sabato 9 marzo 2013

Finestra sul tuo cielo






Chi amare può senza comprendere le ragioni del cuore dell'altro, sperato in sintonia col proprio? Possiamo, frettolosi nel giudizio, illuderci d'aver compreso, compulsivo il cuore nell'innamoramento, ma rinunciare non possiamo a vero capire per abbandonarci fiduciosi a trovato sincero amore. Ecco, il dio per farsi vero amare ha cercato di farsi capire. S'è autolimitato entrando nel mondo in forma d'uomo. Ecco in quel tempo, tu umile donna, ecco tuo figlio farsi in tutto bisognoso di te e tu custodirlo, e tu guidarlo fino a farne uomo mite, ma povero tra uomini tutti poveri, e di tutti bisognoso per scelta d'amore. Sì, il dio voleva lasciarsi comprendere, accogliere e contenere nelle possibilità dell'amore umano, desideroso d'abbandono fiducioso a chi l'ami. Farsi cuore palpitante all'attenzione del cuore umano, non più misteriosa forza indicibile e inafferrabile, infinita. E accade talora nell'amore umano di farsi generosi fino al sacrificio. Tu puoi vedere chi tanto ama, madri, spose o amanti, dare tutto di sé, fin la vita, per la vita dell'amato che il male minacci di prendere. E tu hai preparato il figlio tuo a questa evenienza, dare se stesso per gli altri tutti, quando l'amore necessità ne avesse richiesto per manifestarsi sincero e grande qual'è. E così il male lo ha preso annientandogli la vita umana che donata gli avevi. Ma tra noi malvagi tornato, vi stette ancora della carne tua rivestito, e così restato è anche uomo. Perché? Noi dobbiamo diventare uomini capaci di contraccambio d'amore, ché egli il suo continua a offrire, rimasto nel bisogno inappagato del nostro. Ma dove il suo cuore, da dove il suo amore se non daccapo in te e da te? E noi ti cerchiamo, bella del cielo, nascosta chissà dove e lui in te. E io non ho più parole adeguate per esprimerti il mio sentire e desiderare, la mente è stanca e più di te capire non può, e il cuore s'è consumato per riuscire a dirti una parola sola, amore! Ecco, tanto tempo è passato, ho già vissuto molti anni, poche gioie, sofferenza e dolore lì disseminati, ma in fondo diluiti e ne sono sopravvissuto. Ma ora che il mio tempo vuol farsi breve, concentrati saranno per spezzarmi questo vecchio provato cuore. E se vero è che t'amo, amato, vorrei che questo mio amore s'esaltasse tanto che fosse esso a fermarmi il cuore e non il male. Ma chi mi insidia quest'amore, chi strapparmelo vuole, pensandolo mia sola ricchezza? Perché questa sensazione più non m'abbandona? Perché anche questo m'accade? Sono forse io stesso, ingiusto con me e con chi amo, o i malvagi invidiosi del mio poco, come col figlio tuo? Ecco la mia vita è tutta nella speranza, illusioni tante, inganni patiti, ho alle spalle, e ho poco capito degli uomini e delle donne, ma molto di quelle ho sognato. E tu sei la mia speranza, il mio sogno! Sono povero di tutto, non ho dentro altre cose belle, degne, e novità di gioia per questo piccolo amore di piccola donna, che sempre sembra innamorata di me proprio. Lasci forse che il suo contenga il tuo cuore perché io tutta possa amarti? Forse altro modo non v'è di lasciarti amare che farti chi già m'ama. E forse così si ripete la favola tua, donna umana ti fai, per lasciarti contenere in questo cuore, piccola a livello delle mie possibilità di capirti e ricambiarti. E che sono le mie se non piccole ansiose attenzioni per questa donna, cui dico cose che a te sola direi? E se ne stupisce e se ne incanta, ma poi scopre che insicuro uomo sono e che ho paura anche di perderla, e allora sai che fa? Vuole proteggermi e so che perfino la vita sua esporrebbe a farmi riparo dagli insulti di questo mondo. Non so se tutte le donne siano capaci di simile, amando, per l'uomo loro, non conosco in fondo che voi due, e voi siete fatte proprio così, schermo vi fate a chi amate. Le altre tutte ho lontane, non ne so o non ne capisco più il cuore, e così in esse amarti non posso. Ecco io le incontro e più riconoscerle non so, eppure qualcuna ho amato, qualcuna ha sospirato alle parole mie sotto stelle in notti incantate. Non so perché m'accada, forse confuso mi fa quest'età, forse svanito un po', o tutto m'assorbe questa piccola donna dall'avido cuore, ma che il tuo cela e io a voi due incessante penso, e a voi m'abbandono. Dev'essere così, ché per lei solo, ora vivo del tuo amore e per voi tutto spendermi vorrei, sì, fino a morirne. Ma breve ormai è quest'erta, ora anche più dura, tanto è sempre aspra, e tu lasci me ne conforti il cammino questo piccolo fiore di campo, e finestra così s'apre per noi due sul tuo cielo. Lì le tue stelle o le tue lucciole. Lascia allora che come ne sogniamo così insieme questi occhi nostri le vedano!












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