sabato 7 settembre 2013

Ritratto di signora







Come artista del rinascimento nostro, che di gentildonna ritraeva le fattezze, più o meno gradevoli, si sforzava che dalla fedele rappresentazione trasparisse del carattere un barlume, e perciò anche oggi, che il ritratto parli, dialoghi con chi ad ammirarlo stia, almeno è di questo che a noi, posteri estasiati, sembra sia stata capace l'arte sua, così faccio io d'analogo. Sì, di te ho tanti pensieri e questi miei ritraggono, come su tabula rasa su cui alcuno abbia scritto o tratteggiato, non il volto tuo, di cui sicuro non sono, raro visto solo in sogno, ma l'umanità tua sublime che tu mi mostri, e io mi sforzo ne traspaia la bellezza tua divina, che rimanga con quelli che l'hanno permessa, nel cuore. Sì, quelli ritraggono l'intravisto appena o l'intuito, o il vissuto con te, e così della bellezza tua velata tu lasci, permetti io ne scopra il candore. Allora il mio è pure un continuo ricordare e così rivivere, come davvero percepito in un continuo sogno, l'incanto tuo. E voglio dirlo, voglio comunicarlo, ché voglio la stessa possibilità per tutti. Sì, voglio piuttosto che tutti scoprano di simile in cuor loro e ne abbiano diletto dal ritratto di te, bella signora. Tu, degno il pensatore, forse non resti velata come sembri a me, stai come docile modella, ché dai tanti pensieri suggeriti, il tuo veridico ritratto ne venga. E sai qual suggerisco sia criterio di raggiunta capacità rappresentativa? Che vedano icona tua la donna loro, bella questa nella misura di ciò che di tuo lasci traspaia dal rappresentarti coi pensieri loro. È importante che accada, ne viene diletto, ne viene conforto! Sì, credo la vita ne venga sostenuta qui, in questo deserto che fa il nostro esilio, dove rare sono bontà e bellezza, spesso dissociate. Ma c'è una ragione assai più riposta, teoretica direi. Si può ignorare, come ogni verità sul dio, su te. Deve essere così, voi, tu e il figlio tuo ci siete, venuti, siete rimasti. Allora se questo è vero, il mondo così com'è, muore! Sì, occorre percepire la presenza tua per confortare la fede, e ciò è buono, è bene, è bello, ma anche per aver dalla sicurezza che ne viene, la speranza che essa comporti la fine del male, da attendere come sia imminente, anche di per sé e non solo per ogni vita, breve, per fortuna, in tanto suo accanimento! Tuo figlio non ha spiegato il perché del male, ma la vita sua, qui infelice resa da malvagi, tragica nell'epilogo, e la tua nel dolore, assicurano che esso finirà. La fede in lui, in te ce ne dà già fondata speranza, perché voi siete persone divine e vedete ciò che accadrà a breve nel presente del dio! Ma perché sperarne l'imminenza oltre all'inesorabilità della fine? Che giustifica tanto, rafforzando la fede? Quelli, tra cui sono, che credono nel dio, lo vedono causa efficiente del tutto, ad esso rimasta esterna, separata di necessità, ché pensano strida, sia contraddizione che ciò che fa il mondo dai primi effetti di quella, a loro volta causa di altri, una lunghissima concatenata teoria di causati e quindi causanti, abbia in sé, non già i primigeni effetti, ma la causa per essi d'essere stati, ammessa la causa prima, il completamente altro, il dio. Insomma questo mondo non sta da sé, è fatto da altro da sé. Allora al “cur deus homo?” anche si risponde che la presenza qui di voi, persone divine, colloca la causa prima, il dio, proprio dentro l'insieme di cose e fatti, che fanno il presente del mondo, e quindi esso più non possa oltre sussistere, debba finire di necessità! È come dire che il dio s'è ridotto, e dico per amore, immanente, da trascendente che era. Sta tra e in tutte le cose di qui e nel tempo loro. Ma star nel tempo significa qui perpetuare la presenza sua, ma essa l'annienta, sì, finisce il tempo! Perciò con l'immanenza ti percepiamo anche vicina, ma la presenza tua annullerà anche la separazione, oltre al tempo che fa che duri! Finalmente sarà l'“una habitare” sognato! So, che per molti questo argomentare può significare poco, tanto è arido, ma è un aspetto che occorre illustrare. La fine voluta dal dio, è inevitabile anche perché logicamente necessaria con la presenza vostra qui! Sì, per me è importante credere che il dio manifesti con voi la volontà della fine del male e che questa debba essere perché voi, causa del mondo, vi ci siete cacciati dentro! “Mundus senescit” e la sua fine avvicina! E non è così perché lo desideriamo, stanchi di star qui, esposti al bisogno e al dolore, no, c'è molto di più, voi venuti, non regge più l'impalcatura che sostiene il mondo, è assurda ed esso imploderà! Ma non sta accadendo in lentezza esasperante? Dal nostro punto di vista, dalla sola prospettiva che ci viene concessa stando dentro al mondo col tempo suo, sì. Ecco la necessità del conforto della presenza tua, da ricercare, da percepire, da condividere, da suscitarne capacità in tutti. Allora lasciami, con la bellezza su cui permetti s'attardi la mia meraviglia, e su cui si fondano i sogni di sentirti vero vicina, udire pure la tua voce, ma sia più dolce di quella dei miei sogni, più supplice a questo serrato cuore di quella di chi implora nel bisogno e, delusa, si fa severa e aspra, sia invece melliflua a questo cuore, che ad essa s'aprirà, almeno come la fresca, acuta di innocenti spensierati bambini nei giochi loro impegnati, ma spero, qual essa sia, comunque sia d'amore! Lasciami allora affermare in questo mondo di tanto egoismo, la follia dell'amore tuo, quello che si ha se si dona, lasciami, convinto, ripetere ai tanti fratelli sofferenti e angosciati dal troppo buio, È qui l'amore, è tornato!

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