“ Cor
tuum immensa abyssus caritatis” per gli uomini tutti e basta
prenderla, ma non per tenersela ben stretta, ma da condividere,
conosciuta la sua chiave. Ma quando pur nota sia, talor quella
intoppa e non s'apre quella porta. Perizia richieder sembra e certo
delicatezza vuole, eppure falla! Accade infatti che il mio non sia il
comportamento da te sperato, posso averti delusa, e tu ti neghi. E io
sto fuori al freddo degli esclusi. Quando è stato? Forse or ora con
questa donna, disattento alle parole sue, o posso aver deluso il mio
prossimo, trascurandolo o non ho pregato per il mio nemico, più che
con parole, col gesto. O forse è solo illusione credere a una via
breve che al cuore tuo conduca. Allora metafora qui farò della mia
difalta con quello con che reagisce questa donna accorta, che ti
mima, ma che poi anche sembra dir le tue parole, se vero recita i
tuoi gesti. Ed ella è sì generosa, ma anche gelosa, e allora tu
devi esserlo. Ella teme l'affaccendarmi disinvolto con altre,
scordando quanto tuttora con lei sia timido e pur abbiamo tanti anni
di “una abitare”, tanto che par questo amore esercitarsi per
l'eternità, presagendo la volontà tua di condurvelo, quella che
anch'io sicuro ho, e di lei spero che questa stessa speranza abbia.
Ma se ver'è che ella ti significa in tutto, tu che temi? Forse che
smarrisca la chiave per il cuore tuo, troppo beandomi, poco
sacrificandomi per gli altri o subito rinunciando. Ma so la vera
chiave qual è? E se io gentil sono con altre è perché cortese son
con tutti e con le donne avaro non son da sempre, anche se con scarsa
fortuna, pur agendo, o sforzandomi di farlo, “suaviter in modo,
fortiter in re”, ma sol una ha potuto dir con convinzione, vero
uomo sei! Sì, almeno voi due non ho deluso completamente! E ora
talora l'urbanità dei miei modi, oggi che c'è tanta carenza di
gesti e parole prudenti, e chiare, e conte, ha un suo effetto e la
misura ne vien premiata, ché quelle che incontro, rassicurate dalla
vistosa vera e dai capelli bianchi, a dolci conversari si lasciano
attrarre. E così son vecchio signore che il parco frequenta, dai
modi contenuti e gentili di cui fidarsi. E subito di te parlar voglio
e quelle un po' ascoltano pazienti, ma poi vogliono sì ancora
parlare, ma d'altro. E se a taluna racconto della mia donna, per così
di te parlare, quella, che anche assai giovane la vita può aver
deluso, afferma trattarsi solo di bella storia d'amore, ché non c'è
l'amore come valore assoluto, come incontro già qui, che cambia la
vita e imparadisa. Ecco, così scarsi i proseliti miei sono. Forse
per più fortuna dovrei dirmi alla sua ricerca ancora,
testimoniandolo con la mia ostinazione, e non d'aver trovato un vero
amore, icona tua come lo son tutte, ma di più, proprio perché vero,
autentico specchio, “idolum tuum”. E se agli altri maschi
confesso la preziosità che m'abita il cuore, quelli mi dicono sì
fortunato, viste le loro esperienze tutte mediocri, ma piuttosto
ricordano, confabulando certo, i cento favori da femmine vogliose e
compiacenti, e scarsamente s'interessano al dover, per un maschio
quale l'età sua, considerar della donna la complementarietà tutta
del proprio sé, non solo fisica, ma psicologica, che preludio sia, a
ben altra compiutezza, ed esaustività, la tua. E' uno, questo
interlocutore, in fondo che cercato ha sì un cuore di donna qui, ma
ne è restato spesso deluso. Ma l'amore vero è pur venuto, solo che
cisposi gli occhi, abbagliati da più fascinosi brillii, non l'hanno
riconosciuto. E io, innamorato di te e della mia, non so come
introdurti a quei cuori aridi tanto o delusi. Ma ora mi chiedo:
qual'è lo specifico dell'amor tuo e ce n'è in noi briciola? Dire
che è amore che non investiga se soccorre, non giudica se si dona,
non umilia se benefica, è senz'altro vero, ma definirlo da queste
proprietà di completo disinteresse e gratuità, è subito farlo
avulso da ogni psicologia umana e la donna, la più virtuosa di noi,
non può subito portarcelo, è per lei stessa piuttosto un traguardo,
un tendere verso, un voler adeguarsi, perfezionare il suo sentire,
porgere, patire e gioire. E nella misura in cui sarà uno sforzo per
amore, perciò anche una sofferenza per amore, completerà il suo
povero solo umano e così degno simbolo diverrà del tuo. Insomma
credo che la sua sia una umanità in fieri, divenga cioè, si
acquisti, sia cioè un processo di adeguamento e miglioramento del
proprio sentire e porsi per l'altro che non può aver fine, se tu ne
