lunedì 6 agosto 2012

Bella di notte

Sempre, di questa stagione, al tramonto, prima che mille e mille stelle scolorino il cupo del cielo, la bella di notte tutti gli occhi suoi apre a cattivar chi, incauto, si soffermi in questo giardino. Ché all’avanzar del buio tutto esso profuma ed egli inebriato rimane, come narcotico abbia preso, e sogna o almeno fantastica storie che si racconta favoleggiando o confabulando.
E stasera questo m’accade e il racconto di un fatto senza storia un po’ confabulo, ma poi stizza me ne prende un po’, di troppa incauta debolezza, ché la protagonista raggiunger non ho potuto nemmen’ora! Ricordi, bambino, t’avevo come piccolo segreto amore e questo con me non poté crescere! E poi recentemente ho pensato che preparar potessi l’incontro lì nel cielo, che ospiterà i nostri cuori. Ma la fata che lassù regge, forse punito m’ha per essere troppo oso, ché presunzione è promuovere certi sogni a due. Ma così sono i sogni umani, mai solitari vi siamo! E venne il mattino gelido del tuo diniego. Ma cara mi sei ugualmente, anzi più cara! Ché la compagna mia la sua naturale dolcezza ha stemperato fino al rammarico, imputandoti del mio fallimento. E sì, ben strano è l’amore di donna e io mi ci sono abbandonato stordito, e felicità ne ho al cuore, ché non credevo che donna tanto d’amore potesse! E quest’amore di troppa gioia morir non può, sicché noi due, e non solo, candidati siamo ancora alle stelle. Ingenuità?
Forse, ma non più del gridare il bisogno nostro, tutt’umano, di felicità, che esser non può senz’amore. Ed è raro qui l’amore! E surrogati illusori ne vengono in esaltazioni effimere e la mistificazione rimane talora da riempir una vita, in fondo di nulla. Invece il sogno, cui invitata t’avevo, porta alle stelle, non le fisiche però. Pensa di essere in un lucciolaio, come talvolta prima che i campi mietuti siano, essi diventano di tarda primavera, ché tante e tante lucciole sono lì tra il grano. Situazione che visse il poeta immerso in quel di stelle da Beatrice, ché voleva pregustasse le delizie celesti dallo sfarfallare tutt’intorno di mille e mille lucciole d’amore. Sì, sarai tra quelle per lasciarti amare, anche se stenterò a riconoscerti, fattati nemica per brev’ora. Dovevi, per esonerarmene, rimanermi indifferente! Tu sei vinta d’amore e non lo sai! E la compagna mia, dura per amore più con te che con me, s’è destinata ad amarci. Sì, luogo v’è tra le stelle che ci attende e le parole dure e quelle degli abbandoni vi sono non senso, o mutate sono in dolci parole d’amore. E lì sogno a sogno, come luce s’aggiunge a luce, senza contraddizione. Sì tutti vi siamo destinati, il dio l’ha detto, e in forma d’uccello saremo. E la biondina Or, piccolo vero amore da bambino, sogno profetico fece che così amati ci saremmo, ma angeli nel luogo dell’amore!

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