venerdì 1 marzo 2013

Omaggio alle donne tutte




Io credevo condurti per quest'erta di vita tenendo per mano la compagna mia, con la sua ben stretta nella mia, e devo ricredermi! Sì, sono portato, guidato, ella è a condurre, ma sei tu che lo fai, ché ella dentro al cuore t'ha! E io che penso di questo mistero? Paolo afferma che tutti siamo il corpo di cui il cristo tuo è il capo, e come tu lo generasti qui alla vita, tutti per la stessa madre dobbiamo esserlo. Oggi siamo quasi larve, qui vaganti come in un deserto buio, di falene frattanto, ma crisalidi delle belle farfalle, degne dei campi tuoi assolati e dei fiori in quelli, saremo, e tu ne proteggerai la trasformazione che in te sola avverrà. E io ricordo che è stato detto, foemina circumdabit virum, e penso che destino sia di chi ne nasca. Perché oggi è vero non per i maschi soltanto, ché foemina li incontrerà e amerà, ma per tutti, in che senso e perché? Oggi che il dio è più che mai nascosto, presente solo inapparente nelle conseguenze del male, e tutto si vuol far squallore, deserto appunto, chiediamoci dove dimori, rifugiatosi nell'amore. Tuo figlio è tornato a te, sta in te, ché lo hai circondato di te, egli chiedendo di celarsi in te, tanti gli orrori anche nella chiesa sua! Allora noi tutti con lui dovremmo, per ritrovarlo, così la vita nostra è ritorno a te, che generati ci hai alla fede e fatti figli e fratelli, perché lui nascosto, non lo si raggiunge se non per te, che assumerci dovrai in te, acefalo altrimenti il suo corpo mistico rimanendo. E come? Mani pure, in cuore reso puro, fatta propria la capacità d'amare dal perdono degli offesi, nel suo nome perdonando gli offensori, offrono del figlio tuo la carne, ché se ne cibi l'anima. Ma è la tua pure, e questo rafforza la possibilità d'aver da te amore ricambiato, se vero t'amiamo e, col cercarti pure nell'ingenuità rito, perfezioniamo il nostro. Ma per noi occorre offrirlo dapprima a quella tua icona speciale, che specchio tuo si dimostri. Vivere è cercare questo vero tu, avendo così speranza dell'afflato tuo, e cercar questo tu per il proprio cuore è vivere il desiderio di entrare nel tuo e trovare l'amato, che vi s'è reso absconditus. Occorre fidarsi e affidarsi a quel tu che è voluto diventare chi ci vive accanto, ché ci aumenti l'amore per te. E' così che tu ci accogli per portarci alla vita col figlio tuo, se in lui credenti. E credergli è amare tutti, i nemici anche o specialmente. E saremo educati, portati a tanto amore dalla donna, la piccola fragile nostra e la madre sua e nostra, tu! Sì, la spiritualità della donna di qui è tutta in fieri, un'onda che tutto raggiungerà e plasmerà di sé, da te fatta capace, esaltata. Le posizioni della nostra spiritualità di uomini, vero portati, condotti per mano, sanno di vecchio, di stantio, con molti pregiudizi sulle donne in genere e, ingrati, sulle amorevoli nostre specialmente. La loro invece sa di rinnovato candore e s'esprime con l'amore, e chi ne è cosciente, se questo ne dice, dice tutto. Sì, non c'è di più oltre il loro amore, tutto è effimero, viene, crea contrasti, sconvolge con ombre o falsi luccichii per incantar le falene di qui, fa rapina, dolore, lutto e torna al nulla. Fortunati quelli che hanno donne simili da amare, da cui si è amati per essere introdotti al mistero tuo e del dio, tuo figlio, sì, al vostro, perché voi siete l'amore. Chi, vile, fa meschina la donna, lo fa per pregiudizio e stupidità e, in errore palese, s'appella al vecchio dio, che è solo mito, colui che ama, odia, spinge a stragi e poi benedice, quello la cui idea tuo figlio ha fatto adulta, ora solo il buon antico di giorni che fa piovere su buoni e cattivi, rimasto laddove desiderate tornare. L'uomo qui ha, credo, un solo compito, vestirsi di dignità. La dignità non si eredita, se ne nasce nudi, e così si va con poco scorno fino ad acquisirla, acquistarla per servizio e amore agli altri tutti, di donne fatti almeno per metà. Uomo vero si diventa, e così anche degno d'amore di donna, anche delle altre tutte difendendo la libertà e le capacità creative nel bello, nel buono, nel bene. Così si diventa vera donna, colei che guida l'uomo suo in tanto buio, tace in tanto clamore, parla nel silenzio delle circostanze, grida nel tuo silenzio, piange e sorride nelle bagatelle di questa vita grama. Ecco, tra le braccia ho questa piccola donna, è fragile all'apparenza, la diresti fatta per la sola tenerezza, tanto è dolce! Non è più giovane, restata bella per me solo, mi fa vago mistero di sé da sempre, mi incanta, mi sorprende delle risorse sue e quanto mi promette, tanto mi significa amore, che metterla vorrei nel cuore, ché sia cuore del mio (sic!). Ecco, i fogli della nostra vita a due erano tutti bianchi, sogni vi abbiamo scritto, pene, e tanto amore. E tutte le nostre parole sono state pronunciate e le scritte gremiscono tutti i fogli che vi erano destinati, dobbiamo andare! Ma io le dico, dovunque sarai, sarò con te, non ti lascerò sola, fosse un nuovo inferno, fosse il preludio al nulla. Ma forse già la madre buona ci ha presi con sé, tu me l'hai messa dentro a farvi dolce speranza, scemo di cose divine, sogni sublimi, cose sue, del cielo. E l'amore tuo è stato sublime, prologo al suo. Oh sì, ci aspettano le sue stelle, quelle del suo cuore e lì l'ultimo dono, un tu per il nostro noi, come un figlio nostro ancora. Allora andiamo, procediamo insieme, ma non così in fretta, bolso il fiato, s'avaccia il cuore, vecchio di troppe difalte, ma tienimi, piccolo amore, per mano!

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