sei il modello e se è te che si vuol raggiungere, anche senza
saperlo o pretenderlo, amando. E', per donna che ami te e l'uomo suo,
un perenne germogliare e tendere a te, che così la chiami ad altezze
supreme dove tu la vuoi tua e per il figlio tuo. Insomma amare è
umanizzarsi, è un farsi vera domina. Io, maschio sprovveduto, posso
solo provare a immaginare inadeguatamente quello che passa nel cuore
sempre misterioso di una donna. Ecco così, quest'amore mio è
partito da premesse assai comuni di innamoramento: ecco uno comunque
simpatico, che mi loda, che, così come sembra, serve per sentirmi
più sicura, ché forte, virile pare, mi adula e mi trova bella, e
prevedo buon padre per i figli che verranno, è un buon inizio, posso
fidarmi! Ma io donna, vero innamorata, mi fermerò, non chiederò di
amare più e più e di sconfinare dai limiti del ragionevole, man
mano che l'umanità dell'altro mi si svela, accamperò scuse di
prudenza, falsi pudori, arzigogoli d'egoismo, o mi darò tutta, corpo
ed anima, generosa? Ecco quest'umanità che mi sta di fronte io ho
creduto virile, se vero lo è, e sarà il tempo a dirmelo, è pur
sempre da educare, elevare, far crescere con me. Potrà anche alla
fin fine rivelarsi un'apparenza fragile, bisognosa, sarà allora un
cuore da avvicinare con tenerezza, prudenza, servendolo con pazienza
senza umiliarlo, senza giudicarlo e sarà anche a prezzo di
sacrificio. Mi chiederò: sono pronta a questo, sento d'essere nata
per questo compito? Se sì, avrò un criterio per dirmi che non corro
invano, l'altro diviene più sicuro, aperto, meno titubante, e
ricambia sempre più amore con amore, tutto quello che può,
generoso, attento, pronto e conferma la prima impressione, avventata
e frettolosa un po', avuta nei primi approcci, speranzosi prologhi
d'amore, di questo, sublime divenuto, co-artefice lui con me. Insomma
io ho scommesso su questa umanità e ho vinto! Ché lui s'è fatto
mite e umile di cuore, tutto, ogni cosa, per quest'amore! E io, in me
tornato, dico: la sua può sentirsi vera domina solo allora ed egli
la desidera compagna, vera amica, non solo amante, e lei dovrà
essere quella che ha sempre sospirata, anche senza saperlo, una che
avvolge l'altro dell'umanità sua, la completa, che anche di sospiri
è capace, che anche di rosa di pudore sa tingersi, non solo di
belletti, e proprio agli approcci suoi, tanto delicata è rimasta di
cuore, come ragazza era. Ecco una donna così, che desidera, così
divenuta, compagno, amico l'altro, è capace di implorarlo, senza
dirlo o forse saperlo, suo benefattore, perché le suggerisce, le
suscita un amore che il tuo lambisce! Un amore così forte, oso dire,
che ne trema l'aria e ne sbianca il cielo, ché è mistero di
infinito, di te! E noi poveri maschi siamo. Si capovolgono i valori,
quella che sembrava la più debole, la bisognosa di sicurezza e
d'amore anche tenero, di cui ci pensavamo in qualche modo
benefattori, pensandoci più forti, ricchi di qualità, intelligenti,
è invece lei la più sicura e forte, la migliore, ché se ne è
fatta capace per amore, e ora benefica, vero umanizzando entrambi.
Sì, ti somiglia in fine, prevede, provvede amorevole e mai c'è
enfasi, sussiego, c'è umiltà, saper donarsi e, come tu fai,
generosa, con mani d'oro donando tutto di te, se la chiave del cuore
tuo si conosce, e conoscerla è forse alla fin fine saper anche
soffrire per l'altro, non rinunciarvi, dimentichi della sua rozzezza,
della sua ingratitudine, senza investigare sui meriti spesso
inesistenti, senza giudicarne le azioni spesso avventate, senza
umiliare nel dono, che spesso deve divenire perdono. Ecco la propria
umanizzazione, cui l'altro risponderà dapprima timidamente, poi più
e più, appieno in fine, migliorandosi, facendosi degno di tanta
dedizione, umanizzandosi appunto. E io mi chino a baciare i grigi
capelli di questa mia piccola donna, ché so che tra noi così è
accaduto, non una piccola femmina, una leonessa ho preso,vera domina
del mio destino, e gli occhi mi si riempiono di lacrime e finalmente
si aprono alla luce tua e il cuore mi s'avvaccia e il respiro. Sì,è
lei la vera chiave al tuo cuore! Ecco, ora lo so, temi la perda
avventato! Ché è te che vero così ho, un po' almeno, e diventa
tutt'ali la speranza di raggiungerti, ma lo voglio con lei,
palpitando i cuori nostri giovinezza nuova, con questa che schermo mi
faccia al cuore da troppa gioia! Dimmi se vedo giusto, è così
l'amor vero umano, vero tuo a un tempo?
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