giovedì 22 marzo 2012

Qui primavera!

Oggi sto sullo stradello che sulla destra un po’ dall’alto il mare guarda e alla sinistra ha il costone, la petraia brulla, che quinci quasi al mare scende. Si infiora di poche essenze, ma vistose ha euforbie dalle verdi efflorescenze e rovi tardi a fiorire e qua e là cespugli da strame. Vento freddo da orto l’inverno la batte, che di sostare a lungo qui dove sono allora vieta. Vi vedo strani vocianti uccelli planare, lì acquattarsi e non è luogo di lor pastura, ché taccole o altri corvidi paiono. Comuni d’inverno li vedi e senti per il verso sgraziato, venuti a far strazio di conchiglie strappate agli scogli, che la mareggiata sulla spiaggia di là dal promontorio, talora oltre la battigia abbia spinto con onde lunghe, poi cessate. Che questo sia luogo di lor nidi? Ché tanta pare l’insistenza e la cura di lor scelte in questo luogo strano, diverso dal resto del chinale. E or più versi non fanno, mentre alto e stridulo è il volo dei gabbiani sulle vicine falesie. Tutto il giorno a scrutar vengono, occhi gialli, rari ospiti solitari che questo luogo, or tutto assolato, accoglie. E tempo felice ai volatili pare e a me fin qui giunto dal santuario. Esso negletta ha l’effige del santo del giorno, Benedetto, che misterioso suo motto a me, suo orante, ha or ora mostrato, crux est vita mihi, mors inimice tibi. Ne confermerà significato suo la compagna dolce, che ben sa la lingua degli avi nostri... Ma intanto da me intendo che il santo alluda all’odio che tanto era ed è al mondo, che il figlio tuo ha dovuto morirne per salvarlo e donarlo al tuo amore di madre! Ma poi l’amore che è, se non il bene nonostante le apparenze, vinta la tentazione di divenir giudici, inquisire la persona amata, scorgendone valori umani misconosciuti là dove sembrano siano solo errore e negatività da non negligere, ma dolce correggere? E amare si può in vari modi, ma talvolta pure sacrificarsi o addirittura morirne è richiesto, se vero il bene si vuol dell’altro! E così egli ha fatto, ma per palesi indegni pure, e dalla morte sua, la vita, nessuno escludendo dal destino d’amore, mai condannando, come qui fanno i saccenti suoi. Sì, come qui fanno in molti coi giudizi loro affrettati, dogmatici e moralistici. Ma tempo non è di riflessioni amare, ma di ricordi cari, tanto di tiepido sole è luogo luminoso questo. Sì, è questo solo apparente inospitale, invita alla sosta e pur rende felici strani volatili nel tempo di lor bisogni d’amore. Sì, accoglie questo luogo lor pure, ed è qui ora per tutti urgenza d’amore, ché anch’essi frenesia ne hanno..., sì, ogni specie s’affretta ché i piccoli ne vengano a tempo propizio alle cure parentali, ché lor tutti sembrano saper che il tempo via va veloce e altro inverno verrà. E invero già farfalla è vaga di visitar d’essenze novelle i primi fiori e di simile i bombi solerti fanno operosi e vogliosi di impollinarli, lor arte. Sì, tutto affrettarsi pare ed è qui leggera l’illusione dell’amor tuo, ché sta nelle cose tutte la presenza tua a far bella primavera. E altre primavere rivedo e fiori e tanti e sorrisi e occhi di donna. E cantano canzoni d’amore... E’ piccola di giovinezza questa donna, da sempre nei pensieri miei... Forse che vero felice sia? E’ tempo di festa e bella e calda è la sua voce ed è l’astuzia di mia madre a farla venir fuori, vincendo la timidezza della fidanzatina mia, e quella si lascia andare fidente, forse complice il vino novello, e delle note della canzone sua, più delle parole, bea le orecchie di noi commensali ammirati della novità e divertiti...Oh quanto tempo fa! E io la voce tua mai udito ho e invano qui mormorano alla brezza le frasche armoniche e forse t’invitano a romper gli indugi e io, di te innamorato, lascio m’illuda che prologo siano queste note languide al canto tuo o già la risposta tua. E ora alla memoria mia i suoi occhi brillar vedo nel buio e mi invitano a pronunciar sommesso il suo nome dolce, lungo o breve, come abbreviato l’ho, e so che volontà ha di concretezze d’amore, o così come ora tu fai, m’illude! Ma è lontana ora, impegnata alle compere sue settimanali al mercato... Chissà se brivido le prende ai tanti pensieri miei e la pelle sua ne sente sfiorata e ne sussulta il cuore, non sapendo di che e perché. Non lo fa il cuore tuo assediato pur esso dai pensieri miei di lusinga anche, non senti il tuo nome incessante qui ripetuto, non lo fanno con me le cose tutte? Ti chiamano, ti chiamo, basterà tanto amore?

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