo della vita lo scopo. Sta chiudendosi a nido, un nido d'amore per te e gli amori tuoi. Ché vero mi balena questa speranza esistendo noi tutti, e io pure, per l'incontro dell'umanità tutta col figlio tuo, sì tutta, non solo i sopravvissuti di quell'epoca, ché quelli che a lui avranno creduto, vivranno! Ecco sono tra la fitta folla degli amori tuoi e sono ansioso d'amore, di toccarti e stringerti come m'hai anticipato in tanti sogni. E qui che faccio se non di nuovo e ancora sognare? Sì, sogno, faccio ancelle della verità, intuizioni, desideri, auspici dell'anima mia assetata di te. E' questo mio, un tentativo di balestrarmi, di proiettarmi oltre, certo di caderti tra le braccia avide di questo cuore, un modo di oppormi al male, a questo che so ottuso e a quello che si prepara per donarmi a te. Sono le mie tutte novità per questo cuore, sì, vi aggiungo sempre qualcosa di bello, di buono, di tuo. Allora non sono misoneista, non sono sclerotizzato, amo il nuovo che mi avvicina alla comprensione tua e questo cuore mai ne è pieno. E tu fai lieta questa giovinezza rinnovata! Sai, questa compagna non è mai sazia d'amore, ma lo vuole nella sola versione che io so offrirle, uno scenario forse povero, scialbo, ma per lei tutto. Significa così te, bella del cielo? Tanto, come lei innamorata, da accogliere di me tutto, le cose dette o fatte come siano nuovi giochi d'amore? E io della verità che sei percepisco così, essendo amato, stille di luce e ritengo che tutto ciò che ti prefiguri, partecipi di quella verità che tu sola sei. Allora ciò che cerco non è illusione, qui ci sono veri occhi frementi d'amore, ed essi ne significano altri, perché li raccontano pure, e così io li so, e convinto resto che anticipino proprio i tuoi, poiché essi dicono anche qualcos'altro, briciole d'un altro più grande amore, lasciate cadere sulla scala che a te porta! Non è proprio tutto buio qui, c'è già un nido con momenti di vero affascinante amore e ne trascolora di gioia questa mia povera vita. Non è il modo tuo di far dolcezza a questo vecchio cuore?

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