venerdì 7 dicembre 2012

Soli qui







Palpiterà mai il mio cuore sul tuo divino?Che ci accade? Ci fiacca camminare e camminare con la soma delle difalte perdonate, ma non scordate? Il male fisico perfino, tremenda eredità della colpa primigenia, che fa tanta della miseria nostra, freme nel travaglio suo e, stanco, vuol che lo spirito lo superi, gli prevalga e lo lasci assopire un po'. Ma sarà solo un trapasso d'ombre, perché sarà la morte poi, la scura, la pia nell'ufficio suo, e pietosa, da meritar che sorella, Francesco la chiami per noi ancora. Sì, essa verrà a tacitar dolore. Così per me! Ma allora se questo è già tramonto, dico che subito sarà anche la tua aurora, e le lacrime tutte, su un altro tuo addormentato, s'imperleranno come rugiada sul viso della donna mia ai raggi del tuo novello sole. E le preghiere postume, colloquio delle anime nostre alla soglia del tempo, fuori del frastuono di queste ore, suo balbettio saranno, ma dolce, come fa querulo uccelletto che il suo verso, insistente richiamo, rivolge all'amata, che in altre cure presa, lo trascuri al tempo degli amori loro. E già tutta s'agita la materia in cui i rimasti vivono, ché già fiamma ha in sé, e quella velo d'alabastro le fa,nascondendo ai più la sua trasformazione in atto, che di sublimar tutta si prepara da quella accesa. E la vita delle creature tutte, che su quella si regge, sarà mutata e trasportata al tuo cielo a inazzurrarsi tutta. Allora se questo speriamo, che la donna, che mi vive accanto, mi dice intristita? Se accadesse per me solo che io salga, ella non rimarrebbe in questa bassura da sola! Le chiedo che intenda. Non risponde chiara, fa che non accada per la dabbenaggine tua, mi invita seria e accorata, ma pungente pure, e sa esserlo, di ironia! Tragica malinconia suggerisce una risposta tanto laconica, non certo sorrisi d'amore. Oh quanto difficile è la via degli angeli, cui attratti siamo da nostalgia indicibile come per patria perduta. E questa forse dirmi vuole che, se viaggio solitario dovrà fare, si perderà, ché le tenebre le mareggeranno intorno e vorranno prenderla. Ma la guido ora forse io, tanto scemo delle tue cose e cieco, lungo quest'erta? Forse no, ma le do coraggio e non con le tante parole mie,stolte spesso, non col gesto, ma col semplice rimanerle accanto. E tanto d'animo ne serve qui a combatter la viltà con le sozzure sue, ché qui tanta ridda fanno i malvagi, che fiume di pianto con raffinatezze di crudeltà ne scorre, e gli orgogliosi coi soprusi loro, e lutti, e sangue da guerre e violenze, da sembrare tutta l'umanità voler spingere nell'abisso del niente. E così trepide tue creature di giglio si sentono sole e minacciate, ché ormai siamo ad un annullamento dell'umanità, ché i tanti diffusi egoismi ci divorano tutti e, ironia, succede quando il male bolso ha il respiro, non quello personale che ci attanaglia sempre, ma quello metafisico da cui viene, la persona scura, perché la promessa del figlio tuo gli fa già agonia, e morirà al fine per ridivenir luce qual'era. Allora certo vorrò rimanere finché tu me lo conceda, se vero è che il nostro è un pellegrinaggio d'amore a due, come talvolta vedi uccelli ritardatari migrare in coppia e se l'un avanti va, l'altro è pronto a condurre, stanco che quello sia, perché quello che lei mi dice velato io le dico anche tacendo. No, non ci abbandoneremo lungo la via, la separazione abbasserebbe le anime nostre, ne stroncherebbe l'anelito, lo disumanerebbe. E non è il mio egoismo momentaneo, fidare su la mia maggiore età, la mia salute precaria, per aver avallo a mia dipartita per lei precoce e solitaria? Allora prendici insieme, rimane la preghiera accorata! Qui esalazioni mefitiche di civiltà e fossori della vita e piovre di viltà e d'egoismo! No, soli non si sopravvive a meno di non imbestiarsi, ché qui il male tutto disfiora, strazia, fa brutto. Sì,piccola gioia è la nostra, e a due vuol restare, e da te ci viene. Allora, “propitia esto nobis”, non permetterne agonia, tremenda sarebbe per il solo qui dovuto restare da non capir più le stelle.


Oh quanto brillio fanno in notti gelide e serene! E la fantasia triste le vede occhi di morti, ma, se nella gioia, le pensa lucciole migrate al tuo cielo di quelle che a mille evaporano dai campi di grano di tarda primavera, a far delizia di occhi d'ascosi amanti.

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