lunedì 18 febbraio 2013

Favole d'amore








Se tu, bella di questi giorni brevi, eterea ancora nei sogni miei, potessi con me esser presa da un incantamento, pietosa con noi la fata dei sogni, vorrei che ella entrar ci facesse in una mia favola. Ecco proprio qui fovea fa il bosco, tutta di novelle essenze coronata, ché già veder ne potresti primi fiori odorosi in questa piccola radura. Qui letto v'è di foglie, ché il vento ve le raccoglie anche lontano cadute, e da basso sale l'eterna canzone del mare. Tu allora in ninfa mutata vorrei ne facessi con me alcova. E se il gelo di queste notti serene ci sorprendesse, tu dimentica di chiedere agli dei tuoi per me non eterna primavera, come già la bella Aurora scordò di fare per l'amante suo, ma la vita che ella chiese, là, vinto dal freddo il cuore mio vecchio, più che da affannata lena d'amore, mi ritroveresti accucciato accanto a te. Ti dispereresti, pur io stella divenuta dei sogni tuoi nel tuo cielo migrata a dirti ancora amore coi brillii suoi. E tu stranita di dolore, dimentica forse saresti di quest'uomo che accanto ti vive, uscito di favola, senza riconoscerlo, ché d'esser fuggita con lui solo in un sogno avresti scordato e pure la fata buona a consentirlo, e quella della fiaba vissuta ti parrebbe la sola realtà, né ti risponderebbero gli dei, tutti di quell'epoca lontana, in cui illusa di vivere t'avrei voluta, ma solo per piccola ora. Ecco il rischio per cuore troppo innamorato, ché così m'illudo sia il tuo, di entrare nelle favole mie, non più uscirne! Sì, forse lì viver sublimate concretezze d'amore e non sapervi rinunciare, o sognare di perder l'amato e, vinta dal dolore, resa incapace d'uscirne. Proprio come in questa che raccontata t'ho, incauto presagendo la disperazione tua come nevrotico fa talvolta, immaginando la dipartita sua nel dolore di chi resta. Ma se questa è forse favola eccessiva, malata un po', da nevrotico appunto, dettatami dall'intimo folle piacere di immaginarti in insania per dolore, ti prego non rinunciamo al sogno per tema di suggerirne uno ad esito indesiderato, pensiamone insieme uno più bello per goderne! Ecco te ne do traccia, i particolari, che lo faranno bello, li lascio alla ricchezza della fantasia tua. Che qui tutt'intorno sia già primavera inoltrata e io t'abbia fatto un nuovo letto, lì nella stessa vallea, ma tutto di petali di fiori di questo chinale or pensato tutto di variegate fragranze dipinto. Lì t'addormenterai contenta dopo gli affetti nostri in effusioni cangiati, ché l'aria tutta aulente ci farà da narcotico, umani restati, e con me nello stesso sogno sarai, complice la bella delle stelle. Allora forse ella, pietosa, non vorrà che più ce ne svegliamo e in lucciole sue mutati verremo! Sì, questo cuore ha per te tante favole, tutte con meta tra le stelle. Tu ne conosci! Ma favola vorrei per tutti gli amori, una super-favola che tutti li destini all'eternità. Ecco, noi tutti cerchiamo un tu per un io. Potrà accadere in maniera sublime, parrà allora di toccare la pura bellezza, la pura bontà, e questo amore è il più fortunato!O sarà illusione di luccichii e presto prosaico diverrà, un che di cui contentarsi, uno stare per tutti i giorni. Comunque uno stare, rimanere per l'altro. Così ci si potrà accorgere che l'altro completa il proprio sé. Sì, l'umanità dell'altro, seppure deludente, può diventare preziosa, basta accettarla nella realtà sua, amarla qual'è. Ma sarà amore ricambiato nella misura che il deluso non faccia pesare la delusione sull'altro e questo cerchi di andare incontro ai suoi sogni delusi, se non infranti. Così sarà un amore meritorio, perché non esclude la sofferenza, dell'uno ad accettare la povertà dell'altro e di questo a migliorarsi. Io so che così entrambi attingono all'amore della fata, ne sono degni, ed ella li ricompenserà, ché permetterà rivivano là dove vive, il luogo, lo stato, il tempo del perfetto amore. E allora qual'è la favola? Che l'itinerario d'amore terrestre qual ne sia la fortuna, quale la sua storia, anche solo mediocre, svegli un profondo bisogno, che ha l'anima come irrinunciabile, che è la necessità del sogno e della favola nella vita e che il vero senso di questa vita sia soddisfarli per raggiungere la felicità. Tutti ne hanno diritto e la felicità c'è in qualche dove, non è dal niente venuta e non ritorna al niente, è bel sogno sognato, realtà anche per gli scettici, almeno finché ci saranno sognatori che l'agognano. E la fata dei sogni, anche per questi è, e noi, se già premiati, siamo con lei, almeno finché c'è chi, sognando, ci farà vivere d'amore. Vivere di un sogno, ché altri viva per quel sogno! Ecco la favola bella, almeno finché c'è chi inventarsela potrà o rinnovarla. E sognando del bello, del buono, del bene, questi saranno la realtà anche per gli scettici, dove? Ma lì da dove pensiamo, noi al contrario fiduciosi, vengano i sogni, l'amore, dalla fata e dalle sue stelle, che sono gli amanti già stati! Io vedo metafora di tutto questo in chi, vecchio, vive il suo riposo grazie al lavoro del giovane e con i suoi consumi in parte anche lo consente, mentre chi ora lavora spera un giorno di raggiungere questa condizione, garantita dal lavoro di altri. E diciamolo chiaro, in fondo il bene sognato, e noi fiduciosi crediamo ci sia chi lo suggerisca, lo aliti su questa terra desolata e gelida, mentre altri solo illusione ne pensa, mitologia del quotidiano che la mente si inventa, ché aiuti a vivere, ad accettarsi nella mediocrità propria e altrui, fa sì che per i primi almeno fondata ne sia la speranza che esso sia! Altri non sanno dirne il destino, altri ancora, gli scettici appunto, morto lo fanno, così l'amore, che forse sol bene condiviso è, con la morte, unica finale dura verità. Ma ecco il completamento di questa favola, valido per tutti, anche per gli scettici: ella, la fata, che è fonte dell'amore, noi con le belle storie d'amore ora dette e ridette a recettivo cuore, ma poi solo suggerite nei sogni sognati, tutti facciamo vivere chi sogna amore, per viverne!







E ti dirò che cosa m'ha suggerito questa conclusione, amara un po', come da scettico venuta. Io ti faccio sognare per vivere già ora del tuo sogno! Quando smetterai di sognare, io smetterò di vivere, e nemmeno viver potrò tra le stelle! Tutte le spegnerai, cessando di credere alle mie storie!

1 commento:

  1. Ho deciso di dir queste favole per amica, conoscendone l'amara storia d'amore, e a lei dedicate le intendo nella discrezione, in pectore.

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