mercoledì 7 marzo 2012

Di che son ricco

Penso che come si è, tanto si valga. E non dico di quello che di noi pensa il mondo, esso assai spesso vuole consistano essere e valere nell’avere, e avere non è per esso ciò che si sa, né come ben spesa si sia la vita sapendo ciò che è bene, ma ciò che ha per simbolo il denaro, quindi il possesso equivalente! Ma io qui dico altro, si vale per quanto di degno si ha in sé, se quindi si è! Ho poco, ho molto? Se sì, l’ho sotto lo sguardo tuo e non me glorio! Ma il mondo coi suoi giudizi frettolosi, se non pregiudizi, lo minaccia e quelli potrei talora tradurre in amari epigrammi, che sintetizzar vogliano quello che fa l’opinione, scambiabile tra la gente sua perfino fino al pettegolezzo, sulla spesa sofferta d’una vita, se talaltra proprio non scadessero nel motteggio feroce! Ché un modo di vita adeguato al suo credo il mondo pretende e chi non abbia raggiunto un fine di prestigio e potenza, un ideale che potrei definire quantitativo, è giudicato inadeguato, da respingere, da emarginare. E io lo sono, eccome! La vita quotidiana fa l’elogio del tipo mondano e ricco, in aperta, o più spesso, tacita polemica con l’etica spirituale e il nostro vivere, io non me ne sento del tutto esente, qui è spesso compromesso, adeguamento e si vive nella concretezza, contraddicendo spesso i propri principi e quelle affermazioni morali che fanno un sé segreto mantenuto, degno di te se forza s’avesse di gridarlo! Ho però cercato di esser diverso, sebbene dalla mia debolezza, di questo posso un po’ gloriarmi, e non ho optato per la logica dell’avere e del consenso, e non ho contraddetto impunemente la legge tua morale, e ora fin qui, quasi al termine della vita, non posseggo sicuro che ciò che sono per me stesso, e spero ti piaccia! Pochi talenti ho avuto, molta la volontà sia di superamento del poco incipiente, che dell’arricchimento morale. Ho fallito molti scopi, ho visto da lontano troppe mete, ma quello, che da me solo è dipeso, l’ho tenacemente cercato e voluto, l’ho sofferto, l’ho raggiunto! Incompreso spesso, la volontà d’altri non ho quasi mai potuto associare nel bene, e sono stato spesso solo nell’ostinazione di non obbedire alla necessità prosaica dell’avere, ma cercar d’essere, aborrendo la torbida volontà di potenza di molti su cose e persone. Così, quando ho dovuto decidere, ho cercato di farlo nella giustizia, minima però, mite e comprensivo con gli insufficienti..., e nella mancanza di educazione e di gusto tra cui spesso ho dovuto muovermi, ho cercato di capire ragioni, grossolane espresse, anche se lontane dai miei paradigmi morali. Ho fatto bene? Non so, ho sempre avuto indulgenza della debolezza riscontrata in altri e assai poca comprensione della mia... Allora, madre cara, se qualcosa valgo nel tentativo del bene è per la mia vita spesa così, credendovi ostinato, e so solo che non è stato perché ne avessi successo, ma anche non eroe, ché fossi per te nelle tante smentite! E se onesto mi sono sempre giudicato, ora so solo che senza te non avrei nulla di vero innocente, e non so se sono veramente, valendo un che agli occhi tuoi! E il mio non è moralismo enfatico, ma spero moralità, espressa sincera, autentica perciò! M’è venuta dal poco che genitori onesti m’hanno trasmesso..., l’ho difesa, l’ho accresciuta? Non so, so che un po’ l’ho, ancora! Ed è da questo poco che ti parlo, anche se a te gli occhi avvallo! Sono vissuto in un ambiente difficile a mia parziale discolpa, ma che, diversamente dall’oggi tanto incerto, offriva molte possibilità di lavoro. E ho lavorato abbastanza, forse molto, per viverne ora con dignità, anche se con qualche disagio... Ho cercato però che il mio mondo, spesso ottuso e vanaglorioso, non determinasse la mia condotta, il mio pensiero, la mia volontà nel bene, ho avuto buoni argini spirituali, non ho prevaricato! O madre cara, ora mi so senza merito alcuno, ché al fascino sinistro delle cose di qui mi sono sottratto solo perché tu l’hai voluto! E m’hai dato molto, sopratutto col cuore di questa donna. Le altre, occhi belli, che pur attratto m’hanno, non fanno la mia storia...E’ una storia a due soltanto, molte pene, poche gioie da me questa donna e forse non v’è estranea la mia intransigenza, per questo in fondo solo vanagloria, ora ben lo so! E so anche che se tu dovessi giudicarmi da questa mia condotta, creduta giusta, ma forse anche rigida e in fondo carente almeno verso le aspettative di chi m’ama, o dai meriti scarsi nella vera lotta al male, ben povero, o meschino, mi troveresti, ma tu mi ami, ecco la mia fortuna, e per amore tanto si perdona, anche una vita forse sciupata, chissà! Non lo fa questa piccola donna, che ti vicaria odie et cotidie? Sì allora ben sono ricco, in fondo ho anch’io e non poco!

1 commento:

  1. Vicina con il cuore ogni volta che la tristezza viene a bussare inesorabile alla porta, ormai piena di spifferi! Ma non è dalle crepe che penetra con forza la luce? Quella "Luce preziosa" che tutto risana... Complimenti per tutte le belle emozioni che ogni volta condividete con tanto entusiasmo! Auguri affettuosi per la festa del papà... :))))))))

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