martedì 12 febbraio 2013

Patiendo et orando







Tanto misera la condizione umana da pensarsi gettata nel tempo e nello spazio a subirne conseguenze di dolore, perennemente esposta alla necessità dei bisogni, alle conseguenze degli atti suoi, quasi sempre inadeguati, alle strettoie della miseria e della fame, della solitudine, della malattia, della morte. Chi allora vero riesce a dare un senso, un significato, un valore alla vita sua precaria e breve, che non trascorra subito nell'oblio, come le cose tutte al primo vento del tempo? Qualcosa di nobile da ricordare in tanto squallore! Forse vero tale è il gesto di questo vecchio buon papa, tanto provato dalle vicende della nostra chiesa, navicella delle procelle. C'è un tuo disegno in questo gesto di tuo amante, che egli ha intuito?Forse verrà un papa nero dalla tua martoriata terra d'Africa, o un rinnovatore, che cambierà la tua chiesa, risolvendo gravi problemi come il fine vita, il celibato dei preti secolari, l'ingresso delle icone tue alla missione sacerdotale. Sì, quella più che di presiedere preghiere corali e rinnovare il dramma della croce, che di per sé si rinnova in chi soffre e ne soccombe, è piuttosto di ascoltare, comprendere, perdonare nel nome del figlio tuo tanta umanità che il bene, il bello, il buono neglige, capacità che precipua è, naturale dote delle figlie tue. Ecco, in certe situazioni non è tanto eroe chi muore per la causa, ma chi sapendo di dover morire come tutti senza dignità, muore nella causa, a vantaggio, a sostegno d'essa. Esposta come in tutti accade al logorio del tempo, la dignità viene recuperata nel coraggio di riconoscere i propri limiti e nel dare un valore, dalla generosità del proprio gesto, non transitorio alla propria presenza qui. Così ha fatto questo vero padre, ha rinunciato alla sua posizione, molto potere, molte angustie, tanto servizio, con una decisione che ha richiesto umiltà e libertà interiore. Quest'uomo vecchio, fragile, forse malato si ritirerà a pregare per noi, egli che fin qui ha sollecitato a pregare per lui. Non possiamo che rispettarlo, non possiamo che amarlo. C'è chi pensa che da croce non si scenda, non si deve né si può invero, ed egli la sua la terrà ben stretta, appesantita più ancora da questa sua generosa rinuncia. E noi accompagneremo questa sua eroica decisione, patiendo ed orando, e tu, madre sua dolcissima e nostra, con noi.

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