sabato 14 settembre 2013

I debiti della signora




Come quando a primavera vedi questa radura tutta di verde novello coperta, che poi pian piano tutta s'infiora e te ne fa maggior gaudio, di simile t'accade quando di scuola vedi uscire al suono della campanella, prima pochi, poi numerosi bambini che sulla via si riversano a farla rumorosa e variopinta tutta. Sono impressioni, estasi d'attimo, ma poi, è esperienza mia, l'animo ne resta a lungo impregnato e più benevolo e tollerante ne diventa l'atteggiamento e la risposta verso cose, fatti, personaggi del quotidiano per quel che sono e valgono, molto, raro, o poco, per lo più. Tali infatti le impressioni che ne riceviamo, che ben pensiamo la personalità nostra, la intima, più geloso debba restar custodita e rimanere celata con le vicissitudini sue e i suoi sogni, affinché nulla trapeli all'incomprensione spesso, se non allo scherno e al dileggio talvolta, della volgarità qui diffusa. Molto diverso è il mondo dei bambini, molto diversa la recezione loro dei fatti, anche i nostri. A loro par sempre poter correre un prato fiorito o a frotte dalla battigia far tutti insieme spumeggiare l'acqua con cento grida di festa al tempo della stagione bella, come certo accadeva all'epoca dell'infanzia mia quando al fischietto della monaca, tutti del gruppo si precipitavano in mare. E che ci trasmettono, cosa insegnano? A guardare il mondo con gli stessi lor occhi, puri! E si dice, ma ben lo possono, ché poco conoscono e di tutto paiono fidarsi, perché ignari della malvagità, quella celata anche dalla mediocrità! Ma non è così, percepiscono bene il mondo nostro e sanno il ruolo che vi svolgono, la mente sveglia è, ma mancano di tutti i nostri pregiudizi e le nostre riserve su gli altri, che possiamo anche giustificato fare, vista la condotta loro, invece essi sono liberi e disponibili sempre, a comprendere, scusare il comportamento degli adulti anche verso loro stessi, e perfino a dar loro oculato consiglio. Ecco, ci assilla un problema, è stupido pensare che i nostri piccoli non lo percepiscano nell'assillo suo e non lo capiscano, ché possono perfino essere buoni consiglieri, se sappiamo porgere i termini di quello e l'apprensione nostra, con linguaggio essenziale e preciso, sapendo parlare con intelligenza, semplicità e purezza ritrovata a chi aperto è alla verità e suoi valori, senza i pregiudizi morali nostri, con i quali spesso mal giudichiamo e operiamo, e rimediar vogliamo a quel che ci capita, sempre da sprovveduti, in un ambiente giudicato di troppa malizia. Eppure questo mondo, che vive accanto e nel nostro è transeunte e talvolta non viene gradualmente dal nostro mutato e assorbito, ma vi viene costretto, deve identificarsi, ché eventi catastrofici ve lo forzano, guerre, sconvolgimenti economici, diffuse malattie, tutte manifestazioni di questo male imperante. Tutto come quando tramonta il sole, e, come l'astro declina, si fa urgente la necessità della fuga e del cercar rifugio per molte vite di piccole e più grandi creature, accomunate dallo stesso destino in questa boscaglia, che per lor pericolosa si fa, ché viene la notte!





E non meno atroce è il male quando un singolo piccolo coinvolga. Ecco tu ne vedi ora una madre al tempio tuo, venuta a questo santuario, quasi a mezza costa sulla collina delle passeggiate mie, avida di compassione, ché le grida dentro la preghiera, che forse da lungo ti rivolge, ma le punge necessità di ripeterla qui, forse sperandola più diretta. È giovane donna, resta dapprima sul limitare della soglia, incerta, poi sospirosa e tremante va decisa all'icona tua...e t'implora desolata, ma fiduciosa, Signora, abbi pietà di mio figlio! Mi par ti mormori. E io che di simile ho fatto, ti chiedo, Dov'è il figlio tuo, che sciolga chi legato è al tocco del dito intinto nella saliva sua? Digli, Ecco qui uno che vuol essere la tua saliva, non potendo essere il tuo dito! Eppur ci deve essere una risposta dalla misericordia divina, ché più amara, anche per una annunciata morte sola, si fa la terra, tutta triste, muore un bambino! Se lui assopito s'è, necessario è si svegli! Non sarà all'orecchio suo attento, ugualmente bello il vociar di bambini nel loro gioco se mancherà anche quell'unica voce! Non piega a sé l'amore ogni cosa? Pieghi ora l'infame male, quello che prender vuole quella vita! Ma questa madre continua la preghiera sua incessante, penosa, lacrimosa. Perché è certa d'ascolto, solo perché ti sa buona? Forse anche sa, intuisce che ella stessa sei tu, ella geme e tu stessa gemi veracemente, muore il figlio suo, è il tuo che sta morendo di nuovo! Ecco quanto io mi senta prossimo a questa madre, sto, ora quasi appiattito, rannicchiato, più discreto ancora, perché coinvolto, nella penombra del mio cantuccio, e a recitare stavo le mie cinquanta ave, ella accorta non s'è di me e siamo i soli oranti nella piccola chiesa, vuota al mattino cessata la funzione, e ora seguito piano piano a pregare, ma per lei, e tutta dentro si fa la mia preghiera... Ne accolgo tristezza e pianto, sì, la mia preghiera si fa tutta per lei, è mia ora l'angustia sua! Ho già vissuto la stessa pena e questa mia piccola donna ha fatto, come ella ora fa, di più. Tornato a casa le dirò la mia occasione di pianto di questa mattina, capirà la tristezza che certo mi durerà! Anche solo partecipando al dolore d'altri aumentano i crediti d'amore presso il dio! Pagherai già qui i debiti tuoi, mia signora?

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