sabato 15 dicembre 2012

Pianto di madri







Nell'America lontana, eppur vicina tanto al tuo cuore, un nuovo fatto sconcertante, un eccidio di bambini, è accaduto. Nessuno ha potuto vigilare su loro, né amore di madre, delicato, sollecito sempre, né persona accorta e responsabile, cui affidati erano stati quei piccoli nell'ora di scuola. Tutti sopraffatti dalla rabbia pazza di un triste, imprevedibile nella ferocia sua. E tu dov'eri? Eri lì, eri qui, sei qui? Eppure m'hai scordato e apparente solo son rimasto, ora a subire tanta tristezza amara, come al pianto di tante madri il mio lamento si debba aggiungere a far bordone. Torna da quelle, torna da me! Fa sentire ancora la tua parola amorosa, ché dolcezza doni in tanto cordoglio. Ma forse mai te ne sei allontanata. Il male è venuto e più rabbioso per la presenza tua, t'ha per prima oltraggiato, invano tu frapponendoti, debole scudo, a tanta sua rabbia. Ma ora le nostre orecchie più assordate sono dal frastuono che qui fan queste ore d'angoscia, e prima, distratte per le cure di qui, udito non hanno il grido tuo premonitore, e ora l'accorato tuo lamento. E gli occhi cisposi per la caligine che qui regna, non t'hanno vista, né ora ti vedono. E ora non più vola la sacra melodia del tuo canto d'amore per il creato tutto, ma singhiozzi e pigolii lo riempiono, ché quelli sono anche i tuoi, tu li raccogli, vi versi del tuo amplificandoli, ché la creazione tutta se ne imbeva accorata. Ma tu dalla soave mitezza del tuo cuore pur mo t'adoperi ad asciugar le lacrime nostre, ma le tue non trattieni e stringi di tenerezza quelle madri al tuo seno e ne baci e ne bagni i capelli, a quasi volerti scusare di aver perso ancora, ché per qui con noi restare, all'onnipotenza tua hai rinunciato, la più mite e impotente femmina divenuta, quella su cui il male sempre fa violenza, “pro femineo sexu” spendendoti tutta, ché stai in ogni pena e abbracci ogni dolore delle icone tue. Ma restituirai quei figli perduti all'amore loro quando tornerai col figlio tuo, e già quell'alba forse indora le vette più alte, sì viene! E ora dal mio viso, più rugoso e tetro divenuto, lavi col pianto tuo la caligine di questi momenti bui. Oh sì, ripassa visibile tra noi, umile pellegrina che bussa ai cuori e ridomanda amore, ché qui chi t'aspetta, il tuo implora palese, angosciato in troppa solitudine! Oh sì, ritorna tra questa tua gente abbandonata, allo sbaraglio in questa fosca sera! E ritorna a me e tra queste braccia, piene sì di conforto di donna, eppur vuote di te come non mai, e sollevami con lei fino alla tua luce. Ora vedo questo presente più spaventoso del passato e scuro l'avvenire più del presente. Hanno ucciso bambini! Ecco quanto necessita di te questa mente mia tormentata e ti desidera questo cuore che vuoto mi suona e, vecchio, fa protesta con le bizze sue. Invano questa donna lo riempie delle parole sue tutte dolci d'amore, ma solo umane. Ho urgenza di te, ché arsa è l'anima mia ora e più l'acqua delle lacrime di questa non basta! Son rare di gioia, più di pena, perché l'accoramento mio le fa dolore. Oh torna a questo cuore, e al suo cuore avidissimo! Più e meglio dirti non posso, mi pesano e cadono le parole, vogliono farsi non senso e lasciarmi muto con versi inarticolati d'angoscia in troppo buio. Bramosi i cuori di quelle giovani madri, bramoso il mio, bramoso quello della donna mia! Oggi tutti bisogno abbiamo di tutto. E sei tu il nostro tutto!Ecco, mi ha preso un'ansia febbrile, ché più e più mi stringe questo cerchio di morte, e nuove vie alla luce vorremmo, questa tenera donna ed io, e orizzonti nuovi. Ma dove, quando, come senza te? E tu che abbracci ogni pena, conforta anche questa nostra e perdona la poca mia fede, è forse questa sola che mi fa falta, mancanza!

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