mercoledì 15 agosto 2012

Corda ad astra


Oggi la fede festeggia la conferma del credo antico che tu tornata sei agli angeli tuoi con quel corpo con che qui nascesti. Eppure tal è il dolore e la disperazione dei rimasti, da farmi chiedere incessante: dove sei, amica delle stelle, eterna innamorata di queste lucciole che ti dicono lode col brillio loro? Torna, torna tra noi, dì ai derelitti tuoi: coraggio, dopo tutto questo c’è la gioia, il mio paradiso! Sì, consolatevi, c’è qualcosa ancora ed è di bene, di buono, di bello, non s’annega nel nulla con dolore! Allora lascia udire ancora dolce la parola tua amorosa, la consolatrice parola che pur ripeti instancabile e nessuno può intenderla soffocata nel rumore del mondo! E da quando queste orecchie non t’odono, dispersa va anche la melodia di luce del creato, che invano questo cielo estivo par voglia tutto dispiegare, e quella di suoni di mille e mille creature innamorate, come quelle che fan brusio or ora coi lor richiami d’amore, e lo faranno ancora in notti come questa, incantate con miriadi di stelle a luccicar per esse. Sì, apparente dispersi vanno tanti palpiti d’amore. Ma pur veloce corrono coi sospiri e i gemiti, varcano l’assurda immensità del creato e del tempo in cui esso s’è svolto dall’iniziale agglomerato, e ti giungerebbero anche fossi fuori da questo mondo fisico. Ma non lo sei e non puoi non udirli, essi ti richiamano, ti attraggono e a noi ti trattengono! E tra quelli i miei! Oh sì, quanta infelicità mi fa sapermi alla fine di questo viaggio pur triste e doverti testimoniar la pena, lo strazio di tante persone che piangono e son a me vicine, e talune amate ho! Ti prego allora, sorridi loro primavera ancora dalla tua mitezza, sì, conforta tanto dolore! Oh quanto amore forse pur dici per queste stelle e non sappiamo capirle, eppur parlano, vero dicono amore di eterna primavera o forse solo balbettano parole, che imparadisano! Oh bussa, bussa al cuore, ché l’abbiamo indurito e, divenuti ciechi, più non vediamo che la realtà in cui ci sentiamo abbandonati, che invece forse illusione e sogno brutto solo è. Questa pure, lenta trascolora nella tua! Sì, si sublima la materia e non lo avvertiamo! Ma tu dà consolatrice parola in linguaggio chiaro per tutti, assordati, abbagliati, fatti scemi di bontà, bene e bellezza. Ripassa umile tra noi, bella e buona, come alcuna nostra donna può essere, lasciaci nel cuore il fruscio della tua lunga veste bianca, che carezza fa a questi sterpi e li infiora, e così tutta la via che a noi ti porta è verde e fiorita. Sì, dacci un raggio del sorriso tuo, che fughi questa belva ruggente, già da dentro, e si chiama cupidigia ed egoismo, è bramosa e fa spaventoso il presente, già da tanto male fisico attoscato, e tutto scuro l’avvenire! Ecco, sono certo ai tuoi piedi, meschino, ma pur bacio il freddo pavimento, e or, deluso, le pupille mie vogliose di luce cercano e cercano le tue radiose, lì tra le stelle, tutte belle! Sì, cercano conforto questi occhi insonni che bruciano, cisposi, ma forse è te che rincuorare dovrei, e sento che assurda pretesa non è! Sì, tutto questo male diffuso, che certo dolore ti fa, ché qui in basso ti tratteniamo con la nostra supplice incessante preghiera, che t’accora, pur finisce! E’ la promessa del figlio tuo divino, morto del male che tutti divora. Confortati allora, madre, noi ora come ciechi, guariamo e stiamo per vederti qual sei, essere di luce, e luce è amore e amore è luce! E questo mio pensare, che è preghiera ancora, mi dà una certezza, sento palpitare all’unisono il mio cuore col tuo! Sì, c’è qualcosa ancora, e vero è bello e buono, è il mondo d’amore del nostro dio, cuore di donna! Ma pur vorrei saper dire e poi non più fiatare, pesanti e inutili tutte le parole divenendo, ad ogni altro piccolo cuore, dolente di tanta pena: coraggio, aspetta proprio noi la sua gioia!

Nessun commento:

Posta un commento