venerdì 16 marzo 2012

Se tu con me rimani

Se la vita tu mi guardi, dolce signora, giustificata ne ho l’attesa e la speranza che una novità di bene vi possa irrompere a illuminarla se notte vi si vuol fare manca di stelle. Sì, questo tuo devoto proprio non vuol credere che “nihil novum” per lui possa essere e fiducia ha, tanta, che tu continui per lui a desiderare il bello, il nuovo e il bene, duraturi. Si, io credo che se tu sei con me e notte deve pur essere, sarà di miriadi di stelle a farne incanto del brillio loro. Ma ecco, ho occhi stanchi ormai, fatti incapaci a veder bene e l’udito anche avverto affievolito, piccoli guai d’età...O che sia che troppo e brutto abbia visto e udito? E mi scema l’intelletto, che lento s’è fatto alla comprensione e s’affida a preconcetti, dice di sapere e tanto, e forse era pur vero, ma le cose tutte cambiate sono ed esso, fattosi pigro, statico il mondo vuol vedere, che invece fugge innanzi veloce, sì, gli sfugge, e le cose, che controllar non sa più, con pregiudizi valutar vorrebbe. E tutto questo è sciocco! E se questo faccio, fa bene il mondo a mettermi da parte, e vecchio, ignorami. Ecco dalla via un vociare, ma che dicono, che ragioni gridano? Ecco io non lo so più, né voglio. Sembra che vero nulla più mi interessi e la vera tentazione di questi anni brevi, sembra rinchiudermi in un mondo fittizio tutto personale, luogo della mente in cui sentirmi sicuro e protetto. Ma come e da chi, se tu e questa piccola donna non lo fate? Ecco, m’adagio nelle mie abitudini, ma sempre più disordine faccio tra le mie cose e quello che ho ben riposto più non ritrovo. Ben fa questa donna a tentar di scuotermi e incoraggiar le mie passeggiate, ma io impoverito e sempre più anchilosato mi sento... E se vero quest’uomo tu lasciassi, stanca delle bizzarrie sue, come scorgerebbe cose nuove, degne del suo interesse o della sua pena? E dire che qui, dove con sé t’ha portato, amore dovrebbe ad ogni scoperta in questa natura già tutta bella e aulente! Sì, come ne potrebbe restar incantato nella meraviglia? Sì, allora, stanchezza, rassegnazione e solitudine gli suggerirebbero giusto per sé il “nihil admirari”! Vero è, se tutto nella vita mia prima di bambino poteva avvenirmi d’incanto, soffermandomi a bocca aperta sulle mille cose del mio povero e semplice mondo d’allora e trovarvi bella, nuova e degna d’ammirazione ogni cosa per piccola e meschina che fosse, ora in questa mia età ultima tu devi invitarmi alla meraviglia. Devi mettermi il bello e il buono sotto questi occhi diffidenti, che ignorar vorrebbero l’evidenza perfino, ormai temendo il nuovo, e poi pigri e più miopi si sono fatti... E i suoni, tutti rumori vogliono farsi e fastidiosi, se tu avvertir non me li fai nella purezza loro, tanto che fino al cuore ancora avido arrivino a cibarmi l’anima...E a volte tutt’intorno mi par il deserto che vuol farmisi dentro e se qui oasi v’è, insegnami tu la via! Ecco, rimani in me ancora un poco nella latebra del mio cuore, ché tutto possa ancora essermi apparizione di qualcosa di originario e arcano e che irrinunciabile, mi dica la bellezza tua. Ecco, proprio ora il volo e il canto d’amore degli uccelli e più in là i gabbiani a volteggiare con acuti gridi sulle falesie...Senza te perderei questo mondo favorendo il mio irreale e visionario da favola sì, ma chiuso, che sol perdermi vuole nei meandri della mente. Non lo permettere, riscopriamo insieme il meraviglioso! E profuma questa brezza dal mare e dal basso lo sciabordio delle onde ne giunge e di mille essenze già pregna è l’aria tutta, è primavera...non lasciarmici solo! Star qui con te forse è bene ancora un poco...E pur volerà quest’ora d’incantamento! Sì, soffermarmi sulle cose, apprezzarle, viverle e pregare. Sono tanti, ben lo sai, che vivono il dolore! E quante notizie me ne giungono nel quotidiano! Sì farlo, spendere qui e così la vita breve, m’è motivo di gioia e gridarla ora perfino vorrei. Sì fa che nella gioia con la piccola mia donna io venga alla città tua. Lo vuoi, bella signora? O fosse ora!

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