martedì 24 settembre 2013

Candida la sposa va







Come va la sposa, bella nel suo candore ritrovato, a far promessa di fedeltà nell'amore dovuto a chi il suo le abbia offerto, così di simile vorrei saper fare a voi due, ché l'amor vostro divino, come luce fa improvvisa dai nembi, la via mia, che con questa dolce compagna percorro fidente, lampeggiando, m'ha indicato slargandomi il cuore, che da molto alla pace vera anelava. Dove tu mi guidi ora, insieme a questa donna fiduciosa vado. Ma qui io vorrei che quanto dico per amore sia rivolto anche a quelli che altra fede hanno e che mai dirò infedeli, convinto che molti ci siano di noi migliori e più vicini al dio. Io convincere d'essere nel giusto perciò non voglio, ma mostrare l'alternativa, che suggerito avete con la venuta vostra tra noi, al male dilagante che sempre si rinnova. Perché è di oggi notizia di nuovo eccidio in Nairobi di gente ignara, sembra di altra o nessuna fede per gli assalitori, ma anche di bambini, innocenti come alcun altro può esserlo. Allora non ai buoni, ma ai deviati dalla loro fede vorrei saper dire.






Prima però occorrerà che mi chieda, di ciò che accade vero non v'abbiamo colpa, cioè solo candide vittime siamo? Non hanno taluni cristiani, vere meretrici dell'amore, come altro potere agendo, gravato di più il popolo succubo e credulone, nei secoli fino all'oggi più scaltro e disincantato, e così contribuito alla degenerazione, che rabbia fa da sempre ai veri pii, con l'indegnità loro? Non si sono forse accordati perfino col Mammona? È vero, ma è per questo che dobbiamo tornare all'originario e unico maestro nostro e non ascoltare i parolai dell'amore, a quello che ci ha raccomandato e forse, rinnovati, anche l'odio, sempre ingiusto però, verso noi s'attenuerà o svanirà con speranza di rispetto reciproco... Penso ora anche a quello che i cristiani subiscono in Pakistan, in un mare di ostilità, là forse solo perché diversi. Allora che dirò? Se è vero che l'umana convivenza spesso si fa sospettosa e riemergono antiche rivalità separatiste, se chiaro non si pratica la legge del perdono e dell'amore, noi ci vedremo non gente, non popoli affratellati, come l'unico padre certo vuole, ma in accozzaglia di lupi mutati. Cos'è che tutti palpitare fa in un mare di luce, se non la fede? E che è la fede? Vorrei saperlo dire ai fratelli tutti, anche a quelli, insensati certo, che nel nome forse del loro dio feroce, non del vero, che essi solo fanno qui esistere, continuano a uccidere. La ha solo chi vive perdonando ed amando, ché niente fa miglior condotta di vita, e uno, almeno uomo santo, è venuto a dircelo, con la madre sua diletta e ha sofferto dai malvagi testimoniandone la validità, come verità senza tempo e luogo e gente, tutti potendo convincersene e far propria. Ecco, per quanto siano state vaghe e insondabili nei millenni la volontà e l'attesa dall'umanità sua del dio, una madre col figlio suo l'ha manifestata chiara e chiunque esclude da sé la norma dell'amore, credo s'allontani dal dio vero più di quanto lo sia il cielo da questa terra amara e selva oscura di belve resa dai fanatici tutti, quale il loro deviato credo. Quelli che non capiscono che il male dilagante in questa società umana, certo corrotta ed edonistica, dominata dal dio denaro, non si vince con altro male. Così si scava l'abisso per sé e tutti, da cui perfino al vero dio misericordioso difficile sarà liberare e rinsavire vittime e carnefici. Ecco è vero, qui si lotta per accaparrarsi posti di lucro, di prestigio e di comando, per farsi avanti e avere ingresso sicuro alle classi dominatrici dei senza dio, anchilosati nell'egoismo loro, che arraffano onori e compensi, mentre quasi sempre è gente indegna di una qualche lode, ché calpestato ha nell'ascesa frenetica i fratelli tutti. È giusto averne sdegno, ma se a un tale, uomo o donna, si vede in volto diaccia la morte dell'anima sua, non è giusto anticipargli la fisica! Nessuno, nemmeno il più virtuoso può farsi giudice del fratello, il dio solo sa quando prendere una vita, anche la più sconsiderata e orribile! Solo il demonio gioca a scimmiottare il dio! È solo l'amore, preceduto dal perdono che può ancora sperare in un ravvedimento e promuoverlo. Quel peccatore palese non lo avrà? Noi, che crediamo di peccar meno, forse non abbiamo per lui pregato e sofferto abbastanza! Lo attenderà un altro più arido esilio. E noi? Preghiamo la misericordia divina di non veder nulla di simile! Sperare, sempre sperare occorre per finalmente poter dire, “Erravi sicut ovis”, ma obbediente all'unica legge tua, l'amore nonostante, t'ho al fine trovato, e l'angoscia mia e l'ansia tua d'avermi, estinte ora sono, o solo dio di tutti! È giusto però anche difendersi da chi belva a noi voglia farsi, pensandosi superiore ed esente dalle nostre debolezze, egli, che uccider vuole, si macchia di un peccato ben più orrendo di quelli che a noi attribuisce. Ma mai offendere, mai prendere l'iniziativa, mai anticipare la lotta, ché noi siamo quelli del perdono e dell'amore, e solo la difesa proporzionata è giusta e la oculata prevenzione del danno agli innocenti, bambini, donne, vecchi. Abbiamo fatto professione aperta di giustizia e questa vuole il bene, la gioia per tutti, non appunto il danno, non l'offesa, non la morte! Occorre farsi operatori instancabili di bene, solo così la si ama e nostalgici si può essere della vera patria intravista, e si può riattendere fiduciosi il ritorno palese e in gloria dell'unico dio e per noi anche della madre sua, ché altra verità non c'è, e mai niente più ci sarà raccomandato di più sublime e niente più così paziente sarà del suo ripetere da sempre a sorde orecchie, “ diligite inimicos vestros” , il solo comportamento che permetterà l'ingresso nel cuore suo, con vita novella, sicura da questo male immane, che fa questo mondo. Amarla si deve questa verità e la si vedrà ogni giorno più bella e più grande e ai soli che capirla possono, s'impenneranno le ali, gli altri attender dovranno il perdono degli offesi e da essi, i soli ascoltati, l'amore implorante per loro la misericordia del dio, che certo verrà per una umanità rinsavita, liberata dalla suggestione del male, se non qui nel mondo nuovo sicuro. Altro non so e pregherò sopratutto per quelli dalle orecchie dure, che sentir non vogliono, e i più sono tra noi! E forse anch'io così le ho! Qualcuno preghi per me!










E sì, va la sposa bella nel candore suo...Attende solo bene e l'avrà da chi sta per prometterle di amarla e volerla la vita qui durando, e oltre, come il dio vorrà, e io promessa a te rinnovo. Non hai, cuor mio, il cuore tuo a questa donna prestato? E a te dicendo non è anche a questa che dico? Ci attende solo amore, povero, contrastato qui, ma sublime di là dove sarai tu, bella sposa!

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