domenica 18 marzo 2012

I delfini

Se tu, bella signora più non visitassi la mia speranza, questo mondo che già come carcere vivo, più buio, manco agli occhi miei della bella stella d’amore si farebbe! Non so perché questo m’accada, mi fingo così d’esser ridotto, succube tra troppi aguzzini! Dipenderà dalle tante cose viste e forse troppo spesso mal giudicate, tanto che fuggirle illusione m’ha dato che per me la vera opportunità di bene fosse altrove e in altro momento. E non è stata tentazione d’una vita la dicotomia del mondo? Sì, qui i cattivi, più in là forse i buoni, qui il danno e il male, là o appena dopo forse il gradito e il bene, qui il riprovevole, lì il giusto, il meritorio, l’opportuno. Tutte semplificazioni, forse pretesti per non valutare , non dar giudizi, andar oltre, fuggire, sfuggire forse, che, chi? Mentre ben so che è groviglio mutevole la vita qui, e se v’è di bene un po’, allora “carpe diem”, come fatto moderato epicureo mi verrebbe da suggerirmi, se tardi non fosse! Ecco l’alba della mia vita di cui ho ricordo vivido ancora, bambino m’affaccio al mondo e subito triste la vita mi si fa, ché il fratello smarrito ho, rubato dal male!
Oh quanto improvviso mi diviene il mondo buio! Che fare, cosa a chi credere, ché di tante incomprensioni si fa la vita degli adulti miei? Ecco il mio ricordo, come tutto or ora! Poi tutto passò, ma crescendo anche l’insicurezza mi crebbe dentro...E vennero le illusioni e le delusioni tante. E poi tu. Ma, e non lo sapevo, già nel concreto eri, ma poi anche ti sperai e scoprii in questa mia donna. E se l’amor suo è tuo vicario, mai esso delude! Stamattina della mia salute, che precaria pensa, ha voluto l’informassi e io, come a madre, niente le ho celato. Se ne è tranquillizzata un po’ e m’ha lasciato andare con mille raccomandazioni come a un bambino. Ecco la mia fortuna, la risposta tua dolce alla mia solitudine. Vero tanto chiesto t’avevo? Non v’hai tu messo in più nella risposta tua, l’immeritato, non m’hai dato una misura traboccante e scossa d’amore, se sì, ché tanti dubbi ancor oggi su te mi prendono? Sì, se buio fuori fosse vedrei ora il mio cielo come quello che dentro ho, manco di stelle amiche. Ma d’una almeno ho le braccia piene e non m’abbaglia forse il brillio suo e non me ne vengono parole che dolci mi suonano e carezzano più di questa brezza aulente che dal mare qui sale? E se d’essere vecchio ormai ho talora l’uggia, cosa mi conforta che là dove ti celi ti ritroverò, se non che di te proprio ho tra le braccia un po’ o tutto? E io, che ho qui portato briciole ai pesci della vasca antica e ora lo stradello percorro, che alla polveriera bassa mena, in un oh, oh di meraviglia prorompo ché coppie di delfini, arco con le pinne loro fanno quasi cavalcando le piccole onde del mare di sotto, oggi tranquillo. Sì, sono tanto prossimi e ne conto sei che vengono dalla mia parte quasi a rincorrersi, appaiandosi per un po’ per poi separarsi e ancora ritrovarsi in giochi d’amore! Tu proprio non vuoi che il buio dentro mi duri!

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