venerdì 17 agosto 2012

Portaci alle stelle!


Oggi assai presto sono alla battigia, ché dei bagnanti il rumoroso entusiasmo non disturbi la mia preghiera. E dove il lambire lungo di onde, che contrastate non son da risacca, non giunge frequente, v’è una scritta, e dalla parte del sopravvenire loro, “te amo”. Quasi per nereide, ascosa abitatrice del mare, sia, o se per amata mortale, ché legga alla riva tornando, bagnatasi alle calde acque di quest’estate torrida. E mi chiedo se questa scritta, pur chiara nella nostra lingua, non sia nella antica, forse una risposta tua alla mia supplica d’amore. E pur sapendo di illudermi che così tu possa, è dolce pensarlo, e anche so che, se pur vero io parlassi ora solo a una mia illusione, nel farlo con la preghiera che tanto m’accora, quella, pietosa, la distanza che ci separa ridurrebbe fino a farsi vedere, nei sogni almeno. E tu, che della mia mente così non sei, mai mostrarti vuoi! Ma ora anche penso che, dettata quella sia da ardore di innamorato, e io me ne possa appropriare, ché so che amore veicola altro amore, e a te, fremente, la ripeto, intendendola nella lingua dei santi tuoi. Oh quanto difficile è vero questo nostro amore! Ma, sebbene si tratti di un “arcanum dei”, lo so gioia nella gioia dell’altro, o tristezza se quello è triste. Molcere ti deve il cuore se m’abbandono a felicità di pensieri che richiedano candore di bambino, triste più spesso ti senti al mio facile immelanconirmi, ché anche driade del bosco di lecci, pensata t’ho, e nemmeno lì mai sei! Ma com’è davvero strano quest’amore! Ci assorbe completamente, e come se vero totalitario ospite sia del cuore, non v’è modo di resistergli. E sai che passione ho per questa donna, ma è l’unione con lei, con te pure? Sicuro ne è metafora, anzi più ancora. E’ agire simbolico del come fatto a te, ma superarlo vorrei, e se vero è che amore vuol perfetta fusione con l’amata, allora fondiamo le anime nostre! Perdona quest’esprimermi per concetti umani, altri non so per manifestarti la mia segreta volontà d’averti. E vorrei saperlo fare a modo mio, con le favole mie, ma incantato hanno una sola donna, ne avrei successo con te? Ma so anche che qui l’amore teme le lontananze, anche le temporanee brevi, e tu relegato m’hai tra i brillii del lucciolaio tuo estivo di notti tutte di sospiri, e ora al dolce rumoreggiare delle onde, qui nella spiaggia ancora per poco deserta! Teme ancora l’amore la freddezza, e non me la fa al cuore il tuo silenzio? Vuole, comanda un’unione tanto perfetta da non poter più distinguere l’io amante dall’amato, ciò che talor m’illudo sia con questa donna, di che dono m’hai fatto al cuore, ma so che sebbene tu m’abbia amato per prima, dicendomelo in sogno, così rimani, sogno, e alba è, che vanisce tutti i sogni! E io continuo ad elemosinarti, parole, gesti, concretezze, e, pur sempre assetato di quelli di questa mia amata dolce, essi non bastano più! Vero mi vuoi tanto immeschinito da non potermi più dire: t’amo ché vero uomo sei? E non è vero che per potermelo dire donna, così sei rimasta? E rimango quel che sono, sprovveduto, uno che poco sa di donne, e l’anima mia ora che temeraria a te dice, qui pur rimane, pesante d’egoismo! Ma anche palpita puro amore quest’anima peregrina! Ecco questa donna ed io abbiamo una lampada accesa per la via dell’amor nostro, che forse è la più breve a te, e indossato abbiamo l’abito nuziale, non l’antico, ma quello della carità. Il nostro “una habitare” lo stesso sogno, vuol dire “una ad te venire”, ma smarrirci è facile se le porte del regno tuo, forse assai vicine, non mostri con una scia di luce! Tu hai detto che per amarti dovevamo amarci. E lo abbiamo fatto così come umanamente si può, e forse con troppo zelo ai sensi indugiato abbiamo. Ma questo è stato dalla vitalità di quest’amore, e ci grida dentro ancora! Ma la lena con cui scavato ho questo corpo di donna per trovarti almeno nel suo cuore, non è stata forse metafora dell’affannosa ricerca di vederti qui, ridere tra le tue stelle? E poi l’amarci qui in mezzo all’odio, non è stato il più bel prologo all’amore in te? Allora ben sai che nonostante le pastoie della carne che, patetica, tacer non vuole, non vogliamo che compiacerti, ché la felicità nostra sarà completa solo in te! Allora lasciaci la sicurezza che gli occhi che hai posato su noi, vi si sono soffermati, e non se ne stancano! Qui siamo come assonnati, e sobbalzi paurosi ha questo vecchio cuore amante, e son scarse ormai le pur apparenti sensazioni di benessere, ma alle nostre esasperazioni restiamo per fugar le paure di sempre. E questa carnalità, detta così dai sessuofobici, è stato tuo dolcissimo dono, ché altrimenti fatti ci avresti diversi? E i corpi si son fusi, le anime nostre già essendo così, ed è vero che così pur essi metafora han fatto del vero amore in te. Ma cosa e quanto sia intenso questo tuo amore, faccelo scoprire “una”, insieme! Ecco il tempo vuol farsi lampo e la morte divorarlo, accoglici entrambi nel tuo perdono! Abbiamo poco capito, anche di te, e tu perdona! Abbiamo poco amato, anche te, e tu comanda ancora l’amore! Stanotte alle stelle staremo a sperarti e tu, passando, spegni le lampade nostre, soffondici della luce tua, sì faville divenuti, portaci alle stelle!

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