sabato 13 ottobre 2012

L'amore vero


Cor tuum immensa abyssus caritatis” per gli uomini tutti e basta prenderla, ma non per tenersela ben stretta, ma da condividere, conosciuta la sua chiave. Ma quando pur nota sia, talor quella intoppa e non s'apre quella porta. Perizia richieder sembra e certo delicatezza vuole, eppure falla! Accade infatti che il mio non sia il comportamento da te sperato, posso averti delusa, e tu ti neghi. E io sto fuori al freddo degli esclusi. Quando è stato? Forse or ora con questa donna, disattento alle parole sue, o posso aver deluso il mio prossimo, trascurandolo o non ho pregato per il mio nemico, più che con parole, col gesto. O forse è solo illusione credere a una via breve che al cuore tuo conduca. Allora metafora qui farò della mia difalta con quello con che reagisce questa donna accorta, che ti mima, ma che poi anche sembra dir le tue parole, se vero recita i tuoi gesti. Ed ella è sì generosa, ma anche gelosa, e allora tu devi esserlo. Ella teme l'affaccendarmi disinvolto con altre, scordando quanto tuttora con lei sia timido e pur abbiamo tanti anni di “una abitare”, tanto che par questo amore esercitarsi per l'eternità, presagendo la volontà tua di condurvelo, quella che anch'io sicuro ho, e di lei spero che questa stessa speranza abbia. Ma se ver'è che ella ti significa in tutto, tu che temi? Forse che smarrisca la chiave per il cuore tuo, troppo beandomi, poco sacrificandomi per gli altri o subito rinunciando. Ma so la vera chiave qual è? E se io gentil sono con altre è perché cortese son con tutti e con le donne avaro non son da sempre, anche se con scarsa fortuna, pur agendo, o sforzandomi di farlo, “suaviter in modo, fortiter in re”, ma sol una ha potuto dir con convinzione, vero uomo sei! Sì, almeno voi due non ho deluso completamente! E ora talora l'urbanità dei miei modi, oggi che c'è tanta carenza di gesti e parole prudenti, e chiare, e conte, ha un suo effetto e la misura ne vien premiata, ché quelle che incontro, rassicurate dalla vistosa vera e dai capelli bianchi, a dolci conversari si lasciano attrarre. E così son vecchio signore che il parco frequenta, dai modi contenuti e gentili di cui fidarsi. E subito di te parlar voglio e quelle un po' ascoltano pazienti, ma poi vogliono sì ancora parlare, ma d'altro. E se a taluna racconto della mia donna, per così di te parlare, quella, che anche assai giovane la vita può aver deluso, afferma trattarsi solo di bella storia d'amore, ché non c'è l'amore come valore assoluto, come incontro già qui, che cambia la vita e imparadisa. Ecco, così scarsi i proseliti miei sono. Forse per più fortuna dovrei dirmi alla sua ricerca ancora, testimoniandolo con la mia ostinazione, e non d'aver trovato un vero amore, icona tua come lo son tutte, ma di più, proprio perché vero, autentico specchio, “idolum tuum”. E se agli altri maschi confesso la preziosità che m'abita il cuore, quelli mi dicono sì fortunato, viste le loro esperienze tutte mediocri, ma piuttosto ricordano, confabulando certo, i cento favori da femmine vogliose e compiacenti, e scarsamente s'interessano al dover, per un maschio quale l'età sua, considerar della donna la complementarietà tutta del proprio sé, non solo fisica, ma psicologica, che preludio sia, a ben altra compiutezza, ed esaustività, la tua. E' uno, questo interlocutore, in fondo che cercato ha sì un cuore di donna qui, ma ne è restato spesso deluso. Ma l'amore vero è pur venuto, solo che cisposi gli occhi, abbagliati da più fascinosi brillii, non l'hanno riconosciuto. E io, innamorato di te e della mia, non so come introdurti a quei cuori aridi tanto o delusi. Ma ora mi chiedo: qual'è lo specifico dell'amor tuo e ce n'è in noi briciola? Dire che è amore che non investiga se soccorre, non giudica se si dona, non umilia se benefica, è senz'altro vero, ma definirlo da queste proprietà di completo disinteresse e gratuità, è subito farlo avulso da ogni psicologia umana e la donna, la più virtuosa di noi, non può subito portarcelo, è per lei stessa piuttosto un traguardo, un tendere verso, un voler adeguarsi, perfezionare il suo sentire, porgere, patire e gioire. E nella misura in cui sarà uno sforzo per amore, perciò anche una sofferenza per amore, completerà il suo povero solo umano e così degno simbolo diverrà del tuo. Insomma credo che la sua sia una umanità in fieri, divenga cioè, si acquisti, sia cioè un processo di adeguamento e miglioramento del proprio sentire e porsi per l'altro che non può aver fine, se