martedì 18 dicembre 2012

Piccole donne, piccoli fiori







Ecco si fa sera, tiepida questa giornata dopo tanto gelo, devo aver camminato tanto ché or stanco sono. Ma non è stato vano se novelle emozioni cerco, ché sullo stradello bianco del chinale, che su mena, c'era un primo bombo coi brontolii suoi. Cercava certo un fiore e mi son detto, forse ne va in questi tempi grami della sua vita, se tanto spendersi pare. Simile mi sento nella ricerca mia, ché davvero non so come trovarti. Forse smarrita t'ho tra i tanti miei sterili pensieri per te, come questo bombo tra le mille frasche, di foglie e fiori spoglie, della sua ricerca per il fiore suo vitale. Dove sei piccolo amore, fior mio? Dove gli occhi tuoi indugiano senza incrociare i miei? Dove udir potrei il tuo respiro lieve e sospiroso? Bolso il mio per l'ansia di cercarti e gli occhi miei arsi sono come in lunga veglia e stanchi di correre qui e là a interrogare le cose e le rare creature, in cui imbattermi posso. Ho sperato di trovarti in piccola donna, piccolo fiore. Questa. Gli occhi stasera le brilleranno sotto le stelle, ché un po' staremo a vederle, ignorando l'aria pungente, e io mi illuderò siano i neri tuoi che parlano senza parole coi brillii loro. E i suoi proprio per i tuoi già tante volte m'hanno detto amore. Ma avido ho il cuore e non si placa, ché me lo dicano quante le facelle del cielo che le prestano gli sfavillii loro. Ecco quanto dolci son gli occhi che oggi accolto m'hanno. Ella saper ha voluto della passeggiata mia, le cose viste, le impressioni e i pensieri suggeriti, e le persone incontrate e le cose dette e i sorrisi scambiati, per tutto rivedere nella mente sua ed essere partecipe, se di bello m'è accaduto, della gioia mia e farne rider gli occhi suoi. Dimmi mi illudo con lei di te? E' più ancora l'amore o basta il suo, ché a te m'avvicini, e d'altro nulla importa saperne? Ma io so che di simile faresti vivendo ogni mia gioia e rattristandoti di ogni pena, pur piccola. Oh quanto vi somigliate! Ben dico che è la tua icona per me! E vero statica non è, e si muove di movenze dolci e misurate, parla allo stesso modo piano e come avesse conte le parole sue, ma lo fa anche tacendo, ché gli occhi lo fanno qua e là soffermandosi e le sorridono se pur felice non è. Perciò sempre lo è un po' almeno, la tradiscono gli occhi ridenti, che sempre un po' lucidi ha! Mi illude così della gioia sua intima, specchio della tua? Forse accadrebbe solo se tu lo facessi con me o se tu stessa illusione fossi. Sì, vivo un sogno e tu ci sei e tu sei questo sogno, ché questo è la piccola donna mia, sogno. Ecco passa il tempo, quello di una vita sembra non esser bastato a capirla e mi chiedo, quanto misura quest'amore? Quanto è vasto e profondo e dove ha i termini suoi?


E se esso è solo umano come sarà il tuo, ché forse non basterà l'eternità a sondarlo. Ecco accade come quando si suona una melodia da vecchio disco con vecchio grammofono. La riproduce l'oscillazione della punta sui solchi suoi, ma può accadere che giunto al termine dei giri suoi il braccio che la reca, scatti indietro un po' grattando la superficie sua, e ricominci tutto daccapo. E' lo stesso motivo eppur par nuovo, ché suonar pare di una dolcezza nuova. Così è questa vita a due, te sospirando, aspettarsi le stesse cose e trovarle nuove ogni volta! Eppur il tornar sempre indietro produce sì il nuovo, bello e gradito ancora e sempre, ma anche logora chi ne ripete il motivo. E ora, certo di te, della benevolenza tua, le dico, sì, io t' ho logorata, piccola compagna mia, sempre voglioso delle parole, dei sorrisi tuoi perfino delle piccole pene tue. Ma se la fata vorrà ti porterò, piccolo fiore, tra i suoi di luce!

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