venerdì 22 febbraio 2013

Un posto in cui dirsi amore


Se lo stradello della borbonica polveriera inferiore percorri, esso è tutto baciato, in giorni sereni come questo, dal sole, dolce la brezza che su viene dal mare. Qui già la ginestra spinosa vuole ricoprirsi di giallo e i folti cespugli di euforbia le infiorescenze lor verdi preparano, e già tra le prime margherite e anemoni, i crochi, araldi di primavera, e gli asfodeli che, sbocciati, bombi richiameranno a far dolce brusio, e ciuffi verde tenue di orchidea. Questi, occhi esperti richiedono a esser notati, alcuni con timido stelo che già sale su a recar le infiorescenze sue, che rosa saranno nella varietà qui predominante, per far la meraviglia di chi qui sosterà innamorato. Sì qui, non da solo come me, ma diranno amore a chi la bella sua vi reca, prima che quella per verba, forse vincendo la timidezza sua lo manifesti, come tu certo per me faresti, già con gli occhi belli parlandomi. E così tra queste cose belle di prima primavera, scender puoi a una quota sulle falesie che lo sfavillio di luce sul mare tranquillo quasi carezzare potresti. E' posto per giovani innamorati in cui sostare con te, ché giovane ti fa amore. Qui, seduti sul muretto, che fiancheggia il lastricato e vi fa sponda al rapido degradare del chinale fino all'abisso delle falesie, staremmo un po' a raccontarci storie recenti e antiche e a guardarci, liberi i nostri pensieri, che correre forse vogliono ai ricordi. Tanti i nostri! Ecco, ricordi? Ti direi. Ché ci son di quelli che ci vedono sì insieme, ma l'uno sospira all'altro lontano e questo, chissà dove, lo pensa e sospira, ricordando la tenerezza sua. E forse a simili ricordi di tristezza un po', separati allora per brev'ora, il bel viso veleresti ed io per toglierteli di mente, un timido bacio ti darei come facevo su far della sera, trepido innamorato, ai nostri primi approcci. E tu, sorpresa un po' anche ora, come allora eri della mia audacia, sorrideresti radiosa, e ti direi. Oh sì, innamorami più e più di te e, tutta brividi, chiudi gli occhi tuoi al contatto delle labbra mie sulle già rese umide tue, come allora facevi lì nel luogo e nel tempo dei nostri primi amori, nei momenti di vero abbandono, vinta la nostra timidezza. Ecco, davvero ora sei la ragazza d'allora e i tuoi capelli non sono più d'argento e io li bacio per esser stato troppo oso a consolarti del troppo, così da te giudicato, concesso. E ora che a questo mio sogno invitata t'ho, tu veder dove è nato forse vorrai. Ma richiamarlo dovrai nel tempo che sarà, io vero lontano ad attenderti chissà dove tra le stelle. Riverrai anche solo con la mente a questi luoghi, allora riassapora il profumo ancor tenue di queste essenze, rievoca gli stridii dei lai dei gabbiani volteggianti sulle falesie, e rivedi lo sfarfallio di luce sull'acqua in una mattinata tersa come questa di imminente primavera. Tutto ancora ti sussurrerà le mie parole e se ne piangerai, un po' accorata, il vento dal mare bacerà le tue lacrime per me. E rincuorati, ché lucciola, che parla amore coi brillii suoi, t'aspetterò! Dove? Là, nella gioia che trabocca dalla felicità della fata che ritrovare ci farà, insegnandoti la via delle stelle.

Nessun commento:

Posta un commento