martedì 11 dicembre 2012

Amenità e tristezza d'una mattina







Luogo alto v'è sulla collina da cui veder puoi la parte più antica della cittadina. E' verso orto che lo sguardo volgersi deve, e da qui essa si protende a mare col suo imponente maschio medioevale, carcere oggi non più, ma in eterno restauro. E' di sole tutto inondato questo posto e sebbene senza fiori, ameno è di cespugli di euforbia ed erba da strame, rari rosmarini ormai tutti sfioriti, e a sostar invita per la bellezza vicina e lontana che offre e per il tepore di questi raggi, in giornata altrimenti gelida. E' posto solitario, fatto, o per la preghiera o per i ricordi. E ricordi tu? Di là, del borgo antico, era il piccolo amore mio primo, l'ossuta bambinetta di tanti miei sospiri e sogni e poi la fidanzatina, severa con se stessa e più con me. Chissà se la piccola, non più riveduta, è già tra gli angeli tuoi dove m'aspetta uccello per far con me primavera! Dell'altra solo gli occhi neri ricordar voglio, ché mi lasciò quasi senza saluto se non ricambiando frettolosa quello del mio sollecito, né promesse di almeno celesti incontri. Ma a volte donna questo fa. Allora pregar preferisco, ma poi il pensiero va ad altro acerbo amore e te ne parlo perché ne so ora l'anima rinchiusa in sé, come persa in vaghezza. Io non so se con me destino diverso le sarebbe toccato, ma se vero tuo medico tu mi volessi, carismatico, è da lei che comincerei l'opera mia, sanatrice nel tuo nome, per riportarla alla consapevolezza. Ecco ho già gli occhi tutti velati e invano mi soffermo al rumoreggiar, oggi quasi di sciabordio, delle onde dabbasso, che fan bordone e alle parole mie accorate, e al volo dei gabbiani leggero con ali aperte, distese e ferme e a lor richiami sopra alle falesie. Penso ai nostri vent'anni e non posso non farlo sospirando. Oh quanto vorrei riprender il conversar nostro interrotto! Ecco in questo mondo onnipotente non sei, non puoi riportarci indietro!Ho allora bisogno della voce calda dell'amor mio e la chiamo e le partecipo l'amenità del giorno. Le dico di aver incontrato la bella piccola signora dall'imponente femmina di lupo e di averle detto di trovarla stamattina più carina. E al quel complimento uno suo ho creduto me ne venisse e così, ricordando l'accaduto, insieme ne abbiamo riso. Sì, perché qualcosa d'analogo stamattina, presto venendo all'ospedale, ci era accaduto, stando insieme, all'incontro di una ancor bella mia antica paziente e dolce, che sempre buon medico mi ricorda e mi trova com'io la vedo e lo dice franca dopo il mio farmi con lei oso, ma oggi anche la rincuoro delle pene di cui ci partecipa. Piccoli complimenti che allargano il cuore solleticandolo, che non meravigliano la mia, insolitamente tollerante oggi, ma me sì, eccome! Ecco quanto sono vecchio! Facile mi commuovo ai ricordi e alle notizie tristi, facile mi fan presa le lusinghe. Ma poi chi sono io tra quelli di qui? Ho dato buoni frutti e tu mi distingueresti per quelli? Ma solo lo sguardo superficiale apparir fa gli uomini tutti uguali, come le essenze tanto diverse di questo luogo. Forse non ho brillato davvero molto, i cattivi brillano di più. Quando vecchi van confabulando il bel tempo lor trascorso, giovani vestono alla moda, vesti sgargianti alla spiaggia ed eleganti sempre, e modi capziosi, sì son quelli dalle apparenze iridescenti e truffano l'ingenuità delle femmine loro, ne gabbano la buona fede. Esse solo con quelli come me san essere talvolta severe, sempre caute, poco arrendevoli, a meno di non imbattersi, fortunati, in chi tu hai guidato fin alle nostre braccia. Ecco come deve svolgersi il dramma umano, illusioni tante, concretezze piacevoli avare, parole or dolci, poi dure, albe candide talvolta e rossi tramonti di speranza, chiarità stellate, lucciole, ma anche arruffo di molte ombre e notti di paura senza lumi, e dolore e pianto. Ma poi il sole che tutto disvela alla pupilla, pura resa dal lavacro del dolore, è l'amor tuo che perdona. E io bisogno, e tanto, ne ho! Oh quanto distratto mi hanno sogni, chimere, occhi di donna! Ed è passato così il tempo della mia azione efficace per il bene, il buono, il bello che solo tu significhi. E ora che aspetto? Ombre non dispaiono con questo sole, neppure in questo incanto... Ma il mio avvenire è tuo, l'immediato con questa dolce icona tua, il lontano nella tua eterna gioia. Spero, spero!


Che infinita pazienza avete tu e la donna mia con me!


Che amore, che amore!


T'aspetto con lei, che sola fa di gioia trascolorar l'ultima vita.


Aspettiamo, aspettiamo...,


non balena già luce all'orizzonte?

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