giovedì 3 maggio 2012

Stelle di prima sera

Vedi è quasi notte ora, una notte qui insieme, e di primavera. Rapida s’è fatta attorno a noi... E’ sopravvenuta indugiando sulla serenità del posto,quando qui le ombre lunghe si facevano al sole, che addormentarsi voleva, tuffandosi nel mare. Sì, aulente ne è l’aria e il prato, tutto infiorato, su cui protettivi ai bordi gli alberi, or tutti neri e indistinti, tentano di stender i rami loro, invita a restare e a lasciarsi godere. E siamo rimasti e or un po’ ci attardiamo. Ora sono sgorgate mille stelle e altre se ne aggiungeranno a breve, più fonda sarà la notte e tardi si leverà la luna,quasi piena, a disturbarne la visione, ma questo accadrà quando le stelle che ora vediamo saranno declinate. Ma tutte torneranno ad affollarci la memoria quando a questa notte incantata ripenseremo. E in questo buio ora anche le lucciole! Le prime credo, qui precoci e numerose, ché dall’altra parte del monte dormono animali che le beneficano, e di simili a far incanto a breve verranno numerose, or rare, da noi pure nel tuo bel giardino, e danzano qui lente, occhieggiando amore. E di nuovo i visi abbiamo alle stelle, ché questo cielo pare già cambiato e più nitido s’è fatto e occhi più grandi mostra e altri piccoli lontani si sono aggiunti, da parer fuggiti nell’immensità, forse sapendo dov’è chi, sognando, li ricrea ogni notte. E già al crepuscolo tante cose consuete ci venivano incontro come mutate nella penombra, da parer, velandosi, come lì lì ricreate, così questo cielo magnifica sotto lo sguardo nostro come apposta per noi s’abbelli, incolorandosi delle mille e mille sue luci e al brillio di cui sembrano cantare, or s’aggiungono, chetato il canto languido degli ultimi cantori del bosco, mille brusii misteriosi. T’impaurano? Ti invito a distenderti accanto a me, ché solo seduta sei voluta rimanere. Vicina il più possibile vuoi ora starmi e io sorreggo e circondo il capo tuo col braccio e sembri rasserenata, ché anche t’ho rassicurata sui ratti, che troppo non si avvicineranno, impregnata un po’ anche tu dell’odore dell’affettuoso nostro gatto! E stiamo così, stretti come necessità avessimo di scaldarci, ma tiepida è quest’aria! Muti ora un po’, ché sentir ora ci pare il respiro della terra. Sì, vive, ma solo adesso udir ne puoi la lenta lena. Sì, sembrano viver le cose tutte! E’ suggestione, è verità, chissà, ma se questa ignoriamo è forse perché sotto al sole mille altri suoni ci distraggono...Qui solo brusii, forse anch’essi richiami d’amore. Sì, vibra amore, misteriosa la vita del creato tutto. Così ci pare, così creder vogliamo noi, innamorati, sotto un manto di mille pupille accese, sull’erba odorosa che ci inebria. Vedi, ti dico, fissando contro il cielo azzurrato di scuro il contorno dei cespugli, veder puoi le falene accorse ai fiori loro, che forse nel buio dischiusi or ora si sono o che sol ora la fragranza loro effondono più ancora da attrarle. Sì, è così, tutto trasfigura, s’abbella e si improfuma più ancora e ci illudiamo sia per noi, per le nostre pupille e nari avide, a far la nostra ingenua meraviglia in questo tempo d’amore. E or qualcosa ci bussa al cuore...Parlarci forse vuole, ma pare aver scordato il linguaggio umano. Che dice? Ma poi cos’è, che è questa presenza? E’ forse la madre venuta a stender un velo su noi, ché altri non scruti indiscreto ciò che ci accade, e a cullarci, e ad addormentarci perché il suo stesso sogno, diventi nostro? O fosse davvero! Noi non possiamo che abbandonarci a queste cose cattivanti, arrenderci all’afflato loro, vibrare amore con loro e allora, chissà, forse davvero ella verrà! Siamo nel buio in questa radura, una fovea nel folto, come nel seno suo accolti! Nulla potrà accaderci che non sia bello, sì protetti siamo dall’amor suo! Io almeno, che ostento coraggio, così lo rincalzo! Null’altro ci serve se tutto può attrarci ancora in ammirazione d’amore! E allora ti dico, piccolo mio fiore non temere! Tu sorridi delle mie rassicurazioni e ti brillano i denti a questa luce tenue e soffusa e sono come stelle gli occhi tuoi. Io or ti rivedo ragazza ai nostri primi incontri. Ricordi, cercavamo il buio per ingenue effusioni...Tu timida eri e fidente, ma gli occhi avevi supplici che non esagerassi nel tuo abbandono, ma poi anche si imperlavano di lacrime di gioia! Oh quanto dovevi aver sognato e temuto le concretezze d’amore! Ma ora possiamo di più! Se è vero che occhi abbiamo come ricreati mo mo per ritrovarci in semplicità a guardar in su in ingenua meraviglia a questo cielo. Sì, lasciamo ci incanti, sì, ti prego, scordiamoci l’età, facciamo come i ragazzi, non lo siamo rimasti in fondo? E ti prego, non dirmi più , disapprovandomi, quando assorto a ripensare al nostro accaduto mi vedrai, tutto a me solo capita! Non è forse meglio avere un compagno sognatore e di te sola, in questa mia epoca di smarrimento facile? Allora fammi sognare, e tu, come se solo ora quest’incanto suadente ti suggerisse, sogna con me! Ecco, or ora è come se, scoperte le nostre diversità, sia la prima volta dell’amore. Ecco, forse stiamo per lasciare questa forma rapiti dalla fata delle stelle, amiamoci in essa se ancor lo possiamo o, se già più non l’abbiamo ché creature sue alate la madre ci ha pensati, cantiamo alle stelle le parole del nostro amore, ne sorrideranno amore!
Ricordi? C’è una canzonetta napoletana, fa: so’ cumparute in ciel mill’ stell’, dicevan ci ten’ passion’..., son comparse in cielo mille stelle, dicevano ha per lei passione... E’ così!
Sì, parlano di noi queste stelle, parlano d’amore!

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