mercoledì 11 settembre 2013

Paure, speranze







Questa nostra vita, sempre in balia di paure e di speranze! Sì, tante le cose sfuggono alle nostre previsioni e al controllo ed entrano nell'incertezza e rivelano la nostra insufficienza e fanno apprensione, ansietà, ma pur nella precarietà, le belle, pur effimere, sempre sono riattese. Sai chi merita per me il massimo rispetto? Chi vive da molto in sobrietà. Ha vissuto nonostante, nella paura del minaccioso, forse solo tale rimasto, e nella speranza di ciò che forse mai è venuto. Egli sa cos'è vivere fin dalle difficoltà dei primi suoi passi e delle parole scambiate, e dai primi rari piccoli successi, con la speranza di ripeterli o averne di più grandi. Ha forse per noi solo patetici consigli, invita, col significato della vita tutta, a un pur moderato stoicismo, ma conferma in sostanza la tragicità dello star qui pur sotto a miriadi di stelle, che invitano al sogno e a sperare possibile viverlo! E gli altri che fanno per noi? Non accrescono forse la nostra paura? Cercano di liberarsi delle loro paure e hanno così potenza di accrescere la nostra, rinnovando, acuendo il già presente in animo provato, o inducendovi dell'altro a far incertezza e scompiglio. Ecco noi continuiamo ad anticipare il danno, eppure ci dai del tuo amore, molto anche se poco ne avverte cuore distratto! Cos'è poi la auspicata vita d'un uomo? Passare dalle braccia materne a quelle di simile affettuose di altra piccola donna, che ci facciano sentire la protezione, il calore delle tue! Fanno concretezza, conforto, sono braccia di donna! Ma come è instabile la tristezza vissuta che fa la paura, pure lo è la gioia attesa che fa la speranza. Sentimenti, passioni dalla fragilità che ci portiamo dentro, vengono, s'avvicendano, tentano di coesistere, si distruggono, si rinnovano. Sì, tutto passa, cose belle e brutte e i sogni pure, cose credute vere, valori scemati nel nulla, attese disilluse, e ci lascia nello sconcerto, smarriamo il senso di questa vita! Perché star qui, a che scopo ancora, quello che è ora, passerà e non sarà più nulla, e quello che fa sicurezza mostrerà quello che in fondo è, illusione! E l'amor tuo, dolce trasmesso da chi ti vicaria? È e sarà, da celare nel cuore ché nessuno lo invidi sciupandolo, finché ci sarà la presenza o il ricordo delle braccia che hanno accolto questa nostra insignificante vita, facendone un tesoro! E la vita trascorsa? Ricordo che, ragazzo, nessuno avrebbe potuto sapere da chi provenisse l'invito alla condotta di vita che ci accomunava, era come sospeso nell'aria, aveva certo premesse, ragioni oggettive, ma riposte, non certo suggerito dai nostri adulti. Essi di tutto preoccupati, non solo del presente nostro, non solo del futuro che veniva rapido e tutti avrebbe trovato impreparati, noi senz'altro, impegnati in solo giudicati stordimenti per non lasciarci sfuggire l'adolescenza, loro impreparati al mestiere di vero responsabili adulti, ma quel modo di stare al mondo c'era, diffuso, tutti noi disposti ad adeguarci, a recitarlo, forse male e con disappunto dei non più giovanissimi, ma come in una scena, in cui però gli attori tutti non abbiano che una parte e a quella si attengano. Era lo star dietro a certi comportamenti e non si poteva che assumerli, imitare, far quello che altri faceva e invitava a fare e sorvegliava lo facessimo, pena star fuori dal gregge, la solitudine! Continuano oggi certi apparentemente suadenti inviti, ma più non ne siamo sensibili e non sono rivolti a noi, l'età ci esclude, e non sentiamo più la necessità di atteggiarci, vestirci, dire, preferire, imprecare a un certo modo, o anticipare la dissoluzione della mente, pur di non più sentir paura. Adulti ora siamo, quella è restata senza l'illusione di poterla vincere e parla ancora pur senza parole e non si tacita mai, né l'hanno esorcizzata le abitudini del passato, lo stordirsi in assordanti raduni, o le polverine, quanti abusi per una sola fragile vita! Ora non ci crediamo più, né forse ieri, ma almeno non eravamo soli, e pensavamo, Tutto ha un prezzo lo star tra gli altri pure, è seguire, ripetere, imitare l'apparente libero comportamento di tutti! Libero da che? Non certo dalla paura! Forse solo accantonata, assordata, tacitata, relegata in una latebra, ma da lì sempre in agguato, pronta a venir fuori. Ma via la paura, via pure la speranza! Abbiamo vissuto senza speranza, nell'oggi piatto, senza attenderci nulla, senza vero personali sogni! E sempre più fragile s'è fatto l'animo, incapace oggi, in quello che pareva futuro lontanissimo, di controllare la propria esistenza e la vita ci ha lasciati ancora soli! Ci hanno rubato la fiducia in noi stessi, ci hanno mortificato la gioia dei sogni, dovendo vivere solo alla loro maniera, e ci hanno lasciati pur soli! Chi? Sempre e solo gli altri? No, anche noi stessi responsabili, troppo deboli, tra altri, deboli allo stesso modo o più ancora, ma con la forza del gruppo! Siamo sopravvissuti a questo disordinato passato, ma ne è valsa la pena, visto il presente, che non fa presagire futuro migliore? Ma pur c'è una positività nel vivere quest'oggi. Siamo più saggi, anche se forse più tristi, troppo spesso vinti dalla noia! Solo ora siamo in grado di apprezzare il consiglio di Seneca, non preoccuparsi di ciò che non è ancora, forse non sarà, ma, accadendo, avremmo il tempo per rimediare! Perché non abbiamo vissuto così? Perché qualcuno non ci ha trasmesso questa antica saggezza? Ma non serve disprezzare le vecchie abitudini, oggi viste palesemente grossolano errate, il nostro e l'altrui passato, non ne abbiamo il diritto! Non possiamo odiare nessuno, tanto meno noi stessi! Amarci anche nella immagine della stupidità è difficile, come anche semplicemente tollerarne il ricordo, non più che cercare del buono in chi il nostro tempo ci propone, vivendo il nostro mondo, e nemmeno nelle cose dell'oggi, non meno ingannevoli delle passate, buone solo a farci ancora ansia! Almeno tacitata un po' la paura, è tornata la speranza! Proprio benevola e benefica? Io solo so che vi abbiamo affidato le sole cose che ci sembrano meritorie, quelle da quest'amore, che ci viene da piccola donna, sì, da questo tuo amore! Ecco in esso il nostro presente nelle mani sue affidato, ecco il futuro almeno immediato, condivisi i suoi sogni, e non c'è menzogna nel nostro mondo di due, forse solo, ma sincero vissuta, illusione. E poi, non c'è oltre e dopo il buio? Ma per poco, ben albeggerà, ecco la fiducia del credente, e la novella aurora parlerà, dirà con le sue parole di luce alle nostre avide orecchie, quelle di noi poveri cuori amanti, che tu vero sei e noi saremo perché tu lo vuoi, insieme ancora, liberi finalmente da paura, speranza e ombre loro! Sì, qui tutto fa dolore, paura e speranza! L'una punge nel presente, l'altra deluderà quasi sempre! Ma non quella che l'un cuore all'altro rafforza, vivere d'amore là dove nascono i sogni, sì, con te! Ma ora qui si fa notte ancora, ti prego tienici per mano!

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