tu ne sei il modello e se è te che si vuol raggiungere, anche senza saperlo o pretenderlo, amando. E', per donna che ami te e l'uomo suo, un perenne germogliare e tendere a te, che così la chiami ad altezze supreme dove tu la vuoi tua e per il figlio tuo. Insomma amare è umanizzarsi, è un farsi vera domina. Io, maschio sprovveduto, posso solo provare a immaginare inadeguatamente quello che passa nel cuore sempre misterioso di una donna. Ecco così, quest'amore mio è partito da premesse assai comuni di innamoramento: ecco uno comunque simpatico, che mi loda, che, così come sembra, serve per sentirmi più sicura, ché forte, virile pare, mi adula e mi trova bella, e prevedo buon padre per i figli che verranno, è un buon inizio, posso fidarmi! Ma io donna, vero innamorata, mi fermerò, non chiederò di amare più e più e di sconfinare dai limiti del ragionevole, man mano che l'umanità dell'altro mi si svela, accamperò scuse di prudenza, falsi pudori, arzigogoli d'egoismo, o mi darò tutta, corpo ed anima, generosa? Ecco quest'umanità che mi sta di fronte io ho creduto virile, se vero lo è, e sarà il tempo a dirmelo, è pur sempre da educare, elevare, far crescere con me. Potrà anche alla fin fine rivelarsi un'apparenza fragile, bisognosa, sarà allora un cuore da avvicinare con tenerezza, prudenza, servendolo con pazienza senza umiliarlo, senza giudicarlo e sarà anche a prezzo di sacrificio. Mi chiederò: sono pronta a questo, sento d'essere nata per questo compito? Se sì, avrò un criterio per dirmi che non corro invano, l'altro diviene più sicuro, aperto, meno titubante, e ricambia sempre più amore con amore, tutto quello che può, generoso, attento, pronto e conferma la prima impressione, avventata e frettolosa un po', avuta nei primi approcci, speranzosi prologhi d'amore, di questo, sublime divenuto, co-artefice lui con me. Insomma io ho scommesso su questa umanità e ho vinto! Ché lui s'è fatto mite e umile di cuore, tutto, ogni cosa, per quest'amore! E io, in me tornato, dico: la sua può sentirsi vera domina solo allora ed egli la desidera compagna, vera amica, non solo amante, e lei dovrà essere quella che ha sempre sospirata, anche senza saperlo, una che avvolge l'altro dell'umanità sua, la completa, che anche di sospiri è capace, che anche di rosa di pudore sa tingersi, non solo di belletti, e proprio agli approcci suoi, tanto delicata è rimasta di cuore, come ragazza era. Ecco una donna così, che desidera, così divenuta, compagno, amico l'altro, è capace di implorarlo, senza dirlo o forse saperlo, suo benefattore, perché le suggerisce, le suscita un amore che il tuo lambisce! Un amore così forte, oso dire, che ne trema l'aria e ne sbianca il cielo, ché è mistero di infinito, di te! E noi poveri maschi siamo. Si capovolgono i valori, quella che sembrava la più debole, la bisognosa di sicurezza e d'amore anche tenero, di cui ci pensavamo in qualche modo benefattori, pensandoci più forti, ricchi di qualità, intelligenti, è invece lei la più sicura e forte, la migliore, ché se ne è fatta capace per amore, e ora benefica, vero umanizzando entrambi. Sì, ti somiglia in fine, prevede, provvede amorevole e mai c'è enfasi, sussiego, c'è umiltà, saper donarsi e, come tu fai, generosa, con mani d'oro donando tutto di te, se la chiave del cuore tuo si conosce, e conoscerla è forse alla fin fine saper anche soffrire per l'altro, non rinunciarvi, dimentichi della sua rozzezza, della sua ingratitudine, senza investigare sui meriti spesso inesistenti, senza giudicarne le azioni spesso avventate, senza umiliare nel dono, che spesso deve divenire perdono. Ecco la propria umanizzazione, cui l'altro risponderà dapprima timidamente, poi più e più, appieno in fine, migliorandosi, facendosi degno di tanta dedizione, umanizzandosi appunto. E io mi chino a baciare i grigi capelli di questa mia piccola donna, ché so che tra noi così è accaduto, non una piccola femmina, una leonessa ho preso,vera domina del mio destino, e gli occhi mi si riempiono di lacrime e finalmente si aprono alla luce tua e il cuore mi s'avvaccia e il respiro. Sì,è lei la vera chiave al tuo cuore! Ecco, ora lo so, temi la perda avventato! Ché è te che vero così ho, un po' almeno, e diventa tutt'ali la speranza di raggiungerti, ma lo voglio con lei, palpitando i cuori nostri giovinezza nuova, con questa che schermo mi faccia al cuore da troppa gioia! Dimmi se vedo giusto, è così l'amor vero umano, vero tuo a un tempo?

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